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I documentari su Raiplay per non dimenticare la storia

Raiplay offre una ricca proposta di documentari che spaziano in varie tematiche tra cui l’arte, le inchieste, la storia, il cinema, i personaggi e la musica, garantendo quindi un ampio ventaglio di generi al fine di accontentare tutti i “palati visivi”.
In questo articolo entreremo nello specifico a trattare la categoria, tra quelle proposte e forse la più seguita, di Rai Storia che negli anni ha attratto un largo pubblico, dai giovani studenti agli appassionati della materia. L'obiettivo di Raiplay, in questo senso, è quello di catturare il pubblico con il racconto documentaristico attraverso una serie di cortometraggi che ci fanno rivivere la nostra storia, aiutandoci a non dimenticare quei periodi, anche cruenti, che hanno caratterizzato un’epoca.
Questo format di Raiplay attraverso lo studio di testimonianze, originali riprese video, materiale storico dell’archivio Luce, analizza i vari avvenimenti del passato sia al livello nostrano che internazionale.
Nello specifico andremo ad analizzare i documentari “Ulisse: il piacere della scoperta: Viaggio senza ritorno” con la regia di Gabriele Cipollitti e condotto da Alberto Angela e “Alla ricerca delle radici del male”, con la regia di Piero D’Onofrio e Israel Cesare Moscati.
Viaggio senza ritorno”, che fa parte del seguitissimo programma “Ulisse: il piacere della scoperta”, tratta l’argomento della Shoa dal punto di vista storico e descrittivo senza perderne il lato umano. Condotto da un sempre superlativo Alberto Angela, si entra a contatto con questa memoria storica attraverso le interviste ai sopravvissuti, tra cui la Senatrice Liliana Segre, e il ricordo di questo inferno vissuto da uomini, donne e bambini ebrei, catturati a Roma dalla furia nazista, il 16 ottobre del 1943.
Una data ormai simbolo della memoria della Capitale, che resta stampata con i nomi delle vittime nelle “pietre d’inciampo” installate proprio dinanzi alle porte delle case dei deportati.
Ad affiancare il conduttore vi troviamo anche il compianto Gigi Proietti che contribuisce alla resa empatica della puntata con la poesia “C’è un paio di scarpette rosse” di Joyce Lussu.
Si crea quindi, durante la visione, un perfetto connubio tra la conduzione, che ripercorre gli attimi di quel tragico giorno, le testimonianze di chi allora bambino è stato deportato, ma è riuscito ad uscire vivo dalla sofferenza dei campi di concentramento o di chi, seguito dalla divina provvidenza è riuscito a non salire su quei convogli che lo avrebbero condotto alla morte.
Alla ricerca delle radici del male” va invece ad intrecciare le storie dei discendenti dei carnefici, di quella “razza ariana”, che ha portato sei milioni di ebrei allo sterminio e, quelle delle vittime della folle propaganda “Hitleriana”.
Struggente la storia raccontata da Giulia Spizzichino che, nella strage delle Fosse Ardeatine, perse gran parte della sua famiglia e che, fino alla sua morte, ha sempre continuato a ricordare ed onorare i suoi cari, tornando sul luogo dell’eccidio ormai divenuto un mausoleo.
Un viaggio questo in alcuni dei luoghi in cui il male è avvenuto ed è divenuto simbolo della dolorosa memoria del Novecento: dal Campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, al Campo di concentramento di Plazow, alla Pace del Bosco di Niepolomice, in Polonia, tutti silenti testimoni del massacro.
I due lungometraggi si accomunano soprattutto per quanto riguarda le testimonianze, che in entrambi coinvolgono i sopravvissuti o i discendenti italiani di quei tragici momenti, racconti diretti, fondamentali;
Esperienze importanti, per chi guarda e ascolta, anche solo per cercare di comprendere gli attimi, le emozioni, la paura e la speranza ma anche l’orrore e il profondo senso di ingiustizia provato dal popolo ebreo.
Le azioni erano mostruose, ma chi le fece era pressoché normale, né demoniaco né mostruoso”, così Hannah Arendt, nel suo libro “La banalità del male: Eichmann a Gerusalemme”, descrive i comportamenti di quei soldati, succubi e agli ordini di esaltati gerarchi, che si sono ritrovati ad obbedire per restare imprigionati in una etichetta, che forse ad alcuni non apparteneva.
Raiplay con questi video cerca di far conoscere e capire che la storia va studiata e conosciuta, anche per non ripetere gli stessi errori passati.

Isabella Berardi 20/05/2023

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