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Al Festival Internazionale di Commedia dell’Arte, tanta bellezza con tanta leggerezza

La rivoluzione del teatro dell’arte si può ritenere finita con la sua invenzione?
Cosa c’è di affascinante nel trasporre la commedia dell’arte e le sue maschere nella realtà odierna?
Perché organizzare un festival di commedia dell’arte per la prima volta a Roma?
Il Festival Internazionale di Commedia dell’Arte “Come d’arte”, che durerà fino al 28 febbraio al Teatro Abarico di San Lorenzo, quest’anno nella sua terza edizione offre l’occasione di rispondere in maniera pratica a queste domande rivivendo il “teatro delle origini” che fin dal Medioevo appartiene alla nostra tradizione.
Per Recensito siamo andati martedì 23 febbraio, scoprendo un’ampia rassegna di spettacoli, laboratori, mostre e convegni, arrivando per fortuna puntuali visto il sold out.
In programma, compagnie europee, maestri e studiosi di commedia dell’arte, tra cui Lydia Biondi, Maurizio Castè, Vania Castelfranchi, Claudio De Maglio, Gabriele Guarino, Andrea Pangallo e Nicoletta Vicentini, si alterneranno sul palco del Teatro Abarico, ognuno con il suo spettacolo, tutti con le diverse facce della Commedia.
Alla festa, non potevano mancare i mascherai Alberto e Mirko Ferraro con le loro creazioni.
Nella seconda giornata, a calpestare le tavole del Teatro sono stati la compagnia TradirEfare Teatro e I Nuovi Scalzi portando in scena rispettivamente “La legge dei denari” e “La ridiculosa commedia della terra contesa”.
TradirEfare nasce nel 2014 dall’incontro di sei attori ognuno dei quali porta con sé il proprio approccio alla commedia dell’arte. “La legge dei danari” è il loro primo spettacolo nato da una combinazione di improvvisazioni e una libera rielaborazione della celebre storia dell’usuraio Shylock e del mercante Antonio, dal “Mercante di Venezia” di W. Shakespeare. I personaggi shakespeariani portano tutti la mezza maschera che uniscono a un linguaggio contemporaneo.
Trasformando la tragedia in una tragicommedia leggera che ha coinvolto non solo il sorriso degli spettatori, gli attori si sono appoggiati comicamente alle proprie risorse vocali, mimico, gestuali con l’affascinante eccezione di un trampoliere che ha regalato alla performance quel tocco di magia, ricordando più di tutti l’origine del commediante come artista da strada.
Mezz’ora dopo sono andati in scena I Nuovi Scalzi, la compagnia pugliese nata nel 2010 in seguito a un laboratorio sulla commedia dell’arte con Claudio De Maio. Fedele alle fondamenta del fenomeno che ha rivoluzionato il modo di fare teatro, di concepire l’attore e la sua professionalità, “La ridiculosa commedia della terra contesa” parte da un canovaccio, scritto perfettamente per trasformarsi in azione scenica, che permette di ridere e riflettere al contempo sulle dinamiche della nostra società in relazione al potere, al denaro, alla corruzione, alla terra, all’amore.
La trama iniziale prende a pretesto la disfida di Barletta e vede il contadino Friariello che coltiva e parla con i pomodori le patate e le zucchine della sua terra che difende, fino a tessere la controversia fra Pantalone e il Dottor Balanzone, i due uomini di potere che bramano di impossessarsi della medesima terra. I due fili andranno ad annodarsi con la storia d’amore tra Florenzia, la figlia di Pantalone tornata inaspettatamente dall’Oriente a Ponente, e l’imbranato Capitano.
Questa volta sulle tavole del Teatro Abarico vi è un quadrato tracciato a terra, che delimita uno spazio di assoluta libertà scenica che la Compagnia si diverte a contaminare con improvvisazioni, movimenti esplosivi, pantomime giocose, gag grottesche, sonorità dal vivo, “ridicolosi” dialetti, dando vita ad una comicità ricercata sapientemente digiuna da astruse profondità retoriche e concettuali.
L’appassionata riscoperta delle proprie radici, premiata dalla brillante diversità artistica che contraddistingue I Nuovi Scalzi, ha dato luce a una rivisitazione del genere. La messa in scena in un teatro più che piccolo, “riservato”, che lascia sentire persino l’odore del respiro degli attori, ha testimoniato la ricchezza e la potenzialità di un linguaggio vivo ed eclettico, come quello della commedia dell’arte. È stato bello camminare con loro a piedi scalzi sul presente e uscire sorridenti in una fotografia. Non capita spesso d’incontrare tanta bellezza a teatro senza prendersi troppo sul serio.

Livia Filippi 26/02/2016

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