«Did you miss me?» chiede Jim Moriarty/Andrew Scott direttamente allo schermo, negli ultimi preziosissimi fotogrammi della terza stagione di Sherlock. È il 2014. Seriamente, Jim? Hai idea di cosa vuol dire in termini di aspettativa televisiva? Mentre vi ci sono voluti tre anni, tre!, a far scendere il più disinvolto indossatore di cappotti con il colletto alzato giù da un aereo, qui abbiamo fatto in tempo ad arrivare alla decima stagione di Un medico in famiglia dove Annuccia ha ormai settantacinque anni, va alle Poste, e quando teme di non farcela a decifrare il complesso iter del ritiro pacchi chiede consiglio a Nonno Libero, che appare sottoforma di spirito blu. Voi invece siete usciti dall’Europa. Molto maturo, complimenti. La prossima volta basta scrivere sulla scheda del referendum “vuoi far parte di un organizzazione internazionale politica ed economica che permette in alcuni suoi stati membri la ricomparsa di Lele Martini?” e vedrete se a Bruxelles non si faranno comprensivi.
Abbiamo conosciuto Sherlock nel 2010. Benedict Cumberbatch non era ancora Smaug e Martin Freeman non era ancora Bilbo Baggins, ma nei panni di Holmes e Watson avevano già messo in crisi, nell’immaginario moderno dell’icona del giallo, il riuscitissimo duo Robert Downey Jr - Jude Law.
D’altronde gli sceneggiatori (Mark Gatiss e Steven Moffat, già noti ai teledipendenti per i danni emotivi causati tramite Doctor Who) hanno realizzato un adattamento raffinatissimo: ogni puntata prende il titolo da un giallo di Doyle cambiando qualche particolare, ed è lo stesso trattamento che ricevono i personaggi nel passaggio dal libro alla serie. Mycroft – interpretato dallo stesso Gatiss – è proprio come nei libri persino più intelligente del fratello e, sostanzialmente, l’uomo ombra del governo britannico. Ma contrariamente al suo omologo letterario, nella serie il suo lato pratico è estremamente ben visibile così come la sua ambizione. Così Mrs. Hudson: se rimangono l’invadenza e le lamentele per il traffico di strani individui in casa, decisamente l’oscura esecuzione di suo marito in Florida per duplice omicidio la rende un po’ più della semplice governante dell’appartamento di Baker Street. Ci sono anche Mary Morstan ex-agente dei servizi segreti e Moriarty “consulente criminale”. Tutti elementi che inseriti in una serie che brilla per ritmo, dialoghi e ambientazione spiegano perché ci sono milioni di scemi disposti ad aspettare ogni volta due anni per vedere tre puntate.
Ora però la BBC grazia il suo pubblico con una nuova stagione del detective più famoso del mondo, ma non tutti i telespettatori hanno a disposizione una stanza della memoria che permette di richiamare alla mente qualunque ricordo tramite processo logico deduttivo. Procediamo quindi con un breve riassunto per situazioni chiave dei precedenti nove episodi più gli speciali.
Prima stagione
Da spettatore, è come essere il nuovo arrivato al tavolo da poker, quello che prima di essere spennato si illude di poter controllare il gioco.
Uno studio in rosa
Eravamo ancora spocchiosi, vero? Ci siamo detti cose tipo “ecco l’ennesima rivisitazione di Sherlock Holmes” mentre spingevamo play e ci accomodavamo, preoccupati dall’ora e mezza di lunghezza dell’episodio. Che carini. Dieci minuti dopo eravamo già lì a iscriverci sui gruppi degli italiani a Londra per vedere se al 221B di Baker Street cercavano coinquilini e se, intanto, avevamo qualche amico stupido a cui rinfacciare l’abbassamento del QI di un intero quartiere.
Che dire poi del finale, quando John Watson sulle tracce dell’amico sbaglia palazzo, spara un colpo impossibile per salvare Sherlock e – due minuti dopo – eccoli entrambi a ridacchiare e darsi di gomito sulla scena del crimine. A quel punto anche le sentinelle in piedi si sono rassegnate ai matrimoni gay e cercano le prime fan fiction a tema “johnlock” sui forum.
Il banchiere cieco
Quale banchiere cieco? Questa puntata non esiste. Noi non parliamo di questa puntata.
Il grande gioco
Nella classifica degli “sguardi molto convincenti di uomini non propriamente belli” finora regnava incontrastato il fratello Belushi bravo che, in Blues Brothers, si levava gli occhiali davanti a Carrie Fisher armata – a ragione – di fucile. Poi è arrivato Martin Freeman minacciato da un criminale impazzito che gli ha fatto indossare un giubbotto esplosivo e ora lo usa per ricattare emotivamente Sherlock. Certo, nel frattempo ci sono stati misteriosi cadaveri a cui vengono rubati documenti top secret, un bomber seriale, omicidi irrisolti dal passato e anche un Vermeer falsificato ma, andiamo, “ricattare emotivamente Sherlock”? Ora è possibile, grazie John.
Solo due anni e molti lacrimevoli post di Tumblr dopo, scopriremo che Massimo Lopez aveva ragione e una telefonata ti allunga la vita: Moriarty viene chiamato al cellulare e se ne va. Lo stallo alla messicana più lungo di sempre si risolve così ma lo spettatore è già distratto dalle insinuazioni con cui si apre il caso di puntata: stanno più o meno dicendo che a Kate Middleton piace frequentare loschi bordelli sadomaso?
Seconda stagione
Sei ancora al tavolo da poker. Non stai controllando proprio un bel niente ma pensi di poterne ancora uscire quando vuoi, vero?
Scandalo a Belgravia
Invece sbagli e sai perché? Perché, signore e signori: Irene Adler.
(E smettetela di usare “sherlocked” come password, che siamo già in troppi.
E anche di appropriarvi dell’espressione “cammei vaticani” a sproposito.
E sì, quello è il modo che Sherlock ha di flirtare ed è adorabile.
Ma no che lei non muore, figurarsi!).
I mastini di Baskerville
Proprio quel titolo lì! Lo aspettavamo tutti con ansia. E l’ansia è rimasta per tutta la puntata: vuoi per la tensione dell’elemento sovrannaturale (o presunto tale), vuoi per Watson drogato da Holmes, vuoi per quella sottospecie di dichiarazione d’affetto che precede la tazza di caffè con gli allucinogeni, vuoi per Moriarty liberato da una cella dove campeggia il nome di Sherlock. O per il fatto che siamo alla seconda puntata e la prossima è già un finale di stagione, dannazione.
Le cascate di Reichenbach
O “di quella volta che è esploso internet”.
Minisode “Many Happy Returns”
Mentre degli indizi che capirebbe anche Gavin, Grhaam, ops, Greg Lestrade ci rendono partecipi che Sherlock è vivo e si sta mettendo in mostra in buona parte delle terre emerse grazie alle sue doti da detective John, distrutto, mette su un video che gli amici gli hanno registrato per il compleanno. Nel dvd c’è anche una dedica di Sherlock: è sgarbato, svogliato ma per qualche assurdo motivo sembra che stia rispondendo direttamente al suo ex coinquilino proprio lì, in quel momento.
Sette minuti di episodio dopo un anno di attesa. Accettiamo piangendo in silenzio.
Terza stagione
Sul tavolo verde hai appena ipotecato casa di nonna, i tuoi organi ancora spedibili sul mercato nero e sai che ormai sei entrato in una spirale di dipendenza senza uscita.
La casa vuota
È grande, è un sociopatico ad alta funzionalità ed è tornato! Tra una scazzottata che riassume un po’ il rapporto fra John e Sherlock e un po’ quello fra il pubblico e gli sceneggiatori (Gatiss, Moffat sappiamo che leggete le nostre teorie su internet e il vostro atteggiamento non è affatto carino) la puntata se ne va tra un attentato al Parlamento, un attentato a Watson e un attentato alle nostre coronarie.
Il segno dei tre
Sì, la guardia reale in pericolo di vita è proprio Wes di How To Get Away With Murder. No, non faranno mai un crossover. Sì, sarebbe stato bello vedere Annalise e Sherlock a lavoro su un caso. No, non ci saranno battute di Connor sul rapporto detective aiutante. No, non sapremo mai nulla del caso con l’elefante.
È il matrimonio di John Watson e Mary Morstan ragazzi, rimaniamo concentrati. Almeno fino a quando non vediamo Sherlock fare amicizia con una delle testimoni, intuire una gravidanza e andare via di soppiatto dalla festa. Qui è concesso perdere il contegno.
L’ultimo giuramento
Dove scopriamo che i Google Glass sono già inutili ma questo passa nettamente in secondo piano rispetto al fatto che la signora Hudson ha un passato da “ballerina esotica”. Scopriamo anche che a casa Holmes i computer della sicurezza nazionale servono da taglieri e che se tutte le famiglie felici sono uguali quelle dei cervelloni sopra la media sono infelici a modo loro. E narcotizzano il punch con disinvoltura. E Mary Morstan è una ex spia e ha quasi ucciso Sherlock o forse no e ora e incinta e, oh my god!, non sta più con John? No, niente tutto risolto, possiamo andare a casa del cattivissimo Charles Augustus Magnussen a sparargli in testa urlando “I’m not a hero, I’m a high-functioning sociopath! Merry Christmas!”.
Scopriamo anche che il piccolo Sherlock aveva un cane, che questo cane non ha plausibilmente fatto una bella fine, che Mycroft ha un cuore e che – per la barba di Merlino! – esiste un altro fratello Holmes.
Ma è quando scopriamo che “Sherlock è un nome da ragazza” che siamo già in singhiozzi abbracciati al cuscino.
L’abominevole sposa
No, decisamente non il miglior episodio di Sherlock. Ma è Natale, hanno tutti dei vestiti vittoriani e noi fan siamo in astinenza.
Quarta stagione
Nessuno credeva di arrivarci eppure eccoci qui. The game is on.
Eliana Rizzi
2/01/2017