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Recensito intervista Serena Mancarella, rumorista di “Follia” andato in scena al Teatro Quirino

Coloro che contribuiscono alla buona riuscita di un’opera non sono solo gli attori sul set o sul palcoscenico. Esiste infatti un “dietro le quinte” formato da diverse figure che, nonostante non si esibiscano davanti ad una telecamera, muovono gli ingranaggi della grande macchina dello spettacolo. Una fra queste è costituita dai rumoristi, veri e propri artisti e creativi del suono. Dal 2 al 6 maggio è andato in scena “Follia” e sul palco del Teatro  Quirino di Roma ne erano presenti tre che producevano i suoni dal vivo. Abbiamo incontrato uno di loro, Serena Mancarella, che ci ha spiegato i segreti di questa particolare professione.

Se si sono presentate, quali sono state le maggiori difficoltà nel produrre i rumori dal vivo durante lo spettacolo “Follia”?

Rumoristi 1

"I rumori di solito si registrano in studio, perciò si ha la possibilità di rifarli. Ma il fatto che siano dal vivo implica che qualcosa potrebbe sfuggire. C’è stata la difficoltà dovuta alla luce che non dipende dal rumorista ma dal direttore della fotografia, quindi in un determinato momento potevamo cercare un oggetto ritrovandoci completamente al buio. Le altre difficoltà riguardavano l’attrice che, essendo microfonata, avrebbe potuto produrre altri rumori, oltre al fatto di riuscire a trovare una sincronia perfetta con i suoi movimenti. Ci sono state anche difficoltà di carattere tecnico: sul palco erano presenti i cavi che non ci sono in sala di incisione e potevamo rischiare di emanare un suono anomalo. In più, bisogna rimanere ad una certa distanza dai microfoni per evitare che i rumori non vengano riprodotti in platea e ricordarsi in che preciso punto della sceneggiatura bisognava fare un determinato rumore. In ogni caso la collaborazione con grandi professionisti, nonché persone di una umanità e simpatia fuori dal comune, ha reso tutto semplice e piacevole".

Come è stato organizzato il lavoro? C’è stata una collaborazione con il regista per la scelta dei rumori?

"L’organizzazione delle varie fasi è stata egregiamente gestita da due coordinatori: Ivan Caso e Massimiliano Prezioso. C’è stato un lavoro preliminare in cui ci hanno dato la sceneggiatura molto prima di iniziare le prove per poter capire quali rumori potevano essere prodotti e quali no. Dopo aver scelto i suoni e i rispettivi oggetti, abbiamo fatto delle prove in uno studio con il regista, e abbiamo deciso dove collocare i rumori in base alla recitazione e alla musica e stabilito con quale intenzione produrli".    

Quali competenze specifiche deve avere il rumorista?

"Ovviamente è fondamentale avere un buon orecchio abituato a riconoscere i rumori di una determinata cosa o a inventare quelli che non esistono nella realtà. Molti rumori nascono nella mente di un rumorista perché negli anni li ha già ascoltati o riprodotti, e la grande esperienza del mio mentore Alvaro Gramigna e di Davide dell’Ariccia hanno contribuito grandemente alla ricerca. Per lo spettacolo “Follia” credevamo che alcune cose suonassero in un determinato modo, ma poi effettivamente abbiamo scelto un altro suono. È un mestiere fatto di creatività e immaginazione e bisogna avere anche la capacità di produrre l’evento sonoro “a sync” con un movimento".      

Quali sono i vari procedimenti per inserire i rumori in un prodotto audiovisivo? E che tipo di oggetti vengono utilizzati?

"Dopo il montaggio, la scena subisce una fase di postproduzione audio che è costituita da quattro fasi: composizione e incisione della musica, montaggio della presa diretta, eventuale doppiaggio e integrazione o ricreazione dell’ambientazione con tutti i rumori. Quest’ultima si divide a sua volta in altre fasi: montaggio degli effetti e degli ambienti e i rumori di sala. Tutti i rumori creati poi passano al mix, livellati insieme alle altre componenti e reincisi da un fonico. Tutto ciò che usiamo sono assolutamente degli oggetti comuni, dato che qualunque cosa produce un rumore. Per esempio per lo spettacolo al Teatro Quirino abbiamo creato il rumore del treno a vapore con due spazzole su una valigia, perché quel suono microfonato in un certo modo e con un certo riverbero ed una certa equalizzazione dava proprio quell’effetto specifico. I tuoni sono stati fatti invece con una lamiera e lo sparo di un fucile tramite lo scoppio di un pallone. Però ce ne sono alcuni che bisogna inventarsi perché non esistono nella realtà, come quello della stella cometa nello spettacolo “Follia”. Ma l’associazione di un rumore ad un determinato oggetto dipende anche dall’orecchio di chi ascolta, in quanto il cervello associa un evento sonoro a uno visivo e in molti casi può essere beffato".

Esiste un’associazione specifica per la vostra categoria?

"Esiste un’associazione di categoria da diversi decenni che si chiama “Associazione Creatori di Suoni”. È nata prima come “Associazione Rumoristi Italiani” ed è cambiata perché sono stati inclusi anche i montatori degli effetti sonori. È stata creata anche per intraprendere una battaglia, tuttora in corso, per il riconoscimento dei diritti connessi ai creatori di suoni. D’altronde è proprio l’Associazione che ha garantito la nostra presenza sul palco nella rappresentazione di “Follia”".

Eugenia Giannone 08/05/2018

Foto: Tommaso Le Pera

 

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