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Ascanio Celestini e il teatro degli ultimi

Medico in Egitto e operaio in Italia, Abdhul viene investito fuori dalla fabbrica in cui lavora da un crumiro che ha deciso di non scioperare; Domenico è una guardia privata al servizio di un supermercato che lo paga con i prodotti in scadenza; poi c'è una rom che impara il mestiere rubando portafogli al mercato di Quartaccio e Giobbe che ha 78 anni, lavora ancora in magazzino, è analfabeta e fa un ottimo caffè. Ascanio Celestini e Alessio Lega, accompagnati dal fisarmonicista Guido Baldoni, intrecciano le loro voci sul palco del Teatro Vascello per intonare la sinfonia polifonica di quelle storie italiane che televisione e giornali non trovano il tempo di raccontare. La chitarra del poliedrico menestrello Lega sottolinea con naturalezza i picchi emotivi sollevati dall'autore dell'Agro Romano, tessendo un robusto tappeto musicale su cui poggiano le storie: il cantautore leccese sembra prendere coraggio sul finale quando si alza in piedi e intona il canto di protesta “Nasza klasa” dell'autore polacco Jacek Kaczmarski.AscanioCelestini02
La “Serata Celestini” è costruita su un lavoro inedito basato sull'improvvisazione di due artisti provenienti da due mondi in comunicazione, quello della musica e del teatro, per creare una jam session irripetibile. Negli anni Celestini ha riproposto spesso questo tipo di spettacoli sui palchi romani, facendo emergere un modus di fare teatro molto apprezzato dal pubblico di appassionati che affolla la sala del Teatro Vascello il 20 e 21 marzo. I testi di Celestini, parimenti costruiti su fatti di cronaca, filastrocche e favole di Gianni Rodari, danno vita a personaggi tormentati, operai, magazzinieri e guardie private a raccontare le lacerazioni delle loro vite tra le fabbriche e i supermercati di un'Italia ridotta a una colata di cemento. Ma grazie alle interferenze musicali che spezzano la narrazione, lo spettacolo assume un carattere polifonico, mostrando da una parte l'abilità attoriale di esibirsi improvvisando su un testo in continuo mutamento, dall'altra un alter ego musicale capace di amalgamare suoni e parole in partiture immaginarie che conducono verso scenari imprevisti.

“Il 23 marzo 1944 i Gruppi d'Azione Patriottica attaccano una colonna tedesca di polizia in Via Rasella. Il 24 marzo per rappresaglia i nazisti uccideranno 335 persone in una cava sulla Via Ardeatina”. A 73 anni dalla tragedia delle Fosse Ardeatine, Celestini torna il 23 e il 24 marzo al Teatro Biblioteca Quarticciolo per riportare in scena il suo fortunato lavoro teatrale “Radio clandestina”, parte del Calendario Civile curato dall'Associazione Culturale Circolo Gianni Bosio.
Tratto dal libro “L'ordine è già stato eseguito” di Alessandro Portelli è un monologo veloce e tagliente che riesce a restituire la complessità delle memorie di uomini e donne legate a quella cupa notte del '44. Come già in “Il razzismo è una brutta storia”, Celestini sceglie la chitarra di Matteo D'Agostino per calibrare l'intensità narrativa di uno spettacolo teatrale di forte impegno civile: lo spettatore è ipnotizzato dai devastanti racconti che dalla gola dell'autore romano scorrono lungo le corde di chitarra per spegnersi nella penombra della sala.
Nove mesi di occupazione nazista a Roma, cinque anni di guerra, venti di fascismo, eppure a Roma non esiste un'idea chiara di ciò che fu il movimento partigiano. All'immaginario romantico di partigiani che fischiettano "Bella Ciao" tra le montagne, Celestini ve ne contrappone uno più realistico, dove i partigiani romani non potevano muoversi in gruppo ne cantare.
AscanioCelestini04.jpgL'eccidio delle Fosse Ardeatine è una ferita ancora aperta tra le carni dei romani, un episodio che ha inciso un solco profondo nella memoria collettiva italiana: 335 morti con alle spalle centinaia di famiglie, migliaia di persone segnate dalla barbarie nazista. Ma Celestini concentra il focus sulle inesattezze che accompagnano la narrazione storica di quest'episodio, il “mito negativo” creato attorno al racconto della lotta partigiana durante l'occupazione nazista a Roma: si parla di comunicati inoltrati dai nazisti ai romani per farsi consegnare i partigiani che avevano fatto l'attentato in Via Rasella, al cui silenzio avrebbero risposto uccidendo 10 italiani per ogni tedesco morto. Una storia basata su una menzogna: tra l'esplosione della bomba e l'eccidio delle Fosse Ardeatine non passarono infatti giorni, bensì ore.
Il processo artistico di Celestini segue un percorso che parte dalle parole, passa per le immagini e ritorna alle parole. È un percorso che ha come obbiettivo il narrare storie di finzione che nascono però dalla realtà. Brecht sosteneva che “l'attore è colui che testimonia” e Celestini è un testimone, un registratore di storie che poi immagina e reinterpreta. Con la sua calata affettuosamente romanesca, Celestini è l'autore adatto a gettare luce sulle zone d'ombra della storia italiana, dai morti sul lavoro allo strazio delle catene di montaggio, dall'incendio di un campo rom al naufragio di una barca di migranti. Un cantastorie dalla lingua veloce e la postura incerta, capace di evocare memorie private e collettive che si materializzano tra le poltroncine di teatri tanto del centro quanto della periferia di Roma. Tra i vicoli e i palazzoni della città eterna, il teatro di Ascanio Celestini rimane un cazzotto nello stomaco per la capacità di parlare con tanta tenerezza dei gesti d'odio e disperazione dell'Italia degli ultimi.

Riccardo Bassetti 27/03/2017

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