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Come2me: Ilaria Graziano & Francesco Forni in concerto all’Auditorium Parco della Musica

Apr 21

Questa è la storia di un uomo e di una donna che vengono da lontano. Il loro viaggio non conosce limiti ed è pieno di deviazioni, di imprevisti e di scoperte. È una sorprendente ricerca attraverso la musica e la sua potenza. Ilaria Graziano & Francesco Forni sono i protagonisti di questa avventura. Sono circondati da abitanti curiosi ai quali viene richiesto di accompagnarli, accogliendo lo spirito di un tempo antico come nelle cavalcate in un film western. Il duo di origine napoletana vive di musica in una vita fatta di suoni, di ibridismo, di contaminazioni di generi, di emozioni pure. La serata all’“Auditorium Parco della Musica” di Roma, del 19 Aprile, è stata l’occasione per immergersi nelle atmosfere affascinanti e contagiose del disco eclettico e ricco, “Come2Me”, del Dicembre 2013 (Goodfellas). Ma anche per annunciare la novità dell’uscita del vinile con tre inediti (Maggio 2016) e l’inizio di un nuovo tour europeo.
Lei, con una forza espressiva alla Eleonora Duse, lui con una raffinatezza tecnica alla Django Reinhardt e una forte propensione verso le sonorità uniche del Mississippi di Muddy Waters, sanno amalgamarsi, camminare parallelamente, per poi fondersi in un’unica voce, dalle tinte scure, con schizzi di rosso fuoco. Il loro è un legame profondo, umano e artistico, che si avvale sul palco di una comunicazione non verbale, di un dialogo tra chitarre, banjo, ukulele e colpi di cassa pulsante. Una delle coppie più interessanti della scena musicale italiana attuale, capace di spaziare, di crescere nei disparati generi musicali, dal folk, alla musica country, dal Blues più autentico, fino alla creazione di raffinate ballate, tipiche del cantautorato italiano, per poi sorprenderci con sonorità nostalgiche messicane. Emblematico, infatti, il titolo del disco. La valenza italiana e anglofona sta proprio a indicare un doppio livello di lettura di un lavoro artistico che fa cadere le barriere dell’individualità, che sceglie di andare oltre la narcisistica visione di sé e nel profondo e vero ascolto dell’altro sperimenta la meraviglia dell’equilibrio musicale. Un disco che esorta alla condivisione, ma anche al cammino solitario. Forse la potenza vocale di Ilaria Graziano che lascia estasiati ed esterrefatti si nutre della compostezza e completezza artistica di Francesco Forni, eccelso strumentista e maturo performer. Il concerto è la rappresentazione vibrante di due corpi musicali, di due identità alla ricerca dell’altro, che navigano nella passione. Entrambi i musicisti creano immaginari dei quali abbiamo già sentito parlare nei racconti dei bluesmen, o nelle storie di pirati, di donne amate, abbandonate, che con la grazia della semplicità e l’emozione della prima volta le restituiscono a noi: spettatori in cammino insieme a loro.
Il duo sul palco è accompagnato dal contrabbassista Carmine Iuvone, che impreziosisce alcuni brani dell’album, da “Io sono”, in un arrangiamento funky jazz a “Love Sails”, dal primo disco “From Bedlam to Lenane” (2012), e da disparate voci della scena musicale italiana: dal timbro soave della cantautrice italiana Erica Mou, a Marco Fabi, Tommaso di Giulio, Luca Carocci e Alberto Bianco. La serata segue un percorso a tratti prestabilito, ma anche improvvisato e questa è un’ulteriore cifra distintiva della loro capacità di abitare lo spazio scenico, come fosse luogo di incontro fra teatro e musica. Sorprendono con il brano inedito cantato in francese, il racconto di un misantropo che alla fine si apre all’amore, o con “Giardini di rose”, ballata dalla ricercata purezza, espressione di tenera poesia e leggerezza malinconica. Il pubblico nella sala del Teatro Studio Borgna viene rapito da ritmi sincopati, vocalizzi angelici di un’atmosfera “Red & Blues”, o dalla carica trascinante di “Come”. Ma anche ammaliato da un’interpretazione sublime di “Rosso che manca di sera”, momento di riflessione intima tra due anime sognatrici.
La strada di Ilaria Graziano e Francesco Forni è cosparsa di luce, di chiaroscuri e di intensità delicata. Il vento li ha portati lontano, “come foglie o pietre che non hanno mai avuto altre mete”, se non la musica.

Serena Antinucci 21/04/2016

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