Esistono virus che trascendono le pure e semplici nozioni scientifico-biologiche: come entità astratte in grado di avvelenare assai più gravemente l’animo umano, più che il suo corpo. L’indifferenza, l’odio, la vendetta: una serie infinita di sfumature che definiscono un quadro rappresentativo di ciò che realmente significano la reclusione, l’isolamento e l’impossibilità dell’incontro. Soprattutto, quando a mancare, di base, è una certa predisposizione emotiva ed empatica nei confronti del mondo. Una quarantena esistenziale, insomma, già presente da prima del COVID-19, e che affonda le proprie radici in un tempo fuori dal tempo e in uno spazio fuori dallo spazio.
Sono anche i presupposti, questi, che hanno spinto il pittore greco Miltos Manetas e il Palazzo delle Esposizioni di Roma ad aprire solo “virtualmente” le porte della Sala Fontana già dall’11 maggio 2020 (inaugurando di fatto la settimana precedente alla prevista riapertura dei musei italiani) alla “Condizione Assange”, una mostra ispirata al noto giornalista e attivista australiano. Scopo dell’iniziativa è invitare il pubblico a una profonda riflessione sulle condizioni attuali di auto-confinamento nelle quali ristagna il nostro animo (prima che il corpo) e quello di miliardi di persone colpite oggi anche dall’emergenza coronavirus, cogliendo tutte le analogie della reclusione forzata che il cofondatore di WikiLeaks si è ritrovato a subire prima presso l’Ambasciata Ecuador di Londra (quasi 10 anni fa), e poi ufficialmente nella Her Majesty Prison Belmarsh (conosciuta anche come la “Guantanamo britannica”).
«Per me, le opere non possono essere viste dal vero – spiega lo stesso Miltos, chiarendo le modalità di fruizione della mostra – e non perché il Museo è chiuso, ma perché Julian Assange vive, ormai da anni, da sequestrato: non lo puoi vedere di persona (anche se puoi vedere innumerevoli foto e video suoi). Abbiamo infatti deciso che, se per caso la sua condizione si risolve mentre la mostra è in corso, apriremo anche noi “Condizione Assange” al pubblico al più presto possibile, che sia per un mese, un giorno, un’ora, non ha importanza».
«È una mostra che apre per restare chiusa – si legge nel comunicato stampa del Palazzo delle Esposizioni. Lo facciamo perché non vogliamo nascondere il senso di inquietudine e di incertezza che – proprio nell’abbagliante esperienza di una comunicazione che ha invaso ogni fibra e ogni istante della nostra esperienza con tabelle, curve di crescita, spiegazioni epidemiologiche, allarmi e previsioni – questo tempo, come una inaccessibile zona oscura, lascia in tutti noi».
Quaranta ritratti finora eseguiti tra febbraio e aprile, fruibili attraverso i canali social preposti all’iniziativa e legati a doppio filo alle campagne di sensibilizzazione #laculturaincasa e #iorestoacasa sostenuta da Roma Capitale. L’arte per amore dell’arte e dell’uomo, semplicemente. Nessuna retorica legata al tentativo di richiamare l’attenzione pubblica sulla vicenda di una persona che si è sempre esposta contro i crimini di guerra (ricevendo il sostegno, fra gli altri, di personaggi del mondo dello spettacolo come Brian Eno e Roger Waters), o sui temi della tortura e della pena di morte. E nemmeno la volontà di inscenare una mostra di quadri di un artista che decide di dedicare la sua pratica a ritrarre un volto “difficile” (sia per la complessità del personaggio sia, come dice lo stesso Manetas, per le sue caratteristiche espressive).
“Condizione Assange” è un puro e semplice momento d’incontro surreale tra sensazioni e sentimenti, proprio lì dove la punta del pennello sfiora la tela. E nasce il miracolo.
Jacopo Ventura, 12/05/2020
Link utili:
https://www.instagram.com/condizioneassange/
https://www.instagram.com/miltosmanetas/
https://www.palazzoesposizioni.it/