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Centomila, uno, nessuno: l'involontario soggiorno sulla Terra di Pirandello

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“La testa a Luigino non ci funziona”, si vocifera nel paesino siciliano dove ha inizio “l'involontario soggiorno sulla Terra” di Luigi Pirandello. “Figlio del Caos” e di due genitori uniti in un matrimonio patriottico senza fondamenta d'amore, il drammaturgo siciliano cresce con il peso dell'incomunicabilità sulle spalle, finendo per rimanere, spesso solo, a fissare la sua adolescenza da dietro un vetro. Il racconto biografico segue Pirandello attraverso paesini d'inizio Novecento, campi di grano rischiarati dalla luna e solfare mefitiche, toccando le volute ampie del Tevere e le gonne delle "zite" sotto l'ombra dei monti della Vestfalia, finendo per percorrere più di mezzo secolo di storia.
In "Centomila, uno, nessunoGiuseppe Argirò tratteggia la figura di Pirandello attraverso il corpo e la voce dell'unico attore Giuseppe Pambieri, plasmando l'intreccio attorno alle figure più significative della vita del drammaturgo e ai versi delle sue opere. Seppur nato sul versante opposto dell'Italia, Pambieri sembra indossare i panni dello scrittore siciliano da una vita, sposandone l'umorismo e la lingua affilata, di cui adotta persino certe espressioni dialettali.
Con quasi vent'anni di produzione teatrale alle spalle, Argirò torna in scena con Pambieri, con il quale aveva già portato in scena Leopardi in "L'infinito Giacomo" nel 2015 e con cui sembra trovarsi a suo agio nel tratteggiare le imperfezioni dietro i geni letterari della nostra storia. L'attore cambia ritmo e registro a piacimento, creando una narrazione vivace: lo si osserva calzare “il cappello a sonagli della pazzia” per narrare degli eventi più strazianti per poi farsi assorto nel tentar di ricordare il profumo delle sue amanti teutoniche.
Centomilaunonessuo01Il personaggio di Pirandello portato in scena è sia narratore, con tanto di leggio, che spettatore della propria vita, osserva i suoi personaggi prendere vita sul palco del Teatro Palladium e offrire una voce ai molti eventi segreti e misteriosi della vita del drammaturgo.
Attraverso i toni intensi ma briosi di Pambieri, la narrazione affronta infatti gli aspetti meno visitati dell'esistenza di Pirandello: la governante dal volto arcigno che nutrì l'immaginario superstizioso dell'autore, la moglie dalle “tre erre” (racchia, ricca e religiosa), la malattia della sorella, il soggiorno a Bonn e le “femminazze” incontrate lungo la strada, poi la guerra e i segni che lasciò sul carattere delle persone.
Il gusto della vita viene dai ricordi; la vita è troppo ingorda per farsi assaporare nel presente”, dice l'ultimo Pirandello, quello ormai anziano e vicino ai presagi contenuti in "Il fiore in bocca". Ma non sono solo reminiscenze quelle raccontate da Pambieri, che non fatica a riconoscere le colpe odierne dei padri, rei di aver innescato una guerra che ha lasciato i figli a combattere tra le macerie polverose di un mondo senza cielo.
Nello spazio scenico tra una sedia e due tende di un blu torbido da Mediterraneo in tempesta, Argirò riesce a costruire una pièce tumultuosa, dalle centomila voci e i contorni sfumati del ricordo; un racconto biografico affidato alle parole dei personaggi letterari di uno dei più grandi drammaturghi del secolo scorso. Un testo che mira a liberare la narrazione dal doloroso meccanismo della vita dalle pesanti catene del reale, conferendole i toni rassicuranti e universali dell'omelia. “I Pirandello? Gente senza Dio”.

Riccardo Bassetti 05/03/2017

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