La voce dell’altoparlante, l’annuncio dei treni in arrivo, in ritardo, in partenza, la caratteristica atmosfera caotica e il continuo via vai della stazione Termini di Roma accompagnano l’apertura di “Banane”, secondo spettacolo del percorso monografico dedicato alla compagnia “Teatrodilina”, in scena al Teatro dell’Orologio di Roma fino all’8 novembre.
In questo scenario si colloca l’arrivo dalla Puglia di Palma, giunta nella capitale per motivi di lavoro, e pronta a portare un vento di novità nella vita del cugino Pino, che la ospita, e del suo amico Elio. Tra l’ingenua ragazza e i due si crea subito un bel legame, descritto sulla scena da piccoli quadri, brevi scenette che si susseguono tra loro intervallate da dissolvenze in nero, quasi a creare la sequenza di un film , tra luci ed ombre, bagliori e oscurità, accentuate dalla particolare scenografia, realizzata solamente da casse di frutta fosforescenti pronte a trasformarsi negli oggetti più disparati, da un letto, a un tavolo, ad un automobile, e a brillare nel buio.
L’alternanza di buio e luce, di silenzi e battute, scandisce il passare veloce del tempo, il ritorno a casa di Palma e la decisione dei due amici di andare a trovarla in Puglia un anno dopo.
Ecco un cambio di tempo e luogo, dalla città si passa al mare, alle spiagge pugliesi, rese attraverso la sola mimica e gestualità degli attori ,e la presenza sulla scena di nuovi personaggi come il bizzarro Max, compagno di Palma, e il loro cane Pigna, ormai malato e impossibilitato a camminare. L’arrivo di Pino ed Elio destabilizza gli equilibri della coppia, e tra battute, velate prese in giro, e giochi di società finiti male, la situazione degenera con esiti inaspettati.
“Banane” è la storia di quattro personaggi itineranti che compiono un viaggio fisico e spirituale alla ricerca di un qualcosa che non possiedono, forse solo alla ricerca della felicità. Non a caso lo spettacolo si apre con lo scenario di una stazione e si chiude con quello di un porto, in cui Pino decide di partire e raggiungere la Grecia.
“Banane” potrebbe essere definito una “road-drama”, dove tra arrivi e partenze si descrive la vita di quattro personaggi che si sono in fondo persi, quattro personaggi alla ricerca di se stessi e della loro serenità.
Ognuno dovrà allontanarsi dall’altro e provare a trovare da solo ciò che sogna, liberandosi della tristezza, compreso il povero cane Pigna, che con la morte può finalmente porre fine alla sofferenza della malattia che gli impediva di correre.
Tra il ritmo sincopato e veloce delle scene che si susseguono e la tranquillità pacata dei dialoghi brevi, incisivi, lapidari, talvolta ironici, “Banane” fa riflettere e sorridere grazie ad una regia originale e alla brillante bravura degli interpreti che giocano con il dialetto del sud per raccontare con leggerezza la storia di un amore e di un dolore.
Una pièce che con una velata malinconia, una sottile leggerezza e numerose bucce di banana, parla di amore e di una possibile, e forse lontana, felicità.
Davide Antonio Bellalba 07/11/2015