Su una scenografia che riproduce l’interno di un grazioso appartamento londinese, Eric Swan, giovane marito segretamente senza lavoro da due anni, si trova a dover sbrogliare l’atto conclusivo di un inganno alla previdenza sociale che va avanti ormai da tempo. Sullo sfondo c’è una condizione spiacevole, la disoccupazione, ma vera protagonista è l’ilarità tutta britannica della commedia scritta da Michael Cooney, fondata su equivoci, simulazioni e dissimulazioni.
Oltre al protagonista che riceve continui assegni di sostentamento grazie a una fitta rete di imbrogli ormai perpetuata, altri nove personaggi si avvicendano sul palcoscenico, compiacenti o ignari dell’enorme disastro messo in piedi da Eric. C’è la moglie, costantemente sull’orlo di una crisi di nervi, che corre da un lato all’altro dell’appartamento, sfogando con grida stridule tutto lo stress di una donna in carriera sul povero Norman, l’allampanato affittuario del piano di sotto prossimo al matrimonio e vittima delle conseguenze scaturite dagli espedienti remunerativi di Eric. C’è il cugino George, operatore ospedaliero, complice del protagonista, che riceve una quantità indescrivibile di colpi in testa come negli sketch più esilaranti delle commedie demenziali. In fine, c’è una turba di personaggi che senza bussare entrano nell’appartamento dei coniugi Swan, sconvolgendo e smontando puntualmente l’architettura di bugie costruita di volta in volta per giustificare le stravaganze con cui Eric, ormai prossimo allo smascheramento pubblico, cerca di fronteggiare l’imminente apertura del vaso di Pandora che contiene una quantità incredibile di menzogne e situazioni buffe.
In “Pagamento alla consegna” della regista Emilia Miscio, i caratteri del teatro comico all’inglese sono rivitalizzati attraverso situazioni ancor più paradossali e buffonesche per far divertire il pubblico del Teatro San Genesio che si sbellica letteralmente, mentre applaude senza sosta nelle pause tra le battute ridanciane pronunciate dagli attori. I tempi e l’interpretazione richiamano alla memoria le sitcom televisive degli anni ‘90 in cui si rallegrava a ogni strampalato ingresso in scena di figure grottesche e stereotipate. Forse il merito di “Pagamento alla consegna” è proprio questo: tutti ridono a crepapelle nel veder sfilare delle vere e proprie macchiette che strillano in faccia al pubblico tutta la loro giocosa farsa basata sul malinteso.
Gli avvenimenti di “Pagamento alla consegna” sono ingarbugliati e caotici come nelle raffinate screwball commedy, ma riflettono una situazione molto più amara, legata principalmente alla condizione paradossale delle istituzioni pubbliche e alla burocrazia: i personaggi, tra una gag e l’altra, vertono in una condizione personale tristissima, nonostante le battute e gli schiamazzi del pubblico catturato dal divertimento troppo frizzante.
Susanna Terribile 16/03/2016