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“Non ti pago” è il ritratto di un’umanità piena di paura e di illusioni: l’ultima regia di Luca De Filippo al Teatro Argentina

Un salotto borghese anni Quaranta spunta nel bel mezzo di un cielo dipinto e apre scorci sulle tante nuvole dai colori pastello. È la scenografia di “Non ti pago”, lo spettacolo scritto da Eduardo De Filippo andato in scena al Teatro Argentina. L’ultima regia del figlio Luca, scomparso poco più di un anno fa, punta sull’atmosfera onirica dell’allestimento scenico per raccontare una storia di fortuna e di superstizione in cui i destini dei personaggi vengono guidati da sentimenti poco nobili come l’invidia, l’avidità e l’egoismo. Il sogno resta un momento essenziale nello sviluppo della trama, unico ponte tra questa vita e l’aldilà e origine di equivoci divertenti e paradossali.
La comicità genuina della commedia, un classico nel repertorio napoletano, è resa dallo stile della regia e dall’interpretazione degli attori della Compagnia di Teatro di Luca De Filippo, perfetti nei tempi comici e nella presenza scenica. Lo spirito originario dell’opera è intatto e oscilla tra la parodia dei difetti e delle inquietudini umani e la rappresentazione fedele dello spaccato della società del tempo scandita da un ritmo irresistibile.Spettacolo3
La scrittura eduardiana è anche qui, come in tutto l’immenso patrimonio dell’autore, lo specchio di credenze popolari e tradizioni, la miscela di momenti di ironia e di riflessione. La vitalità della messa in scena però è contemporanea, arricchita da una gestualità più vicina, più comprensibile e più predisposta alla risata del pubblico attuale. Le cosiddette “macchiette” si muovono sul palco infondendo una nuova identità al testo e consacrando l’ultima regia di Luca a degna eredità di un genere teatrale intramontabile.
Tra sogni interpretati a proprio favore e vincite a lotto la famiglia del protagonista rischierà di disgregarsi e di soccombere sotto il peso delle illusioni tradite e delle paure immotivate; mentre a colpi di battute mordaci, tra numeri della smorfia napoletana e gag esilaranti, affiorerà il ritratto di un’umanità misera che si aggrappa alla fortuna per avere un futuro migliore ed è capace di desiderare il male del prossimo.
Veste i panni dell’ambiguo e surreale Ferdinando Quagliuolo Gianfelice Imparato, attore formatosi con Eduardo, a cui si affianca Carolina Rosi, nel ruolo della moglie Concetta. Nel cast anche Nicola Di Pinto (Aglietiello), Massimo De Matteo (Mario Bertolini), Gianni Cannavacciuolo (padre Raffaele), Giovanni Allocca (l’avvocato Strummillo) e Paola Fulciniti (Erminia e Carmela); accanto a loro i giovanissimi Carmen Annibale, Viola Forestiero, Federica Altamura, Andrea Cioffi.
Lo spettacolo si inserisce nel percorso di stagione “Affari di Famiglia”, un progetto intrapreso dal Teatro Argentina che vuole indagare e approfondire le trasformazioni e le distorsioni della collettività. A quasi ottant’anni di distanza la commedia racconta ancora quelle tensioni che spingono gli individui a perseguire il proprio benessere, ruota attorno al denaro per poi enfatizzare il potere dell’immaginazione: sognare in fondo con costa nulla.

Silvia Natella 06/03/2017

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