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Musica e biopic: diversi modi per raccontare vite fuori dal comune

Nell'era dei biopic a tutti i costi, sfavillante ma anche drammaticamente oscuro, sorge una domanda, dai fan come dagli stessi protagonisti in questione: qual è il modo giusto di raccontare una vita fuori dal comune? Se qualche anno fa, nei primi 2000, l'attenzione si posava sulla sofferenza introspettiva delle esistenze più controverse del mondo della musica, oggi la psicologia dei personaggi non costituisce più un elemento di fascinazione, e per questo si ricorre ad escamotage estetici che fanno rumore ma non hanno un'anima. Bohemian RhapsodyGli ultimi usciti, Bohemian Rhapsody (2018) e Rocketman (2019) (per cui anche la questione della regia ha un qualcosa di poco chiaro: nel primo l'unico regista accreditato è Bryan Singer, mentre a finirlo è stato Dexter Fletcher, che si é rifatto poco dopo firmando il film su Elton John) confermano una linea attuale comune che preferisce far brillare la realtà ricreando grandi scenografie e live indimenticabili e trascurando l'anima inquieta sotto ai lustrini, minimizzata in un percorso biografico di cui ci si accontenta ma che non emoziona. La chiave di lettura spettacolare, e concentrata sul fattore meraviglia, lascia perplesso lo spettatore affezionato ad un biopic più intimista in cui il dramma è parte stessa dei contenuti; è vero che la vita di Elton John non è paragonabile a quella di Edith Piaf in quanto a lustrini, ma andando a vedere il biopic di Olivier Dahan (La vie en rose, 2007) con il premio Oscar Marion Cotillard la differenza di sguardo è lampante e non riguarda la specifica scelta registica, bensì una modalità che accomuna una generazione precedente e codificata di biopic. Basti pensare a Walk the Line diretto da James Mangold (2005) o a Ray di Taylor Hackford (2004): altri protagonisti combattuti tra arte e dipendenze, con un vissuto colmo di buchi neri ma trattati senza ostentata grandiosità. Lontana da entrambi gli stili è una terza possibilità, quella documentaristica-autoriale, che appartiene più alle atmosfere dei festival internazionali che ai multisala pieni del weekend: sono i biopic sussurrati, poetici, sospesi tra realtà e interpretazione, che spesso vengono adorati dalla critica e demoliti dagli spettatori. Sono storie a più voci come in I'm not there (Io non sono qui di Todd Haynes, 2007), in cui Bob Dylan è interpretato da più attori, tra cui una donna e un bambino, o ritratti collage, senza approfondimenti descrittivi, come Last Days di Gus Van Sant (2005).
La vie en roseUna codificazione particolare è riscontrabile anche nelle produzioni italiane e appartiene ad uno sguardo che è abituato a confrontarsi con i linguaggi della fiction: in Italia il biopic è un genere che va forte anche, e soprattutto, sul piccolo schermo, come testimonia il successo dei film Fabrizio De André – Principe Libero di Luca Facchini (2018) e Io sono Mia di Riccardo Donna (2019), entrambi trasmessi su Rai 1 poco dopo la distribuzione in sala. Tenendo presente il target dell’ultima destinazione, ossia il pubblico generalista del principale canale Rai, i due film presentano un taglio televisivo e una serie di elementi propri della fiction italiana. Ad alzare il livello sono le interpretazioni di Luca Marinelli e Serena Rossi, ma a mantenerli ben lontani da una fruizione internazionale è un gusto moderato che ha paura di strafare e che quindi punta solo sull’interpretazione (sulla stessa linea si colloca la miniserie Rino Gaetano – Ma il cielo è sempre più blu di Marco Turco del 2007).
Non è facile raccontare l’incostanza, la sofferenza, e farne uscire un quadro che riveli anche la chiave del successo di un’esistenza fuori dal comune. È certo che se si vuole comunicare a più spettatori possibili anche una sola emozione, che però faccia tremare, la chiave non è la centralità dello spettacolo, ma neanche l’introspezione straziante e, a volte, incomprensibile. Non è difficile immaginare perché il figlio di David Bowie, Duncan Jones, ha espresso il suo disappunto per un biopic di prossima lavorazione in cui il cast è già deciso ma non gli strumenti per rendere memorabile l’ennesimo film biografico.

Silvia Mozzachiodi, Silvia Pezzopane 02/06/2019

Photo Credits:
Rocketman © 2018 Paramount Pictures
Bohemian Rhapsody © 2017 20th Century Fox
La vie en rose © TFM Distribution

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