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La poesia del Fabrizio Bosso 4et al Giardino di Palazzo Venezia

Giu 29

Una serata da ricordare, quella del 25 giugno, all’interno dei giardini di Palazzo Venezia a Roma. Sia per l’affascinante cornice, aperta al pubblico da qualche giorno grazie a “Il Giardino Ritrovato”, rassegna di arte, musica, spettacolo in programma fino al 16 settembre, sia (e soprattutto) per l’esibizione del Fabrizio Bosso Quartet, il quartetto di Fabrizio Bosso (tromba) insieme a Julian Oliver Mazzariello (pianoforte), Luca Alemanno (contrabbasso), Nicola Angelucci (batteria); formazione fresca ed energica già presente all’interno di “Duke”, l’album-tributo (maggio 2015) dello stesso Bosso a uno dei compositori più influenti del ‘900, Duke Ellington.
La bvand capeggiata dal trombettista torinese dimostra di essere un esperimento felice, una sintesi tra le diverse esperienze e i diversi background dei componenti. L’amore per il Bop rimane vivo, presente, ma viene declinato in differenti fabbosso2maniere dalle varie anime del quartetto: naturalmente ci sono i celebri “attacchi” di Bosso, il personale senso dello swing, il suo aver raggiunto un maturato equilibrio tra lirismo, tecnica e creatività; tuttavia all’interno della performance ogni singolo interprete, ogni singolo strumento, ha il suo spazio per esibirsi in esercizi virtuosistici (memori della lezione manouche) che si estendono liberamente dal registro grave a quello acuto, prima di rientrare nei ranghi della composizione d’insieme. Melodie ora briose ora più lente, che rileggono il gigante del jazz Duke Ellington (di lui disse una volta Miles Davis "tutti i musicisti dovrebbero riunirsi un certo giorno, inginocchiarsi e ringraziarlo”); non manca però nemmeno la coordinazione perfetta fra i solisti, capaci di esprimere tanto la rabbia impotente attraverso martellamenti di accordi dominati dal pianoforte e lamenti spezzati della tromba, quanto la serenità lieve di pezzi in cui il suono di Bosso, sostenuto dalle percussioni, si fa più lento e sognante.
Poesia pura per esperti e neofiti, entrambi letteralmente travolti (lo testimoniano i frequenti applausi che hanno accompagnato l’ora e mezza di esibizione); uno spettacolo nello spettacolo, con il pubblico che ha chiesto, a ragione, un bis eseguito da Bosso in platea, in una sorta di linea ideale con il palco che non ha lasciato indifferente nessuno dei presenti.

Antonino Tarquini 29/06/2016

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