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Attenti a “Quei due”: l'affilato rasoio dell'amore

Una barberia in un sottoscala londinese può essere un carcere, un luogo in cui sentirsi imprigionati? Ovviamente no, ma se a costringerti in tal luogo è una società non ancora pronta al cambiamento quel posto diventa una zona franca in cui si è liberi e imprigionati allo stesso tempo. A vivere questa strana situazione sono Charlie (Massimo Dapporto) e Harry (Tullio Solenghi) protagonisti di “Quei due: Staircase – il sottoscala" di Charles Dyer, su adattamento dello stesso Dapporto, per la regia di Roberto Valerio, in scena al Teatro Quirino.
I due personaggi sostengono oramai da trent'anni una relazione clandestina nella Londra omofoba degli anni '60, ma nonostante tutto e tutti vivono insieme, si sopportano e si offendono, litigano e si nascondono episodi importanti queidue1della loro vita. Hanno personalità molto diverse. Charlie è un narcisista, un uomo che vive ancorato al suo passato da attore e ha vergogna della propria omosessualità, tanto da essersi sposato in gioventù e aver avuto una figlia che non ha mai incontrato. Sta per subire un processo per “atti osceni in luogo pubblico” ed è impaurito. Harry è invece molto più vicino alla figura di una vecchia donna turbata dai segni del tempo, che ama il suo compagno e sopporta le sue continue punzecchiature. Ma al di là di questa patina di superficialità lentamente i due ci portano nel profondo della loro relazione, di cosa significa amare ma non poterlo esprimere liberamente. Una perenne colpa sembra gravare su di loro, un peso schiacciante che fa curvare la schiena ma non il cuore. “Devo dire a mamma che sono omosessuale anzi, le dico che sono gay così ci mette di più a capirlo” è la battuta di Charlie che sintetizza l'essenza della pièce teatrale, una commedia acida che è in realtà una storia d'amore tenace, più forte del pregiudizio e della paura. Cosa impaurisce di più, il giudizio della società o l'orrenda castrazione chimica (pena inflitta agli omosessuali in quel periodo)? I due sembrano farci capire che esiste una paura più forte, ovvero quella di non poter più vivere quella storia in quel piccolo mondo che si sono costruiti nel sottoscala, piccolo ma libero.
Dapporto e Solenghi si destreggiano in un' interpretazione molto intensa, senza mai risparmiarsi. Cantano, ballano sulle note di "Night and Day" (che per Charlie diventa scherzosamente "Night and Gay"), mostrano la loro versatilità dando linfa vitale a due personaggi provati profondamente dalla vita. Uno spettacolo dai temi attualissimi e impegnativi, affrontati con la giusta ironia senza mai ridicolizzare la questione.

Giovanni Recupido 09/03/2017

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