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Le strade del remake sono infinite

A segnare il ritorno sul piccolo schermo di Stefano Accorsi è la nuova fiction “Vostro Onore”, che dal 28 febbraio occuperà quattro prime serate di Rai1, ad appena un giorno dall’ultima puntata di un successo internazionale come la terza stagione de “L’Amica Geniale”.
Coprodotta da Rai Fiction e Indiana Production, la serie tende al legal drama e si inserisce nel filone dei remake all’italiana, essendo basata sull’israeliana “Kvodo” (2017), già adattata per il pubblico statunitense nel dicembre 2020 (uscita su Showtime con il titolo di “Your Honor”).
La versione italiana, adattata da Donatella Diamanti per la regia di Alessandro Casale, comprime la violenza presente in quella americana, allargando piuttosto la drammaturgia inerente ai rapporti familiari.
La grande scommessa che compie la Rai piazzando il prodotto in uno spazio del palinsesto tradizionalmente importante come quello della prima serata del lunedì, apre una riflessione sul fenomeno dei remake di produzioni straniere, sui quali – trasversalmente rispetto al mondo della televisione e a quello del grande schermo – si tende a puntare sempre molto, con risultati, in verità, assai variabili.
Fuor di dubbio è che il remake tocchi più spesso l’ambito di prodotti mainstream/commerciali, in quanto uno dei termini del binomio che sottende alla scelta di realizzazione dell’adattamento stesso attiene sicuramente alle possibilità di successo commerciale. L’altro termine del binomio (facilmente identificabile come un trade off) riguarda i costi, comprendenti quelli per i diritti sull’originale e quelli di adattamento. Facile intuire come essi siano non di rado maggiori rispetto a quelli per un soggetto originale, e che dunque – voilà – è difficile che i ricavi per compensarli vengano calcolati sulla base di una distribuzione o pubblico settoriale/di nicchia.
La chiave del successo del remake sta nello scegliere soggetti le cui storie contengano schemi narrativi, stereotipi o valori che funzionino bene nel paese di produzione originale così come in quello di “importazione”. Non è un caso che molti adattamenti provengano da paesi i cui costumi sociali siano simili ai nostri.
Prendiamo il caso di “Benvenuti al Sud”, rifacimento di grande successo dell’altrettanto fortunato “Bienvenue chez les Ch’tis” (Dany Boon, 2008), uscito in Italia con il titolo di “Giù al Nord”. È evidente come il cliché relativo alla spaccatura socioculturale nord/sud – per quanto geograficamente invertita – sia nei due Paesi storicamente radicato e molto sentito, così che, con i dovuti riadattamenti della sceneggiatura, esso assuma i caratteri di un elemento narrativo “forte” e calabile in modo assolutamente vincente nelle aspettative di fruizione italiana.
Caso opposto – per quanto il paragone sia volutamente forzato, proprio per far emergere l’essenzialità di almeno un elemento forte all’interno del soggetto che conferisca senso all’adattamento – è quello di “Ricomincio da capo”, titolo con cui uscì in Italia la deliziosa commedia del ’93 di Harold Ramis “Groundhog Day”. La versione italiana (“È già ieri”, regia di Giulio Manfredonia) appare in qualche modo superflua, proprio perché, non trovando la chiave sulla quale lavorare in una maniera che sia in qualche modo personale, non riesce ad aggiungere nulla all’originale. Passata piuttosto inosservata, la pellicola è il caso classico di remake di un cult che punta sulla non rischiosità del soggetto, finendo però per risultare assolutamente trascurabile.
Nel mezzo ci sono casi come quelli di “Tutto può succedere” – ed eccoci di nuovo ad una fiction Rai di punta – andata in onda tra il 2015 ed il 2018 e insospettabilmente adattata dalla statunitense “Parenthood”, trasmessa dall’NBC dal 2010 al 2015. Il family drama è senza dubbio più che apprezzato dalle nostre parti, e l’intrinseca malleabilità del genere è ciò che ha permesso di farne un adattamento tutto sommato azzeccato.
Insomma, un terreno scivoloso quello del remake, per il quale, senza essere presi dall’ortodossa mitizzazione del soggetto originale, andrebbe forse quantomeno valutata la ragion d’essere.

Arianna Cerone  05/03/2022

 

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