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Recensito incontra l'attrice Giorgia Mazzucato

Giorgia Mazzucato detta "Gigia" é un'attrice, autrice, atleta, insegnante e fondatrice della SITI - Scuola Internazionale di Teatro all'Improvviso. Allieva di Marco Baliani, Giorgia ha vinto il San Diego International Fringe Festival 2017 come miglior artista e miglior spettacolo internazionale dell’anno, con il suo "Lifegate", adattamento dell’italiano "Viviamoci", prodotto assieme alla digital artist Maria Beatrice Alonzi, per la Produzione Stabile della SITI.

Classe 1990, padovana di nascita, sei un'attrice, autrice, atleta, musicista e insegnante. Come è nata la tua passione per il teatro?

"Ricordo nitidamente il mio primo vero incontro con il teatro. Avevo 7 anni e dopo cena, mia madre si era seduta in poltrona per guardare uno spettacolo che stava per essere trasmesso su RAI2: “Il racconto del Vajont”. Mi sedetti affianco a lei con l’intento di stare un po’ insieme, guardare qualche minuto e poi andare a letto.
Passarono due ore e venti senza che me ne accorgessi, rapita, coinvolta e attratta dall’Arte di Marco Paolini, che con le sue parole aveva riportato in vita storia e umanità".Mazzucato03

Dopo aver girato l'Italia con i tuoi spettacoli e aver vinto il Premio Special OFF al Roma Fringe Festival con “Guerriere”, ora sei in giro in America e Messico a portare “Lifegate”, adattamento dell'italiano “Viviamoci”, con cui ti sei aggiudicata il premio Miglior Artista e Miglior Spettacolo Internazionale del San Diego International Fringe Festival. Cosa si prova a rappresentare l'Italia portando i propri lavori all'estero?

"Un orgoglio immenso. Avreste dovuto vedere le facce delle persone ogni volta che rispondevo “I come from Italy”. Un misto di ammirazione, invidia e felicità. Noi italiani siamo proprio fortunati a vivere nel paese più bello del mondo con la cultura più varia del mondo. E’ stato davvero un onore portare oltreoceano la mia piccola arte, che affonda le proprie radici nella nostra terra, di cui in quel momento era rappresentante".

“Viviamoci” è uno spettacolo in cui si nota un grande lavoro sulla voce e sulla lingua, un testo che Dario Fo ha definito “paradossale e metafisico”. Che lavoro c'è stato per riuscire a tradurre gli elementi di “Viviamoci” per un paese che adotta una lingua e una cultura diversa come quella americana? Insomma, come ha fatto “Viviamoci” a trasformarsi in “Lifegate”?

"Più lavoravo alla traduzione di “Vivaimoci” in“Lifegate”, più mi accorgevo che “Lifegate” non poteva essere la traduzione di “Viviamoci”. I personaggi che funzionano sono quelli che incarnano i pensieri e la cultura di un popolo. E se il popolo cambia, cambiano pensieri e cultura, dovendo dunque cambiare anche i personaggi. Ho cercato quindi di mantenere la storia originale, incastrando e adattando personaggi diversi da quelli italiani. E il risultato è stato davvero curioso.
Lo stesso “Lifegate” è cambiato molto tra una replica e l’altra, mentre capivo qualcosina di più ogni volta sul pubblico americano.
La cosa più evidente che ho notato del pubblico americano è che ha voglia di interagire. Il pubblico americano ha bisogno di interagire, per questo tende ad abbattere la quarta parete appena ne ha l'occasione, facendosi parte del racconto.
Vi faccio un esempio semplice: se durante lo spettacolo un attore dice che “la libertà è un dono che non dobbiamo perdere”, immancabilmente almeno tre quarti degli spettatori commenteranno, bisbigliando o a voce alta, “hai ragione!” “si! Non perdiamo la libertà!” “hai detto bene, brava!”, oppure “volete sapere cos’è successo?” “sì, vogliamo saperlo!”, “diccelo!”, “ti ascoltiamo!”.
Ammetto che all'inizio sia stato spiazzante, ma un poco alla volta ho cominciato a divertirmi in questo nuovo gioco con gli spettatori e ho modificato il testo di modo da lasciare sempre più spazio alla loro interazione. È stato davvero bello".

Mazzucato02Tra i tanti maestri incrociati durante le tue esperienze, hai avuto modo di lavorare con Dario Fo e Franca Rame. Cosa porti con te di quell'esperienza?

"Porto con me il loro coraggio verso la vita, materia che non si smetterà mai di studiare e imparare. Il loro coraggio portava all’Arte e la loro Arte era uno strumento tanto poetico quanto concreto, efficace, tagliente, indimenticabile. Raccontare storie è un’arma potentissima.

Dal 2012 hai portato in scena molti spettacoli scritti, diretti e interpretati da te, trovando anche la spinta per fondare una scuola di recitazione e recitare nella webseries di Repubblica.it “Sesso & calcio”. Come gestisci tutti questi spettacoli e progetti?

"Al momento la mia scuola, che è anche centro di produzione teatrale, “La SITI”, racchiude tutti i miei progetti e di conseguenza non posso che dedicarmici interamente, anima e corpo.
“La SITI”, co-fondata con la digital artist Maria Beatrice Alonzi, produce decine di spettacoli all’anno (tra i quali i miei monologhi), cortometraggi, web serie, spot, contenuti multimediali, etc. In breve, diciamo che La SITI produce tutti i miei sogni.
Per quanto riguarda la parte di didattica mi occupo di insegnare teatro di testo e teatro di improvvisazione attraverso un metodo da me costruito un passetto alla volta, ovvero il “Metodo MIT®”(ndr il primo metodo di improvvisazione codificato al mondo), basato sul concetto fondamentale di empatia. Lo studio dell'Improvvisazione Teatrale è un mezzo per comprendere in profondità l'altro. Uno strumento per attraversare ogni barriera, prima di tutto le nostre, tra auto-giudizio e paura. L’Improvvisazione è una meravigliosa arte per gli attori e un incredibile strumento per qualsiasi essere umano per comprendere chi gli sta accanto, non necessariamente soltanto sul palco, ma nel mondo".

Quali sono i progetti futuri di Giorgia Mazzucato?

"Sogno di portare in televisione uno spettacolo come quello di Paolini, che streghi un’altra bambina come me".

Riccardo Bassetti 12/07/2017

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