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Sanremo 2017. Qualche riflessione a mente lucida sul Festival senza fiori

Il 67° Festival della canzone italiana si è concluso e dopo aver ripreso fiato (e tratto anche un bel sospiro di sollievo), a mente lucida, si tirano le somme di un’edizione senza infamia – meno che per Al Bano e D’Alessio – e senza fiori.

A Sanremo quest’anno l’aria era elettrica già all’annuncio che le porte dell’Ariston si sarebbero aperte alla Signora del palinsesto Mediaset, Nostra Madre dei Talent, salvatrice degli ascolti, Maria De Filippi. E chi aveva storto il naso al grido di “non ci bastavano i suoi Amici?” aveva dovuto fare un passetto indietro alla notizia della rinuncia da parte della conduttrice del generoso – lo sarebbe certamente stato – cachet offerto da Mamma Rai.

Intanto, Carlo Conti si preparava a chiudere da mattatore la sua esperienza sanremese annunciando e ribadendo con forza, e a più riprese, che questa sarebbe stata la sua ultima edizione come conduttore e direttore artistico del Festival. E per concludere la stagione più “talent-uosa” della storia della gara, perchè non restare coerenti e optare per un festival delle “larghe intese”? Ci aggiungi le collaudate copertine di Maurizio Crozza – uscente La7 e neo-Discovery – e la ricetta è perfetta.Sanremosenzafiori1

Le telecamere si accendono su un palco moderno ma già visto, futuristico ma non troppo, elegante ma (non ci si riesce a capacitare!) senza fiori. Nonostante questo, il Festival si chiude con numeri da capogiro: ben il 58,41% nella finale, lo share più alto registrato negli ultimi 15 anni. “Oltre 27 milioni di italiani hanno passato con noi un pezzo della loro serata – ha sottolineato Andrea Fabiano, direttore di Raiuno – il Festival si è dimostrato capace di unire e connettere il Paese, ed è stato molto amato e seguito anche dai giovani, in particolare tra le ragazze tra 15 e 34 anni”. Un aumento in percentuale che non ha lo stesso riscontro in termini assoluti: rispetto allo scorso anno, infatti, il numero di italiani davanti alla tv è diminuito a favore dello streaming (nonostante le defaillances che molti utenti hanno registrato soprattutto durante la seconda serata). L’universo multimediale, forse, non è più equiparabile a una semplice scampagnata domenicale.

Se questo è innegabile dal punto di vista degli ascolti, non si può dire lo stesso per lo spettacolo: l’introduzione degli youtuber nel Festival è stato letteralmente un fiasco. Senza inveire ulteriormente su Greta Menchi, la “giurata che non sa giudicare” – ha ammesso lei stessa, durante la finale, che senza i consigli di Andrea Morricone non sarebbe stata in grado di formulare giudizio alcuno – due parole sarebbero da spendersi sul PrimaFestival e, in particolare, sulla piccola webstar Tess Masazza. Se il nome non vi dice nulla, colmate subito le lacune e cercatela su YouTube: passerete certo da un video all’altro con le lacime agli occhi e gli addominali indolenziti per le risate. Ma non vi soffermate sul PrimaFestival, proprio no. Gli youtuber stanno al Festival di Sanremo come il pecorino sulle vongole: non tutto quello che funziona sul web funziona in tv.

Sanremo2Il Festival di Sanremo quest’anno ha dimostrato ancora una volta, invece, che la tv funziona benissimo in tv. Ben assestato il gancio di Maurizio Crozza alla platea dell’Ariston – che nel 2013 lo aveva contestato e fischiato – con le sue “copertine” che, per le prime quattro serate lo hanno tenuto lontano da un palco da lui considerato a lungo ostile. Per poi trionfare letteralmente in diretta con un Razzi canterino che gli avventori abituali del Paese delle Meraviglie, certo, hanno gradito (anche con un pizzico di nostalgia). Proprio riguardo a questo bel momento della finale, ci permettiamo di dire che oltre al Maestro Silvano Belfiore, che ha diretto l’orchestra durante la sua esibizione, Crozza avrebbe potuto portarsi dietro anche il buon Andrea Zalone: Conti è la peggiore spalla che un comico possa augurarsi!

Perchè in fondo questo Festival è stato tutto un po’ all’insegna del “simpatici per forza” con le gag preparate per Maria e Carlo che c’è stato bisogno di spiegarle e che Conti le definisse “gustosissime” perchè strappassero una risata al pubblico. Paradossalmente la più simpatica è stata la moglie di Eros Ramazzotti, Marica Pellegrinelli (giunta a restituire “virilità” a un Festival che già in tanti avevano definito eccessivamente “gay friendly”), che, arrivato il momento di dover “aprire la busta”, ha domandato, con deferenza, se non fosse più opportuno che lo facesse Maria.

Sugli ospiti di questa 67° edizione del Festival dei fiori (senza fiori) si potrebbe aprire un capitolo a parte. Ci limiteremo a dire che, esclusa la finale, sono stati sul palco davvero il tempo di una rèclame e dobbiamo ringraziare il bacio alla De Filippi, frutto forse dell’alterazione psicofisica di Robbie Williams, se di qualcuna di queste ospitate si potrà parlare perchè, per il resto, le interazioni tra conduttori e ospiti sono state frettolose e decisamente poco memorabili. Ad eccezione della finale, dove uno strepitoso Zucchero, con un look da Cappellaio Matto un po’ imbolsito (ma decisamente in forma migliore rispetto alle uscite pubbliche degli scorsi anni) si è reso omaggio omaggiando Luciano Pavarotti con il quale ha duettato virtualmente sulle note di Miserere, per poi salutare il pubblico dell’Ariston (che non incrociava da 31 anni, se escludiamo il duetto fatto con la figlia Irene) con un “Dio vi benedica e mi perdoni”.

Ma questo resterà, più di ogni altra cosa, il Festival dell’orgoglio civile e nazionale. Mai, a memoria, si ricorda una così ossessiva presenza di forze armate sul palco (senza fiori) di Sanremo. Se la prima sera era prevedibile, se non auspicabile, che un ricordo sarebbe stato riservato alle vittime di Rigopiano e del terremoto del centro Italia, di certo non credevamo che ogni sera avremmo avuto una parata militare (che ci aspettavamo apparisse da un momento all’altro la scritta “I WANT YOU”) conclusasi, tra l’altro, con un intervento dal pubblico del Ministro della Difesa, Roberta Pinotti. Anche la processione di anziani record, per portare un po’ di folklore “made in Maria”, è parsa più che altro una propaganda al ritorno al focolare e al lavoro duro, con il vecchio dipendente pubblico che rinuncia agli straordinari e l’ostetrica di 92 anni che ha fatto nascere oltre 7000 bambini (di cui uno poche ore dopo essere rientrata da Sanremo).

E cosa è successo alla fine? Che in un Festival, per l’appunto, che ha tentato di mettere sul podio italianità e impegno civile a trionfare è stata la canzone più disimpegnata di tutte. Con una scimmia che balla sul palco (senza fiori) del teatro dell’Ariston.

Federica Nastasia
14/02/2017

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