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Auguri a Noel Gallagher: il solista che non ama Wonderwall compie 50 anni

Mag 29

Un ribelle che arriva ai suoi cinquant'anni, con una festa a tema "versione Narcos”. Un party che riprende la famosa serie sul narcotrafficante colombiano Pablo Escobar e a cui il fratello Liam lamenta sui social di non esser stato invitato. Un post che, finito sotto gli occhi dell’irascibile fratello minore ha scatenato una reazione al veleno.
Noel Gallagher, cantautore ed ex primo chitarrista degli Oasis è arrivato ad un'età in cui bisognerebbe tirare le somme e forse ricominciare da una festa che preannuncia ancora vecchi rancori tra lui e il fratello Liam. 
Sono finiti i tempi in cui i litigi passeggeri avvenivano in backstage e in cui si viveva sulla cresta dell’onda. Momenti in cui brani come “Live Forever”, “Don't Look Back in Anger", “Stand by Me” e “Wonderwall” facevano cantare le folle ben salde di fan che acclamavano e inneggiavano il gruppo di Manchester.Noelgallagher1
Dopo una carriera ricca di successi, sette album composti con gli Oasis e due da solista con la sua personalissima band High Flying Birds e milioni di copie vendute, Noel si ritrova nuovamente nel mirino della eterna lotta fraterna, venendo definito sui social come «potato who dresses like Gary Barlow». A pochi mesi dall'uscita del nuovo album del fratello minore, previsto per il mese di ottobre, e del suo programmato per novembre, si ritrova nuovamente al centro della scena mediatica per la solita “lotta familiare” con cui negli anni Novanta finiva spiattellato sulle pagine dei tabloid, e oggi su quelle dei social network. Paragonato ad uno dei Take That e biasimato poiché vive in un mondo - a detta di Liam - strano e in cui egli stesso non vivrebbe mai.
La storia è cominciata così. Un tumultuoso rapporto paterno, la dipendenza dalla droga e le incomprensioni fraterne che sembravano dover chiarire al mondo la supremazia artistica su chi sia il migliore. Un amore per la musica nato a poco a poco e un’adolescenza trascorsa sulle note di Beatles, Sex Pistols, T.Rex, gli Who, i Rolling Stones, gli Slade, i Kinks e Smiths. Nel 1994 il mondo conosce gli Oasis e il loro primo album “Definitely Maybe”, firmato interamente da Noel, una personalità forte con un grande interesse per la musica e predisposizione alla provocazione. Paragonato a Sir Paul McCartney per la sua immensa creatività compositiva, è autore e fautore di un brit pop (e a tratti rock) che chi ama difficilmente dimentica e chi odia non può fare a meno di accettare. I riff di chitarra, i testi semplici perfettamente allineati alla musica e la voce roca di Liam diventano un connubio perfetto, oltre che un marchio con cui distinguersi. Un album dopo l’altro si crea qualcosa di differente che sfocia in giochi di voce che ricordano i Beatles come in “She’s Electric”, contenuto nel secondo album "(What's the Story) Morning Glory?", con cui entrano di diritto nella storia della musica.
Un lavoro ricco e da molti ritenuto come il manifesto del movimento brit pop anni Novanta, di una cultura “popolare” che attraversa il campo letterario di Nick Hornby fino a quello cinematografico di Ken Loach.
Malgrado la disputa tra “(What's the Story) Morning Glory?” e “The Great Escape” dei Blur, l’album firmato da Noel e Liam rappresenta qualcosa di molto più accattivante. Fin dalla sua copertina, l’album esprime quel concetto di "riot music”, “una rivolta” condotta attraverso brani variegati in cui le citazioni non mancano. Rivolta intesa come rimando alla protesta non violenta di John Lennon e Yoko Ono presente in “Don’t Look Back in Anger”.

Per non parlare di “Cast No Shadow” dedicato alla voce dei Verve Richard Aschcroft e l’immancabile tormentone transgenerazionale “Wonderwall”. Un omaggio a Sir George Harrison, in cui l’orecchiabile melodia della chitarra classica e del testo lasciano intendere una certa fragilità sentimentale.
Così, tra un attacco lanciato al frontman dei Blur Damon Albarn e atteggiamenti da indisponenti giovani artisti, gli Oasis continuano a pubblicare altri cinque album dal 1997 al 2007: “Be Here Now” che cela un riferimento all’Album “Abbey Road” dei Beatles; “Standing on the Shoulder of Giants” ritenuto dallo stesso Noel come uno degli album peggiori perché frutto di una ispirazione poco sentita; “Heathen Chemistry” in cui "Stop Crying Your Heart Out" diventa l’inno consolatorio per la mancata qualificazione dell’Inghilterra alla finale di Coppa del Mondo e “Don't Believe the Truth”, preludio di una crisi che diventerà permanente con l’uscita di “Dig Out Your Soul” . Un ultimo album in cui si avverte una certa maturità e forse la consapevolezza della separazione. Sarà Noel, infatti, a dichiarare lo scioglimento ufficiale e il suo definitivo abbandono a causa di una sua impossibilità a continuare nel gruppo.

In uno scenario fatto di frecciate sui social, ripicche e mancati inviti, l’idea del gruppo resta ormai solo un lontano ricordo datato 2011. Ormai è tempo di abituarsi ad una realtà nuova fatta ostilità e in cui il neo cinquantenne continua produrre da solista e a non amare alcuni suoi brani. Anche se come ha sostenuto lui stesso «Ovunque vada e ovunque mi fermerò, in qualsiasi città, ci sarà sempre qualcuno che canterà Wonderwall».

Paola Smurra 29/05/2017

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