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“Ieri, oggi e domani”: i sessant’anni di storia del David di Donatello

Un documentario sul David di Donatello non può che essere un viaggio nella storia del cinema italiano: per sessant’anni il premio cinematografico più prestigioso d’Italia è infatti andato di pari passo con i suoi (tanti) successi e i suoi fallimenti e ha sostenuto i più attori, registi, ma anche scenografi e produttori, che hanno reso grande la settima arte nel nostro Paese.

All’interno del magnifico Teatro di Villa Torlonia, nella seconda edizione della rassegna Storie e stelle del cinema italiano, è stato proiettato David 60 - Ieri, Oggi e Domani, diretto da Giorgio Treves. Presenti all’evento speciale il regista e Caterina D’Amico, Preside della Scuola Nazionale di Cinema, che hanno fatto una breve introduzione. Il documentario è prima di tutto un sentito omaggio a Gian Luigi Rondi, compianto presidente dell’Accademia del Cinema Italiano - Premi David di Donatello, uno dei fondatori e principale sostenitore del premio, scomparso lo scorso settembre all’età di 95 anni. Stimato sceneggiatore e pioniere della critica cinematografica italiana, Rondi ha curato cicli cinematografici in festival di tutto il mondo e ha fatto parte della giuria a Venezia (dal 1971 al 1973 è stato anche Commissario della Biennale), a Berlino e a Cannes. Il suo impegno maggiore, durato una vita, lo ha però dedicato alla crescita del premio: «Gian Luigi stato autore di una piccola rivoluzione - ha detto Caterina d’Amico - e ha trasformato il David nell’Oscar italiano. Voleva che fosse un premio non votato da una giuria, ma da tutti coloro che il cinema italiano lo fanno ogni giorno. Il suo contributo è stato fondamentale per tutti noi».

Il documentario inizia proprio mostrando le vecchie mani di Rondi che sfogliano un album dei ricordi con le fotografie delle tappe più significative del premio. Tutto è iniziato nella metà degli anni Cinquanta, con l’apertura dell’Open Gate Club di Roma: il primo simbolo era proprio una porta che si apre, emblema di una nuova epoca di libertà e di scambio fra culture dopo gli anni bui della guerra e dei totalitarismi. La prima edizione ha preso il via al cinema Fiamma di Roma nel 1956, grazie soprattutto a Italo Gemini, esercente cinematografico e presidente dell’Agis. «Volevamo creare un premio come l’Oscar, ma con una statuetta più bella. Così abbiamo scelto il David di Donatello, massima opera dell’arte rinascimentale italiana», spiega Rondi nel documentario. Le prime sculture, in malachite nera e con targa dorata, andarono tra gli altri a Gina Lollobrigida, memorabile interprete ne La donna più bella del mondo, e a Walt Disney, maestro dell’animazione, per Lilli e il vagabondo. Due anni dopo fu premiata la diva Marilyn Monroe per Il principe e la ballerina: indimenticabile la sua risposta durante il ritiro del premio, su suggerimento di Anna Magnani: «Sono commossa and grazie!».
L’opera di Giorgio Treves fa rivivere i momenti più significativi del premio, e del nostro cinema, attraverso filmati dell’epoca e scene di film celebri alternate alle interviste ai protagonisti e ai vincitori di ieri e di oggi: dalla Lollobrigida a Giuseppe Tornatore, da Paolo e Vittorio Taviani a Ennio Morricone, ma anche Nanni Moretti, Matteo Garrone e il giovane Gabriele Mainetti, che nel 2016 ha trionfato con il suo Lo chiamavano Jeeg Robot, vincitore di ben 7 statuette. Fino al 1982 (a parte alcune eccezioni) la cerimonia si tenne nel meraviglioso teatro greco-romano di Taormina: divi italiani e internazionali in passerella dominavano la scena e la manifestazione aveva un’eco mondiale grazie alla sua capacità di unire grande cinema, moda e glamour. Anche dopo il ritorno a Roma il David ha continuato a essere un costante punto di riferimento: ogni anno, tra il mese di maggio e di giugno, celebra i grandi maestri affermati e aiuta i giovani autori ad emergere, anche grazie al premio per il miglior cortometraggio. Sono tanti gli attori e i registi che identificano nella loro vittoria il loro trampolino di lancio: Margherita Buy, Francesca Archibugi, ma anche Saverio Costanzo e la coppia Isabella Cocuzza e Arturo Paglia, produttori di film innovativi come Cover Boy (2008), Basilicata Coast To Coast (2010) e La migliore offerta (2013).

Le sessanta edizioni del David sono state il metronomo di un’Italia in continua trasformazione e i film vincitori gli specchi di realtà sociali condivise: le virtù e i problemi del mondo contadino, come in Rocco e i suoi fratelli (1963) di Luchino Visconti, o il terrorismo degli anni di piombo, fotografato in tutta la sua crudezza nei film di Francesco Rosi. Il tema di Cosa nostra irrompe nel recente La mafia uccide solo d’estate (2014) di Pif, mentre Fuocoammare (2016) di Gianfranco Rosi documenta la tragedia connessa agli sbarchi dei migranti a Lampedusa. Con il David ogni anno viene messo in luce uno spaccato di un Paese che cambia, con i suoi pregi e le sue contraddizioni, registrato e reso arte grazie all’illusione cinematografica. Certo, alcuni sono stati clamorosamente esclusi: è il caso di Ennio Morricone, che proprio nel documentario lamenta tra il serio e il faceto la mancata premiazione della colonna sonora di Uccellacci e uccellini (1966) di Pier Paolo Pasolini.

Ieri, Oggi e Domani non è solo il racconto celebrativo di un premio importante: è, in fondo, la cronistoria della vita di tutti noi, che attraverso le pellicole della nostra epoca abbiamo riso, pianto, ci siamo identificati e abbiamo imparato a riconoscerci meglio.

Michele Alinovi
17/02/2017

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