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Il dubbio, le croci, Cohen: Recensito incontra Alessio Bonomo

La sua ultima idea ha preso piede da qualche settimana in un piccolo locale del Pigneto, il Club55. Conversazioni in musica "A lume di candela", che privilegiano un ascolto attento e si adagiano su toni confidenziali. Alessio Bonomo è un autore originale, che ha iniziato la sua avventura più di 15 anni fa a Sanremo. Dopo aver assistito alla sua apertura di rassegna il 30 ottobre scorso, abbiamo deciso di incontrarlo per farci raccontare il suo elogio del dubbio, le sue croci, le sue canzoni.

“La nostra ragione non può assolutamente trovare il vero se non dubitando”, si legge in un passo dello Zibaldone di Leopardi. Sembra che anche tu metta in piedi una specie di elogio del dubbio in “Gli uomini camminarono sulla luna”. È così?
"Sì. Credo che dubitare e cercare di ragionare con la propria testa sulle cose sia l'unica strada che ci può consentire, se non di coglierla, almeno di avvicinarci alla verità. Soprattutto in un mondo come quello di oggi dove la comunicazione è diventata talmente centrale e potente da essere spesso capace di sostituirsi alla realtà."

“Con affetto, un amico”: un mese fa al Club55 abbiamo riapprezzato la tua versione di "Famous blue rancoat", l’ultima con Leonard Cohen ancora in vita. Cosa significava per te Cohen e quanta importanza avrà per te d’ora in poi cantare quella canzone?
"Cohen l'ho sempre vissuto come un esempio di integrità. Un artista che nonostante il grande succeso ha sempre dato la sensazione di essere rimasto fedele ai motivi per i quali ha cominciato a scrivere. Continuare a cantare quella canzone dopo la sua scomparsa, sarà per me, come prima e forse più di prima, una bella emozione."

Prima di Cohen hai tradotto anche Dylan in “La ragazza del nord”. De André diceva che era un bene tradurre colleghi di altre lingue, perché ci si esercitava e al tempo stesso ci si dimostrava umili nel diffondere poesia straniera. L’importante, per De André, era però non tanto tradurre letteralmente ma entrare il più possibile nello spirito della canzone. È stato così anche per te?
"Per me 'tradurre' signafica provare a restituire, attraverso il mio linguaggio, l'emozione che la canzone originale mi ha dato. Concordo con De André sul fatto che le traduzioni strettamente letterarie non abbiano molto senso."

Oltre a Dylan e Cohen, hai altri modelli a cui ti ispiri?
"Più che da modelli direi che mi lascio ispirare da tutto ciò che mi trasmette sensazioni profonde: una canzone, un libro, una scena vista per strada."

Che cos’è Rapsodica?
"In senso tecnico è un'associazione culturale. In senso più ampio mi verrebbe da dire che è l'aspirazione di cinque visionari che attraverso l'unione delle forze provano a rendere un pò più bello ed etico il mondo della musica e dello spettacolo."

Che ruolo gioca la rabbia nelle tue canzoni?
"Il ruolo che gioca la rabbia nelle mie canzoni è quello di essere trascesa."

Charlotte è la donna di cui si innamora il giovane Werther. Nell’opera di Goethe è soprannominata Lotte, curioso nomen omen italiano che forse può aprirsi al senso della tua canzone. Chi è la tua Charlotte?
"La mia Charlotte è una nipotina. Scrissi quella canzone quasi per gioco e inizialmente per un uso privato. È l'augurio fatto ad una bambina di rimanere pura, di non farsi contaminare troppo dal mondo che crescendo incontrerà. Caratteristiche umane, e in questo c'è un'analogia, che anche Goethe attribuiva alla sua Charlotte."

Che rapporto hai con la letteratura?
"Quello con la letteratura oggi è un rapporto molto istintivo, non seguo da vicino la sua evoluzione ma quando incontro qualcosa che mi colpisce, approfondisco e magari per un pò mi interesso solo a quello."

Un disco nel 2001 e uno nel 2014. Nel frattempo, però, oltre a tanti altri progetti hai firmato testi e musiche per lo spettacolo di Alessandro Haber “Haber bacia tutti”. Che esperienza è stata?
"Haber bacia tutti era un vero e proprio disco di canzoni, non uno spettacolo. Scriverlo e realizzarlo è stata un'esperienza molto forte e in qualche modo sorprendente. Per scrivere ho cercato di guardare il mondo attraverso gli occhi di Haber, e questo mi ha consentito di cogliere molte cose da prospettive nuove che non avrei conosciuto altrimenti. Sono molto legato a quel progetto e mi auguro che prima o poi venga riscoperto."

“Ognuno ha le sue croci”. Che croce si porta Alessio Bonomo?
"Le croci sono come gli esami di Eduardo, non finiscono mai. Io non ne ho una in particolare, come tutti ne ho diverse ma fino ad oggi, toccando ferro, posso dire di essere riuscito a reggerle tutte."

Daniele Sidonio 1/12/2016

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