Questo sito utilizza cookie per migliorare la tua esperienza di navigazione e rispetta la tua privacy in ottemperanza al Regolamento UE 2016/679 (GDPR)

                                                                                                             

×

Attenzione

JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 625

Max Gazzè live al Palalottomatica: si chiude l'anno di Maximilian

Ott 30

C'è un effetto strano che si nota dalle prime file di un palazzetto stracolmo di persone che battono le mani più o meno a tempo. Il suono di ogni singolo applauso ti ritorna addosso, ti sbatte in faccia e ti si pianta in testa in un frammento diverso, raddoppiando il frastuono che accompagna ritmi da danzette ora sommesse ora più andanti. Un effetto che ipnotizza assieme a quello di un piatto che dal palco sgorga su, in alto a destra, o del basso di un trombone che scivola ai tuoi piedi. Un effetto rimbombante che accompagna tutto il concerto di Max Gazzè al Palalottomatica, evento kolossal (con la data del 29 a Milano) posto a chiusura di un tour annuale che ha toccato lidi vicini, noti e lontani o lontanissimi.
Al centro di questa cornice acustica roboante si piazza il bassista romano, che davanti alla sua gente monta la scaletta di Maximilian – oggi cade un anno esatto dalla sua uscita, peraltro – indossando abiti più datati e accessori nuovi. Per completare la sua opera annuale Gazzè azzecca alcune trovate durante la performance, come la versione un po' mariachi di La vita com'è, singolo definitivo suonato in mezzo a quattro fiati. Fra tutte però è particolarmente suggestiva la sequenza di quattro brani in set acustico – che quasi degenera in country-folk – con tanto di sgabelli a formare un semicerchio in proscenio: Il timido ubriaco, L'uomo più furbo, Mentre dormi e Cara Valentina, chiusa con il solito dilungarsi sullo stesso argomento che continua a mo' di coro da stadio prima di ogni altra canzone, coperto irrimediabilmente dalla serietà – seppur istrionica – del bassista.

Il set proposto è dinamico più del solito. Oltre ai pezzi suonati in formazione classica e statica, Gazzè spesso e volentieri si munisce di microfono a bocca e spazia per tutto il palco con passo suadente e sornione assieme al suo basso. Nel turbinio di luci e colori che avvolge il cantante e la sua band durante tutto il concerto – caratteristica centrale del tour – spiccano Su un ciliegio esterno, Il solito sesso – particolarmente apprezzata dal palazzetto – e Nulla, ballata oscura e forse uno dei pezzi più intensi contenuti nell'ultimo disco.


C'è ovviamente – e finalmente – Teresa. Nel tour invernale era il brano più atteso, ma forse era troppo presto per darlo in pasto a un parterre più avvezzo a memorizzare i ritornelli che le strofe. I tempi invece sono maturati, e dopo averlo lanciato come singolo Gazzè piazza il brano nemmeno troppo in là, con risultati immaginabili.


Forse questi concerti di fine ottobre chiudono un po' due cerchi per Max Gazzè: quello dell'ultimo album, presentato con successo praticamente in tutto il mondo dal Canada alla Cina, ma soprattutto quello, più grande, dei primi vent'anni di carriera, celebrati recuperando qualche brano "in mi minore" dal lontano 1996.

Daniele Sidonio 30/10/2016

Libro della settimana

Facebook

Formazione

Sentieri dell'arte

Digital COM