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“Romeo e Giulietta” al Teatro Alla Scala di Milano. Coviello-Arduino, una coppia straordinaria per una storia senza tempo

«Le passioni violente hanno violenta fine, e si dissolvono nel loro trionfo». Shakespeare, nella sua (forse) più celebre tragedia, affida a Frate Lorenzo queste parole che suonano quasi come un avvertimento per chi ama senza moderazione e si lascia travolgere dalle emozioni.
Al Teatro Alla Scala di Milano va in scena “Romeo e Giulietta” , la coreografia di Kenneth MacMillan sulla creazione senza tempo di Sergej Prokof’ev; l’opera va a sostituirsi a “Coppelia”, l’annunciata nuova coreografia che sarebbe stata presentata in prima assoluta proprio il 20 dicembre a firma dell’ormai ex direttore artistico M° Bigonzetti. Il titolo shakespeariano (già previsto in calendario dal 23 settembre al 18 ottobre 2017) va in realtà ad aprire la nuova stagione 2016/2017 dopo che il Sovrintendente Pereira ha nominato ad interim, lo scorso 8 ottobre, direttore del Ballo Fréderic Olivieri, già direttore della Scuola di Ballo del Teatro Alla Scala.000opera
Un archetipo letterario divenuto ormai repertorio e banco di prova di tutti i più grandi danzatori, da Margot Fonteyn al fianco di Rudolf Nureyev (alla Scala nel 1965), alla tanto acclamata Alessandra Ferri che nella notte di San Silvestro è ritornata sul palcoscenico del Piermarini, a Roberto Bolle, protagonista insieme a Misty Copeland in questa rinnovata produzione.
La versione coreografica riporta il dramma che esalta il diritto di amare che va a contrapporsi alle antiche tradizioni fondate sul concetto di matrimonio e di famiglia come un contratto teso alle più forti alleanze tra feudi. Con le scene di Mauro Carosi e un corpus d’orchestra diretto dal Maestro Patrick Fournillier, l’esaltazione del più nobile dei sentimenti torna a essere il vero tema intorno al quale si compie il balletto.
Protagonisti della recita del 5 gennaio il potentino Claudio Coviello e una giovanissima Martina Arduino che debutta, poco più che ventenne, nel primo ruolo della sfortunata Capuleti. Impeccabili le doti di questa nuova Giulietta che, proprio per la sua giovane età, incarna perfettamente le caratteristiche di un personaggio dalle innocenti fattezze, in quel momento di passaggio tra l’infanzia e l’adolescenza. Già protagonista ne “Il Giardino degli Amanti” di Volpini, la Arduino va in scena con quel senso di purezza tipico di chi «del bel Montecchi» nutre spassionato amore. Solidissima tecnica e fresca di diploma presso la stessa Accademia di quel Teatro che ora la consacra, Martina non sembra affatto “acerba” per un ruolo tanto complesso. La ballerina, infatti, è in grado di unire con sommo trasporto e puro abbandono, il climax che va dalla rettitudine alla più autorevole delle ribellioni per la difesa dei propri sentimenti nell’attimo in cui assapora, con appassionato stupore, il senso di un’irresistibile attrazione.
Altrettanto adatto, anzi, del tutto perfetto per un ruolo come Romeo, Claudio Coviello, da molti già ribattezzato «il nuovo Bolle». Classe 1991, la «pura gemma da coltivare» - come lo ha definito la stessa étoile “superstar” tutta italiana di Casale Monferrato - sembra essere nato per vestire i panni dell’ingenuo ma impulsivo 001operagiovane Montecchi. Impossibile allontanare lo sguardo da questo personaggio, pura poesia del palcoscenico. Linee perfette, assoluta leggerezza nei salti, pathos mai scontato che non sembra ma è puro approfondimento della parte, rielaborazione profonda di emozioni provate realmente a livello intimo, personale.
Tante le scene suggestive dell’opera, tra cui la quarta del primo atto, il grande pezzo corale nella sala da ballo, soprattutto per la solennità della musica che, insieme ai passi di una danza tutta rinascimentale, rappresenta perfettamente anche la metafora di una società austera e immutabile. Oltre a questo, si ricordano altri tre momenti che riguardano nello specifico gli amanti: il primo incontro tra i due, un attimo in cui non accade assolutamente nulla ma è pura, autentica improvvisa -seppur casuale- scoperta: i «nati sotto cattiva stella» scoprono l’uno la presenza dell’altro e questo li immobilizza in una sorta di meravigliosa “paralisi”. Alla fine del primo atto, il più atteso pas de dex dell’intero lavoro, la “scena del balcone”. Giulietta non riesce a dormire pensando al suo amato il quale comprare d’improvviso nel giardino. L’Arduino ha saputo ben cimentarsi in questo passo a due di cui la Ferri costituisce tutt’oggi ancora il modello più alto-e forse insuperabile- per ogni danzatrice che va a sperimentare il ruolo. Ma nonostante l’ovvio riferimento alla musa ispiratrice e «interprete ideale» dello stesso coreografo scozzese, la giovane Giulietta è bellissima nell’esaltazione di una delicatezza tutta personale che completa nel suo accostarsi al Coviello-Romeo. L’inconfondibile leitmotiv di questo momento è poi l’assoluta celebrazione di un amore che vuole sopra-vivere al di là delle sue stesse vittime. Drammatico il finale, dove Romeo cerca di far danzare il corpo inerme della sua Giulietta cercando di ripercorrere proprio gli attimi, dunque i passi, di quello straordinario passo a due. Un momento di assoluta difficoltà per i due interpreti in cui la giovane Capuleti è come un fantoccio mosso, come corpo morto, dal solo dolore di un fresco ricordo che vive ancora nel suo amante. Doppia prova d’interpretazione e tecnica per entrambi i danzatori che devono abbandonarsi pur mantenendo precise linee coreografiche.
Un trionfo, un teatro pieno fino al loggione. Questa è l’eccellenza del tempio sacro del balletto italiano che celebra le sue giovani stelle.

Laura Sciortino 11/01/2017

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