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The 2016 Music Valley: panoramica sulla musica internazionale

Dic 29

Quella che seguirà, più che essere una classifica - la quale risulta sempre edulcorata dal fatto di non poter fare un discorso di discernimento di genere - sarà piuttosto una panoramica nella quale verranno inserite le manifestazioni estere più importanti riflesse negli album che hanno lasciato un’impronta fondamentale. Questo luttuoso anno è stato intensissimo e sotto diversi punti di vista è importante evidenziare certe tendenze che stanno piacevolmente attraversando i livelli di alcuni generi.

JAZZ|ROCK
Presentabile quest’anno attraverso un lavoro come quello di Vijay Iyer e Wadada Leo Smith che hanno dato vita al bellissimo A Cosmic Rhythm With Each Stroke l’attitudine del jazz è sempre stata quella di restare in una sorta di nicchia purista. Un atteggiamento che sta finalmente affievolendosi verso un’evoluzione che l’ha portato, ancor di più quest’anno, ad approcciarsi a generi con cui ha stretto insospettabili ed affascinanti patti. Su questo aspetto è importante citare Emily’s D+Evolution di Esperanza Spalding, The Catastrophist dei Tortoise e Paul Simon con Stranger to Stranger se si dovessero prendere esempi molto distanti ma accomunati da una certa aura progressiva, che ha lasciato un’impronta fumante quest’anno come, per questi particolari casi, nel corso di tutta la loro carriera.

CANTAUTORATO
Sembra che nell’approccio il genere si sia impadronito di un’aria malinconica e concitata allo stesso tempo dove convivono un’armonia misteriosa di gioia e tristezza. Mitski con Puberty 2 ha tracciato assieme a My Woman di Angel Olsen una parabola del cantautorato femminile intensissima. Si riscoprono evocazioni dylaniane, ma in maniera originalmente risolta in artisti come Kevin Morby nel suo eccelso Singing Saw, una corona bellissima del moderno cantautorato.

POP|HIP HOP|R’N’B
Forse è questo il genere principe sollevato sul trono dalle big charts.
Il movimento hip pop ha superato se stesso quest’anno per due motivi: 1) per essersi confrontato da un lato con un’ egregia componente elettronica; 2) per essersi finalmente riappropriato delle sue origini blues attraverso un lavoro sul campionamento che ne riscopre l’originaria identità.
Colui che francamente ha scavalcato tutti e ha afferrato lo scettro è Kendrick Lamar con untitled unmastered. Poi c'è Danny Brown con Atrocity Exhibition, mentre Ice Cube con Death Certificate contribuisce a un ritorno brillante dell'hip hop old school.
Da notare che nel mondo patinato del pop (West/Beyoncé/Rihanna), in coincidenza alle “chicche” che hanno prodotto, i corrispettivi artwork vanno anch’essi in controtendenza: scompare quel narcisismo che vedeva imperare come sempre la loro immagine, per andare verso altre soluzioni visive più originali. Questo è sintomatico di molti cambiamenti che si stanno succedendo nell’ambiente pop che non si accontenta più dell’autocelebrazione.
Sul versante più purista ci troviamo di fronte a due muri: la riassegnazione di Antony in Anohni che gli ha portato la buona stella di Hopelessness; e la raccolta del progetto di Justin Vernon, Bon Iver con l’eclettismo di 22, A Million.

POST PUNK
Emerge una retromania che avanza verso la new wave cominciando a lasciarsi alle spalle le neopsichedelie vintage. È bene portare all’altare alcune produzioni importanti che quest’anno si sono fatte avanti favolosamente. La brillantezza retrodatabile in The Glowing Man degli Swans ha portato un ulteriore grado di solennità e sensibilità la loro musica; Adore Life delle Savages segna un’intrepida e arrogante energia sull’onda di una new wave al quadrato. Degni di considerazione anche gli ex Viet Cong, i Preoccupations che con l’omonimo album, hanno afferrato stupendi recuperi del post-punk con un risultato lodevole.

Psych/Alt-ROCK|INDIE
Le vette hard rock/neo-psichedeliche si sono smussate. Una formula che sta distraendo troppo il pubblico. Rispetto alle attitudini dell’anno scorso alcuni album avrebbero raggiunto le prime classifiche senza troppe difficoltà. Gruppi come i Black Mountain con il loro bellissimo IV, Nonagon Infinity dei King Wizard and The Lizard Wizard o Ty Segall con Emotional Mugger. Ad aver portato a un’ulteriore maturità il loro stile sono i Thee Oh Sees con An Odd Entrances. Una bella icona alt-rock dell’anno è invece rappresentata dall’album dei Parquet Courts intitolato Human Performance. Sull’indie-rock ben fatto capeggiano i Car Seat Headrest con Teens of Denial.

ELETTRONICA
Anche qui siamo ad alti livelli. La gestione del genere conferma nelle prestazioni di alcuni artisti un’enorme malleabilità destinata a sconfinare in territori ignoti, ma specialmente è diventata una componente a cui non riesce a rinunciare quasi più nessuno. Elysia Crampton con Elysia Crampton presents: Demon City esplora inebrianti esoterismi; Carla Dal Forno ci accompagna nell’abisso di sonorità profonde e allo stesso tempo calde con Fast Moving Cars; infine i giochi di DJ Shadow con The Mountain Will Fall. Difficilissimo farne un discorso completo, sono qui citati tra i migliori esempi tratti da stili completamente differenti.

CLASSICS|sui generis
A questa sezione dedichiamo cuori che non hanno tolto o aggiunto nulla al proprio genere che nel corso della loro produzione li ha resi caratteristici ma che meritano menzione speciale. Senza sbagliare: i Radiohead con A Moon Shaped Pool; i Dinosaur Jr. con Give a Glimpse of What Yer Not e Bob Mould con Patch the Sky. Le ultime parole di Leonard Cohen nelle ombre di You Want It Darker; Iggy Pop mano nella mano con Josh Homme per Post Pop Depression. Infine, chapeau ai Dillinger Escape Plan per Dissociation.

#TOP.OVER.ALL. [senza ordine specifico]

Pyrior - Portal
Tra i migliori prodotti della produzione stoner folk.

Guerilla Toss - Eraser Stargazer
brillantemente nu-noise-funk-punk.

Suuns - Hold/Still
Il binario 9 e ¾ tra hard rock, elettronica e drone.

Nick Cave & The Bad Seeds - The Skeleton Tree
Ha tracciato l’icona, la forma e la bellezza del dolore.

Run The Jewels - Run The Jewels 3
Un vero gol(d) hip hop.

Roy Montgomery - R M H Q: Headquarters
Una produzione in quattro distaccamenti tanto mastodontica quanto completa.

Matt Elliott - The Calm Before
Il caldo, fluidissimo e avvolgente tepore prima di un maremoto di turbamenti.

Nicolas Jaar - Sirens
La rottura di un sottile vetro. Un arrivo sublime della sperimentazione sulla musica elettronica.

David Bowie - Blackstar
David Bowie ci ha lasciato un carico da digerire, si tratta di un album completo, dove con l’eclettismo che lo ha sempre caratterizzato spazia dall’elettronica alla sua patinatura pop di genere, dal drum’n’bass alle spiazzanti dilatazioni jazz. Un sarcofago dove Bowie ha conservato tutta la sua essenza e sentito di aver completato un ciclo. David Bowie è e sarà come una stella: seppur morta la sua luce continuerà a lungo a illuminarci.

Emanuela Platania 29/12/2016

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