Questo sito utilizza cookie per migliorare la tua esperienza di navigazione e rispetta la tua privacy in ottemperanza al Regolamento UE 2016/679 (GDPR)

×

Attenzione

JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 781

Print this page

La versione di Drusilla: su RaiUno torna “L’Almanacco del giorno dopo”

Intelligente, gentile, garbata e divertente. Questa è la tv che riporta in vita Drusilla Foer, alter ego di Gianluca Gori, nella nuova versione, dal 6 giugno su RaiUno alle 19:50, de L’Almanacco del giorno dopo, popolarissima trasmissione andata in onda dal 1976 al 1994 e condotta da Paola Perissi, Maria Giovanna Elmi, Peppi Franzelin, Nicoletta Orsomando.

Un programma che ha sicuramente una forte matrice storico-culturale nel panorama italiano, ma che si trova ad affrontare un evidente ricambio e confronto generazionale, oltre che un’ancor più scontata ricollocazione tematica/ideologica: se all’epoca, infatti, il programma, uno dei più aurei nell’infotainment italiano, fungeva essenzialmente da traino (insieme a Che tempo che fa) al tg delle 20:00, durando dieci minuti; oggi deve forzatamente confrontarsi con un mondo completamente diverso, rimodellato. E lo fa scegliendo Drusilla Foer.

Diventata popolarissima grazie all’ultimo Festival di Sanremo, condotto da Amadeus, l’attrice e conduttrice fiorentina, in questa nuova versione de L’Almanacco del giorno dopo, non veste i panni delle “vecchie” annunciatrici della rete ammiraglia, ma con abiti morbidi che cadono sul suo corpo longilineo, qualche inciampo nella lettura del gobbo e gli occhiali da vista, entra nelle case degli italiani con il suo fare da signora anticonformista, con delle cose da raccontare. La sfida, quindi, è quella di riproporre una pietra miliare della tv italiana, che soddisfi i palati di più generazioni, e che si sappia confrontare con la società e i cambiamenti della contemporaneità. E allora le tradizionali rubriche, dedicate al Santo o al compleanno del giorno dopo si intrecciano bene con spazi di approfondimento su personaggi lontani, come Prince che già negli anni ‘80 parlava di fluidità di genere, o come, ancora, Dorothy Parker, scrittrice e poetessa statunitense, che con i suoi poemi sarcastici si occupava di suicidio e di impegno politico. L’obiettivo di Drusilla Foer, quindi, sembra chiaro: parlare, con leggerezza, di argomenti importanti e trasmettere il messaggio che la creatività non è mai una minaccia, ma un’opportunità.

Ed è la stessa Foer a rappresentare questi cambiamenti: se le generazioni a cavallo tra i ’70 e i ’90 erano abituati alla classica figura femminile, sorridente e affabile, che leggeva, seppur benissimo, un copione/testo, introducendo temi e sketch di breve durata, la conduzione “drusilliana” inverte radicalmente la rotta; tra commenti e sketch che lei stessa propone e di cui è madrina e/o vittima al tempo stesso, coinvolgendo i propri collaboratori, dando un taglio satirico, leggero, contemporaneo, alla lettura dei diversi temi che vengono proposti durante la trasmissione. Tutto proposto con un sottilissimo umorismo, tipico dei varietà di oggi, che sono ancora complessi da analizzare perché prendono forma nel momento stesso in cui accadono.

È uno di quei casi in cui la conduzione, che è avanti e dentro i tempi che corrono, fa il programma, che comunque si differenzia dal “primo Almanacco” in termini di durata e, probabilmente, di mission, o perlomeno, mantenendo quel ruolo storico di contenitore, si avvicina molto a un tipo di varietà degli anni 2000, pensiamo per esempio a una Pezza di Lundini, in onda sempre sulla Rai, con Valerio Lundini ed Emanuela Fanelli, o a EPCC di Alessandro Cattelan di Sky, o al primo Fabio Fazio di Che tempo che fa, in cui gli ospiti e le trame narrative si fondono in una gestione innovativa, volutamente satirico-teatrale.

L’attrice e conduttrice riesce, infatti, a combinare bene gli elementi del varietà e dell’informazione, entrando nelle case degli italiani con modi eleganti e arguti. Uno stile senza tempo, di cui Drusilla Foer si serve per muoversi tra il serio e il faceto, appunto. Trenta minuti che scorrono piacevolmente, tra momenti nostalgici (sempre cari alla Rai) in compagnia di Topo Gigio, e canzoni intonate dalla voce profonda di Drusilla Foer. Una lettura del mondo di oggi che esclude la tv urlata, i tuttologi, le soubrette succinte, gli studi troppo grandi e troppo freddi, per tornare davanti allo schermo e divertirsi con gusto, senza prendersi mai troppo sul serio.

Giandomenico Domenico, Alessandra Mammoliti 09/06/2022