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“Le scoperte geografiche”, un viaggio d’amore oltre i confini dell’immaginazione

Dietro i banchi di scuola si fanno i sogni più grandi, nascono i primi amori e inizia il lungo viaggio della vita alla ricerca della propria identità. Proprio da un banco comincia lo spettacolo “Le scoperte geografiche”, andato in scena al Teatro Brancaccino di Roma, dove due compagni di classe, Crì e Ferdi, si trovano a ripassare la lezione di storia sulle grandi scoperte di Colombo e Magellano. Da quel momento anche per loro inizierà un viaggio di esplorazione, ma nel mondo dei loro sentimenti. L’amore sbocciato tra i due diventerà un legame assoluto che neanche lo scorrere del tempo riuscirà a indebolire.
“Le scoperte geografiche” è una grande metafora, una sorta di romanzo di formazione trasferito sul palcoscenico, che narra l’evolversi di un sentimento ostacolato, represso, combattuto dalla società (non a caso la storia è ambientata negli anni ’50), ma anche dagli stessi protagonisti, che affrontano con coraggio le tempeste dei turbamenti emotivi che li sconvolge improvvisamente. Ogni viaggio di scoperta comporta rischi e pericoli, ma seduce proprio per questo, perché nonostante i dubbi e i ripensamenti di chi lo intraprende porta con sé il fascino incondizionato dell’ignoto, dell’avventura e della ricerca di un mondo nuovo tutto da conoscere.Scoperte04
Nel corso degli anni i due potrebbero far finta di non riconoscersi, potrebbero evitarsi, eppure tornano inevitabilmente a cercarsi, perché troppo forte è il sentimento che li unisce.
Grazie alla naturalezza con cui gli interpreti (i giovani Michele Balducci e Daniele Gattano) si muovono sulla scena, ci si dimentica che si sta assistendo alla nascita di un amore omosessuale, ma semplicemente a quella di un amore.
Il vero punto di forza tuttavia è il testo. L’autore, Marco Morana, diplomatosi al Centro Sperimentale di Cinematografia, ha offerto lo spunto per uno spettacolo (messo in scena dalla regista Virginia Franchi) che si è rivelato un grande successo e che è arrivato finalista all’XI edizione del Premio alle Arti Sceniche Dante Cappelletti.
Morana sceglie di utilizzare il linguaggio che meglio descrive il sentimento amoroso, vale a dire la poesia. Nei momenti di maggiore intensità infatti i protagonisti si parlano attraverso rime baciate, che ritornano come armoniosi leit-motiv durante l’azione e sono in grado di dare il giusto ritmo alla scrittura scenica.
Merita inoltre una menzione speciale l’installazione luminosa e la composizione sonora di Fabio Di Salvo, che rende viva e pulsante la performance degli attori, già di per sé estremamente intensa. Attraverso ammalianti giochi di luce, i protagonisti si sfiorano, si cercano e infine si abbandonano alla profonda passione che si espande in tutta la sala.
«Le scoperte geografiche è la storia di un sentimento assoluto e forse mancato, l’epopea di una rotta perpetua, perché nell’oceano dei sentimenti non c’è terraferma su cui attraccare, non c’è meta, ma solo un senso agrodolce, insieme definitivo e sospeso, inevitabile conseguenza di ogni viaggio d’amore», afferma l’autore. E dopo aver visto lo spettacolo sembra che in quel viaggio d’amore, assieme a loro, c’eravamo anche noi.

Fiorenza Petrocchi 04/03/2017

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