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Cannes chiama Disney, Pixar risponde. È "Elemental" il titolo per la kermesse

“E se gli elementi che tutti conosciamo fossero vivi?” È con una citazione del regista del film Elemental, Peter Sohn, che l’attesa del nuovo film della Disney Pixar entra nel vivo. Un’attesa che si fa sempre più febbrile quando ad uscire è una nuova creatura della casa con base a Emeryville, California. Film in anteprima dal 27 maggio al Festival di Cannes ed in tutte le sale italiane dal 21 giugno. Una storia che intercetta forse un aspetto diventato fondamentale nella narrazione del nuovo millennio, ossia un punto di vista che il più delle volte diventa biografico – e non necessariamente un genere –, farsi sguardo tra i tanti possibili nei confronti di un’epoca, un periodo o un avvenimento. Questo è un ruolo ed una responsabilità fondamentali dell’autore, degli editori, produttori e distributori capaci nell’identificare e scovare la fetta più consistente possibile di un pubblico che sempre si rinnova.
Cornice della storia è Element City dove gli abitanti e gli elementi sono un tutt’uno. Fuoco, acqua, terra e aria vivono insieme. Ember, donna arguta e determinata, e Wade, ragazzo dolce e sentimentale, esplorano il mondo che li circonda studiandone le realtà sottaciute e su quale sia la sua vera natura.
Tra gli artisti coinvolti: il regista Peter Sohn, la produttrice Denise Ream p.g.a., il Visual Effects Sanjay Bakshi, lo scenografo Don Shank, il character supervisor Jeremie Talbot.
“Ho cominciato a ispirarmi anche alla mia relazione con mia moglie: io sono coreano e lei è americana, per metà italiana”, afferma Sohn, “All’inizio ho nascosto la nostra relazione ai miei genitori, che erano persone all’antica e volevano che sposassi una coreana. Le ultime parole che mia nonna mi disse prima di morire furono letteralmente ‘Sposa una ragazza coreana!’”. Il discorso di cui sopra si fa materia di studio nella dichiarazione del regista, forma e contenuto di una pratica anche sociologica sulla mutazione genetica del Cinema negli ultimi vent’anni.
Il film è anche un ripartire dai primordiali elementi che ci circondano, che continuano ad interagire con noi, divenuti più d’una volta oggetto di studio (i Presocratici, la filosofia di Empedocle, dalla poesia di Epicarmo, le proiezioni di Pitagora). Difficile concedersi a più d’una dilagante ed azzardata interpretazione. Aspetteremo che sia lo schermo a parlarci, fin quando e come dipenderà da noi.

Lorenzo Fedele 11/05/2023

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