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“Exile lonelidays #2”: la crisi di coppia va in esilio

La crisi di coppia va in esilio: passare un fine settimana in un strambo e silenzioso motel per isolarsi. Fingere che l’amore e la passione siano ancora accesi, sfuggire alla noia cercando di rianimare in tutti i modi un rapporto che sembra essersi lentamente spento. Questo il tema al centro di “Exile lonelidays #2”, in scena dal 28 febbraio al 5 marzo al Teatro dei Conciatori con testo e regìa di Lorenzo De Liberato e con protagonisti gli attori Marco Quaglia (Paul), Barbara Folchitto (Sally), Emanuel Caserio (Larry) e Michela De Rossi (Carol).
Un letto in mezzo al palco, un telefono verde acqua e qualche appendiabiti bastano per rappresentare la camera del motel, mentre due quarantenni – Paul e Sally - con una valigia piena di banconote false si stendono sul letto: la passioneExilelonelidays2 però si interrompe sempre poco prima di deflagrare, colpa di uno o colpa dell’altro. Per nascondere le loro aridità sentimentali si mettono a scherzare e giocare in maniera infantile. Si delineano piano piano le loro psicologie, i loro caratteri, i loro dilemmi: Paul è un “bambino” insicuro, sempre uguale e non più in grado di sorprendere la consorte; Sally è sostenuta, malmostosa, stanca. L’arrivo di due sconosciuti – i fidanzati Larry e Carol, rispettivamente concierge e cameriera dell’albergo – oltre a portare un minimo di scompiglio, diventa uno specchio per i due protagonisti: la loro crisi, i loro dubbi si riverberano sui due giovani; sono la coppia Paul – Sally vent’anni prima, quando si amavano.
Uno spettacolo che ha i contorni del kammerspiel per l’ambiente da “camera” e lo scontro psicologico ma è più affine alla farsa surreale soprattutto quando i due ragazzi vengono convinti – per gioco - da Paul che i due “ospiti” siano gli attori Sean Penn e Charlize Theron
Un ibrido che presenta qualche difficoltà, con equivoci che diventano a volte scontati (lo scambio di persona) mentre i dissidi, i contrasti vengono espressi spesso con stereotipi (i soldi finti come finzione della dinamica di coppia) o attraverso dialoghi che, in qualche modo, già prevediamo («abbiamo paura di dirci quello che pensiamo»). La pièce interpreta, esaspera, però, nel migliore dei modi quelle pause, quei silenzi che spesso vogliono dir tutto in una crisi di coppia; simbolo della noia sempre incombente in un matrimonio.
Incisivi e poliedrici Marco Quaglia e Barbara Folchitto – che sicuramente per esperienza sembrano sovrastare i più giovani e acerbi Emanuel Caserio e Michela De Rosa - abili nel cambiare i registri della loro recitazione tra risate isteriche, improvvisi scatti d’ira e angosciosi silenzi.

Lorenzo Misiti 05/03/2017

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