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“A ruota libera”: torna il varietà al Teatro Ambra Jovinelli

Un varietà che comincia in mezzo alla gente. Alessandro Haber, Rocco Papaleo, Sergio Rubini, Giovanni Veronesi, ancora per pochi giorni, fino al 9 aprile, mettono in scena, o meglio, si mettono a nudo in “A ruota libera” – di nome e di fatto – e incontrano il pubblico. Sembra di stare a casa loro o a casa propria. E invece a ricevere attori e spettatori, in un’atmosfera tanto festaiola quanto informale, è il Teatro Ambra Jovinelli per un varietà divertente, fatto di chiacchiere, aneddoti sulla vita, sul cinema e sullo spettacolo.Ruota3
I musicisti accolgono il pubblico in platea, suonando la chitarra a ritmo di “Baciami piccina”. Rocco Papaleo saluta gli ospiti, come fossero amici di vecchia data. Giovanni Veronesi sale sul palcoscenico e, senza venir meno alla professione di regista, conduce e dirige lo spettacolo coinvolgendo gli artisti uno dopo l’atro. Si instaura immediatamente un clima amichevole e familiare: si chiede al pubblico con quale canzone cominciare e sulle note di “Tu vuo’ fa’ l’americano” si apre il sipario. Siamo in un salotto con tanto di orchestra dal vivo (Musica da ripostiglio): due chitarre, una batteria, un contrabbasso, due divani e due poltrone. L’artista scultore Mimmo Paladino viene invitato dal regista a disegnare sul muro: “Fai quello che vuoi che tanto noi siamo dadaisti” ...e lui disegna proprio un profilo con scritto Dadà. Con piacevole ironia, filo rosso di tutta la serata, Veronesi racconta la sua ventennale esperienza lavorativa con Cecchi Gori, citando poi il suo mentore Francesco Nuti e ricordando anche che questo mestiere e l’arte in generale non hanno gavetta perché “gli artisti o sono pronti o non son pronti”.
Con altrettanto umorismo Sergio Rubini, definito dal regista-presentatore uno degli ultimi con la faccia da Commedia dell’Arte, tiene a precisare che non è un improvvisatore ma un attore ed è lì per caso. Orgogliosamente meridionale, desidera far conoscere agli spettatori Matteo Salvatore, vero “terrone”, cantautore folk, cittadino di un sud remotissimo, capace di mettere in musica fame e disperazione, narrando la “miseria nera”, quando in Puglia la fame si poteva tagliare con il coltello. Conclude poi la sua esibizione con un divertentissimo elogio al suo paese natale – Grumo Appula, cui deve molto – e alla sua particolare abitudine di dare soprannomi e nomignoli a qualsiasi cosa. Trotterella con la voce giocando con il suo dialetto e cantilenando velocemente, senza mai prender fiato, accompagnato dall’orchestra.
Ruota2Alessandro Haber, la cui presenza non è mai fastidiosa, senza età, come gli artisti veri, incalza Veronesi, stuzzicando simpaticamente l’attore, apparentemente reticente: quando si interpreta un personaggio si è protetti, in un certo senso, “qui invece siamo noi stessi”. E gioca anche lui con la musica. Finché il regista gli propone di recitare Bukowsky in 3D, costringendolo a salire su una piccolissima pedana posta al centro della platea: un 3D teatrale che lascia perplesso l’attore trovando, invece, il consenso dello spettatore che non si risparmia in applausi. “La bellezza di avere amici anziani: gli puoi far fare quello che vogliono”, scherza Veronesi.
Rocco Papaleo racconta in un simpatico siparietto le sue avventure di giovane adolescente, indossando una giacchetta trovata solamente dieci minuti prima dello spettacolo... un turbinio di improvvisazione fatta di racconti, canzoni, risate e emozioni che divertono e coinvolgono il pubblico, ininterrottamente. A sorpresa chiude la serata Giuliano Sangiorgi dei Negramaro, presente in sala e invitato a salire sul palcoscenico, che regala al pubblico “Meraviglioso”.
I quattro artisti cantano insieme “Vieni via con me”, trascinando allegramente gli spettatori che li accompagnano con battiti di mani fino all’ultima nota. Chissà che cosa succederà nelle prossime repliche... per chi lo avesse perso finora, ha ancora pochi giorni per scoprirlo e abbandonarsi all’improvvisazione di questo spettacolo spassoso e irripetibile, senza tempo, capace di strappare sorrisi e applausi a ogni generazione.

Silvia Lamia
6/04/2017

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