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12° Festa del Cinema di Roma: l’incontro con Jake Gyllenhaal

Una buona dose di fascino e tanto talento: è stato Jake Gyllenhaal il protagonista della quarta giornata della Festa del Cinema di Roma 2017. Nell’incontro con il pubblico l’attore statunitense ha ripercorso i momenti salienti della sua carriera e non solo.

“Donnie Darko” di Richard Kelly (2001): un film di culto
“In Donnie Darko esistono più livelli, c’è sia l’elemento fantascientifico che quello umano (seppur evidentemente fuori dalle righe), in grado di toccare emotivamente lo spettatore. C’è da dire che quando in termini di incassi un film non va bene, allora si parla di cult movie. Per quanto mi riguarda, comunque, non si intraprende un percorso creativo senza la speranza che possa essere fruito da più persone possibili, ecco perché nei miei lavori ci metto sempre tutto il mio cuore. Nel 2001 ero giovanissimo e ho creduto a una storia che parlava nel profondo del passaggio dall’adolescenza all’età adulta, perché corrispondeva ai miei sentimenti.”

“Jarhead” di Sam Mendes (2005) e la preparazione militare
“Due dei miei più cari amici erano nella Marina e nell’Esercito degli Stati Uniti, dunque non ero totalmente estraneo a quel mondo. Sam Mendes, da regista teatrale, ha voluto che noi del cast ci allenassimo in un campo di addestramento militare e che provassimo per un mese intero. Tutto ciò mi permise di entrare nel personaggio e capirlo.”

Il genere cinematografico preferito
“In realtà non c’è un genere che preferisco. Sono affascinato dalle molteplici esperienze umane, sogno sempre cose differenti e anche nel cinema mi piace la diversità.”

“Brokeback Mountain” di Ang Lee (2005)
“Credo sia il sogno di tutti lavorare con Ang Lee. Quando ho saputo che stava per realizzare un nuovo film, ero deciso a fare il casting. La sceneggiatura mi ha subito commosso. Lee cercava la giusta combinazione di attori e finì per trovarla in me e Heath Ledger. Il mio incontro con il regista fu bizzarro, lui era in un angolo della stanza, si parlava, annuiva e poi se ne andò. Giorni dopo mi dissero che ero stato scelto per il ruolo di Jack Twist.”

Il ‘rischio’ di interpretare una storia omosessuale
“Io non ho mai ragionato in questo modo. Per me si è sempre trattato di una storia d’amore, non c’era nulla da giudicare. Oggi è molto più comune vedere relazioni omosessuali al cinema, in tv, ma all’epoca non era così. Certo, parlando dell’America attuale, non so di preciso cosa stia accadendo, c’è tanta confusione, paura, degrado culturale. Questo non fa che confermare le mie posizioni e mi porta a voler raccontare ancora più storie. Dobbiamo essere pronti ad accettare ciò che è giusto e puntualizziamo, per giusto intendo semplicemente l’amore tra due persone.” jake gyllenhaal incontro

“Zodiac” di David Fincher (2007)
“Abbiamo girato questa scena tre volte, perché non eravamo mai soddisfatti. Ad ogni ciak cambiavo dei dettagli, quando recito non faccio mai le stesse cose.”

A proposito della recente dichiarazione di Christoph Waltz sull’improvvisazione
“Sarebbe divertente lavorare con Waltz! (sorride, ndr) Io non credo troppo nelle regole, generalmente rispetto sia il testo che l’attimo. Ovviamente tutto dipende anche dal tipo di energia che richiede il regista. Ho fatto film in cui ho seguito scrupolosamente la sceneggiatura e altri in cui ne è stata mantenuta solo l’essenza. L’unica parola d’ordine è la preparazione, la libertà si trova oltre la disciplina.”

Un aggettivo per Lee e uno per Fincher
“Ok, vado via! (ride, ndr) Per Lee mi viene in mente l’immagine di un cuore con le gambe, per Fincher invece una parola: precisione.”

L’inquietante sguardo in “Nightcrawler - Lo Sciacallo” di Dan Gilroy (2014)
“Mi hanno fatto notare in tanti che in quel film non sbattevo le ciglia, ma non l’avrei mai fatto apposta, il mio sguardo fisso era inconsapevole. Avevo riflettuto a lungo sul personaggio, i monologhi dovevano essere pronunciati a un certo ritmo, quasi come fossero stilettate, perché erano frutto di una riflessione attenta.”

Giornalismo o sciacallaggio?
“Non penso che ogni singolo giornalista sia uno sciacallo, piuttosto i media seguono gli interessi dell’audience. È la collettività che definisce ciò che il giornalismo tratta.”

“Animali Notturni” di Tom Ford (2016)
“È la storia di un cuore infranto, una metafora di ciò che accade quando il cuore si spezza. La regola generale del cinema è la ricerca della bellezza, del valore estetico. Ford ha compiuto questo percorso prima nella moda e poi nel film, la sua transizione da un mondo all’altro per me aveva un senso prima e l’ha avuto ancora di più dopo aver lavorato con lui. Non possiamo non riconoscere la sua sincerità.”

Quel film di Federico Fellini…
“La scelta della sequenza da mostrare per me è stata semplice. La Strada ha un posto speciale nel mio cuore, perché mio padre mi disse che proprio guardando questo film si convinse a diventare regista. Se non fosse stato così, forse oggi non mi troverei qui. Inoltre è un lungometraggio in cui c’è una costante alternanza tra dramma e comicità e in cui si avvertono tutte le pene che devi patire quando vuoi creare qualcosa e l’unico a crederci sei tu.”

Un regista del passato con cui avrebbe voluto lavorare e uno del presente
“Per quanto riguarda il passato Federico Fellini, siamo a Roma e mi sembra il posto giusto per dirlo. Oggi invece mi piacerebbe essere diretto da Pedro Almodóvar.”

Sara Risini 30/10/17

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