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"Sieranevada", la famiglia immobile nel tempo di Cristi Puiu

Arriva nelle sale dall'8 giugno "Sieranevada" del regista rumeno Cristi Puiu. Il film, accolto con grande entusiasmo al 69° Festival di Cannes, è una delicato spaccato dei nostri tempi in salsa agrodolce. C'è tanto cinema della tradizione italiana in questo lavoro, con un mix di realismo e dramma familiare riconducibile al tipico gusto nostrano.
La vicenda si svolge in un umile appartamento della periferia di Bucarest dove, tre giorni dopo l'attentato contro Charlie Hebdo e quaranta dopo la morte del padre, il dottor Lary (Mimi Branescu) trascorre la giornata con tutta la famiglia riunita per commemorare il defunto. Nonostante il mondo vada avanti le dinamiche familiari sono sempre le stesse: litigi, vecchi rancori, il sentirsi liberi di scaricare le proprie paure all'interno delle mura domestiche. Spazi ridotti, una grande varietà di personaggi e il mondo alla finestra ad osservarli.sieranevada1 Nonostante i tempi, nella dimensione domestica i gravi avvenimenti entrano a malapena nei discorsi o nelle vite, mentre gesti piccolissimi creano vere e proprie valanghe. Il presente ed il futuro non sembrano avere impatti importanti, ma il passato della dittatura comunista di Nicolae Ceaușescu porta con sé ancora molte ferite e dolorose esperienze. Il ricordo diventa lentamente parte centrale, il voler commemorare un padre defunto sembra all'inizio qualcosa di secondario, quasi dimenticato da tutti.
Puiu mostra le diverse vicende bilanciando al meglio umorismo e dramma; porta lo spettatore all'interno dell'appartamento facendolo diventare prima una sorta di spettro, con lunghi piani-sequenza che costringono in alcuni momenti a vedere solo parte di quello che accade, poi avvicinandolo e rendendolo parte della famiglia.
La sensazione è quella che nel film ci siano diverse esperienze provenienti dal vissuto del regista, che riesce ad andare oltre il semplice realismo con un lavoro di forte valore sociologico. Puiu aveva già provato qualcosa del genere nel suo ultimo lavoro del 2014 "Vigilia", corto inserito nel lavoro corale "I ponti di Sarajevo", ma tre anni dopo riesce ad andare ancora più in profondità, sfruttando al massimo le tre ore della pellicola.

Giovanni Recupido 04/06/2017

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