Premessa: sopra quel palcoscenico e dentro quelle casse non si capisce bene cosa sia successo. Ma i notevoli problemi tecnici non sono riusciti a spegnere Nicolò Carnesi e il suo Bellissima Noia tour nella tappa di sabato 3 dicembre al Monk di Roma.
Capello riccio spettinato, occhiale da nerd e la faccia simpatica di chi il belloccio sulla strada del successo non sarà mai capace di interpretarlo: questo è Nicolò. Uno che sa fare il suo mestiere, con pulizia e senza estremizzazioni, con un’abilità e un talento che non hanno bisogno di essere esasperati. Uno che non si sforza di impostare nessuna maschera, né di nascondere o sproloquiare sulle difficoltà materiali che si sono susseguite nella sua performance. Tant’è che quasi le dimentichiamo pure noi: restiamo lì, sottopalco, intenti a cogliere il fiore testuale che cresce sul magma sonoro creato e ben rodato da Carnesi and friends. Ci propone l’ultimo album, ma anche excursus nei due precedenti, da "Mi sono perso a Zanzibar" a "Numeri".
Il cantautore palermitano si conferma essere una delle voci e delle penne più interessanti in circolazione, anche nel live: eclettico e mutevole, riesce a coagulare un mix di ispirazioni, sonorità e riverberi che spaziano dalla tradizione cantautorale italiana al brit-pop passando per influssi elettronici e rock. Noi "Comunichiamo male", indubbiamente: ma lui no. Perché ci parla con i piedi per terra ma la testa tra le nuvole, connettendo neuroni e arterie in (tutt’altro che) noiosissima beltà. E così ci convince, ci crediamo per davvero che rotoleremo di nuovo insieme come balle di fieno in Arizona, e voleremo come i gabbiani a San Francisco.
Perché canta di amore senza zucchero, di sentimenti senza glassa, di pensieri volanti ma non gonfiati.
Giulia Zanichelli 08/12/2016
Foto: Eliana Rizzi