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Il fumetto incontra il cinema: Gulp! Goal! Ciak! a Torino

ufficio stampa

Ѐ iniziata il 9 febbraio e si concluderà il 20 maggio la mostra dedicata al cinema e ai fumetti, Gulp! Goal! Ciak!, ospitata nel Museo Nazionale del Cinema di Torino, e nata in collaborazione con Juventus Museum (che nei suoi spazi propone Gulp! Goal! Ciak! Calcio e fumetti). Il percorso ha idealmente inizio nel “Caffè Torino”, dove Luca Raffaelli, il curatore della mostra, definisce gli intenti: questo progetto è “un esperimento, uno studio, un gioco”. La mostra, però, comincia davvero nell’Aula del Tempio, si sviluppa a partire dalla scala elicoidale e da lì lungo tutte le pareti della Mole Antonelliana. Il focus dell’esperienza è lo schermo, anzi, gli schermi, tutti quelli che proiettano le immagini dei film e i fumetti da cui sono tratti o a cui sono ispirati (in rapida successione o accostandoli); molto limitata, invece, l’area dedicata ai film che sono stati trasposti in fumetti. Il rapido confronto non è solo curioso e divertente, ma funzionale alla valorizzazione delle differenze, delle somiglianze, delle aderenze tra i disegni a fumetto e la loro resa cinematografica o televisiva. Il visitatore, in penombra nella pancia della Mole, incappa nelle tavole (alcune anche originali) di Barbarella, Sturmtruppen, Diabolik, Flash Gordon, Popeye, Dick Tracy. Agganciare un film d’animazione ad un fumetto è spesso stata una scelta pratica e creativa insieme, poiché avere già una storia a disposizione accorcia i tempi di produzione che, nel caso dei “cartoni animati” , sono molto più lunghi di un film dal vero: sono nati così Lucky Luke, Charlie Brown, Asterix e Obelix. 

La mostra dedica una sezione ai fumetti (auto)biografici, tra cui Rughe di Paco Roca e Persepolis di Marjane Satrapi: il confronto in tempo reale tra vignetta e film mostra come nella trasposizione da un linguaggio ad un altro si possa perdere una suggestione o una scelta intimista o, al contrario, si possa guadagnare una nota di colore. Una piccola sezione, forse troppo piccola, se consideriamo il peso della fumettistica nipponica, è dedicata ai manga, che invadono gli schermi della mostra nella loro trasposizione in serie tv e in anime, mostrando tutta la distanza rispetto alla tradizione occidentale. La mostra, tuttavia, ha il merito di mettere in luce la grandezza della forza visionaria di Osamu Tezuka, di cui sono debitori Akira, Tekkonkinkreet, Ghost in the Shell. E se volessimo essere maliziosi, potremmo pensare che lo sono stati anche i curatori della mostra, che si sono premurati di mettere grande distanza tra fumetti Marvel e Dc Comics, in realtà case di produzione vicine negli intenti e nelle storie, nella tendenza sempre maggiore a slegare fumetto e film, ma acerrime nemiche: che il curatore volesse evitare diatribe tra i fan di Avengers e quelli della Justice League? Va detto che, se negli anni Marvel ha puntato su una sempre maggiore umanizzazione dei suoi eroi, Dc Comics, dai film eroi-comici degli inizi, ha ceduto ad una visione sempre più dark, al suo apice con la trilogia di Christopher Nolan. Relegati, purtroppo, nell’area “Altri fumetti” forse alcuni dei risultati più interessanti di questa, ormai assodata, abitudine alla trasposizione: Kick Ass, l’eroe impacciato della vita quotidiana, Le avventure di Tintin, che meriterebbe una menzione anche solo per l’uso della motion capture da parte di Steven Spielberg, e quei film “inaspettatamente” tratti da graphic novel, Morto Stalin se ne fa un altro, La vita di Adele, Era mio padre, A history of violence, dove però, i film spiegano ciò che i fumetti preferiscono lasciare intendere. Capifila del fumetto italiano sono Altan, Gian Alfonso Pacinotti, noto ai più come Gipi, che si è recentemente confrontato con la macchina da presa, girando L’ultimo terrestre (tratto da una graphic novel di Giacomo Monti), e Zerocalcare, attualmente in mostra al MAXXI di Roma (La profezia dell’armadillo, con la regia di Emanuele Scaringi, liberamente ispirato all’omonimo fumetto, è stato presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia). Una sola pecca, proprio nell’ultima tappa di una mostra appassionante ed armoniosa: è poco riuscito (anche se concepito da un'idea interessante) il tentativo di proporre un film privato di tutti i suoni e animato da nuvolette e onomatopee, con l’intento di unire le caratteristiche principali di ciascun linguaggio (le immagini per il cinema e i balloon per il fumetto).

Laura Caccavale 20/02/2019

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