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Recensito incontra Anna Bonaiuto e Sabina Guzzanti, giurate della XII edizione del Premio Nazionale delle Arti – sezione teatro

La XII edizione del PNA, Premio Nazionale delle Arti - Sezione Teatro ha messo in luce il talento di giovani e aspiranti attori, registi, drammaturghi e critici. Il concorso, organizzato dall’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico” e svoltosi all’interno dello storico Teatro Studio “Eleonora Duse” ha aperto le porte anche al mondo artistico europeo, creando un’importante occasione di scambio e confronto. A giudicare le numerose esibizioni dei partecipanti una giuria tutta al femminile: Caterina d’Amico, Sabina Guzzanti e Anna Bonaiuto. Terminata la manifestazione e decretati i vincitori per ciascuna categoria, abbiamo raggiunto due delle tre giurate per parlare della manifestazione.

“In base alla sua esperienza quanto crede sia importante oggi un concorso come il Premio Nazionale delle Arti per i giovani attori, registi, drammaturghi e critici che si affacciano sul panorama artistico nazionale?”

Sabina Guzzanti: Credo che concorsi come il PNA siano fondamentali oggi per chi desidera avvicinarsi a questo mondo, perché offrono una preziosa occasione di mettersi alla prova davanti ad un pubblico, fuori dall’ambiente accademico. Penso che sia sempre importante, infatti, quando si comincia in questo settore, avere delle conferme sul proprio talento e avere la possibilità di cimentarsi in qualcosa di concreto, soprattutto dopo un’intensa fase di studio.

“In questa XII edizione il PNA ha dimostrato di essere un’ottima occasione di scambio e confronto tra ricerche artistiche diverse, aprendo le sue porte anche alle scuole straniere. A tal proposito ha notato differenze tra l’approccio dei partecipanti europei e quello dei ragazzi italiani?”

Anna Bonaiuto: Osservando le esibizioni degli attori italiani e di quelli europei questa sera ho potuto notare che in quest’ultimi c’è un uso del corpo maggiore. La corporeità, infatti, assume nelle loro performance un ruolo molto importante, al pari della voce. Gli europei hanno un approccio molto più intenso con il testo, sono attenti ai rapporti con gli altri attori in scena e alle pause tra una battuta e l’altra. Gli italiani, in particolare, risultano più incisivi nel trasmettere una maggiore carica sul palco e nel saper arricchire la recitazione di una forte dose di ironia. A mio avviso comunque chi recita in inglese ha a disposizione una lingua veramente “teatrale”.

“Com’è stata la sua esperienza di giudice in questo importante concorso? Che dinamiche si sono instaurate all’interno della giuria? Vi siete trovate in sintonia nell’elaborazione dei giudizi?”

Guzzanti: Rispetto ad altre esperienze avute come giudice, questa sera abbiamo deciso molto velocemente. Anche quando non ci siamo trovate d’accordo con Anna Bonaiuto e Caterina d’Amico il confronto non si è mai trasformato in discussione. Avendo poi sia io che Anna frequentato l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica, ci siamo sentite molto vicine questa sera ai ragazzi in gara nel PNA e ci siamo riconosciute in molte situazioni vissute dagli attori. Inoltre ho notato con piacere non solo un’incredibile miglioramento del clima stesso che si respira e vive all’interno dell’Accademia, ma anche che la recitazione dei ragazzi è molto meno tesa, più intelligente e misurata rispetto a quella che avevamo noi alla loro età.

“Viste le condizioni in cui versa il mondo dello spettacolo contemporaneo, che consiglio si sente di dare ai giovani che si avvicinano a questo settore?”

Bonaiuto: Sicuramente quello di usare questo lavoro magnifico come esperienza di vita e non solo come esperienza teatrale o cinematografica.

Eleonora D’Ippolito
30/04/2017

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