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“Homecoming 2” è su Amazon Prime Video: la serie thriller sul progetto “fantasma” per i veterani di guerra

Homecoming 2

La seconda stagione di Homecoming vede l’assenza di Julia Roberts (protagonista della prima) che ora figura come produttrice esecutiva della serie.
Nella prima stagione Heidi Bergman (Julia Roberts) è una assistente sociale che lavora per Homecoming, un programma del Geist Group che si occupa, attraverso trattamenti innovativi, del reinserimento sociale dei veterani di guerra affetti dal PTSD (Disturbo da Stress Post Traumatico). Almeno questo è ciò che sembra inizialmente, tanto agli spettatori quanto alla stessa Heidi con cui l’empatia è forte. Tuttavia la dott.ssa Bergman finirà per abbandonare il suo incarico per indagare sulle reali procedure dell’azienda fino a fare scioccanti scoperte.

La seconda stagione di Homecoming comincia da questa premessa, il fil rouge che la collega alla precedente è il mistero che aleggia intorno alla Gesit, incarnato dal personaggio di Walter Cruz (Stephan James), ex soldato sottoposto ai trattamenti dell’azienda, con un vuoto di memoria circoscritto a un periodo ben preciso della sua vita.
Homecoming 2 si apre con un’inquadratura dall’alto, il cosiddetto punto di vista di Dio su una barca fluttuante in mezzo al lago, con a bordo Alex (Janelle Monàe) che riprende coscienza in preda al panico.
La seconda stagione della serie è completamente narrata attraverso flashback e salti temporali degni del miglior Christopher Nolan che danno vita a una costruzione narrativa basata sulla tecnica del puzzle o Mind-Game Film (es. Memento, Mulholland Drive); ovvero una scrittura a ritroso che svela gli eventi della storia, mettendoli insieme poco a poco.

Il ricorso allo split screen appare utile sia alla ricostruzione del caso sia a sottolineare i momenti di distanza, fisica ed emotiva, tra i personaggi. La regia è caratterizzata da fluidi piani sequenza con impennate di zoom in avanti che restituiscono alla serie una estetica tipicamente anni Settanta. La colonna sonora (di Emilie Mosseri) conferisce una "overdose" di suspense perfettamente calzante alla narrazione, con musiche ora caratterizzate da un pianoforte che predilige le note alte creando inquietanti nenie, ora da archi e synth che rimandano alle colonne sonore composte da Bernard Hermann per Hitchcock ma anche ai più recenti film di Jordan Peele (Scappa - Get Out e Noi). Frequenti i raccordi sul sonoro atti a generare delle interruzioni drammatiche come la brusca chiusura di una porta, l’arrivo al piano dell’ascensore, il riaggancio del telefono, la fiala lanciata nella ciotola, che ridestano lo spettatore dallo stato ipnotico in cui la musica lo ha trasportato.

Ogni episodio (lungo in media 30 minuti) si conclude con dei finali "silenziosi" dove l’azione continua durante i titoli di coda con piccoli gesti dei personaggi che rimarcano lo scorrere del tempo.
Non sono rari i momenti grotteschi come la sequenza nella serra con dei personaggi un po’ tarantiniani o l’assurdo battibecco tra Walter e l’impiegato al desk informativo.

Homecoming 2 non delude le aspettative degli spettatori. L’assenza di Julia Roberts nel cast (che conta, tra gli altri, Chris Cooper, Bobby Cannavale, Joan Cusack) è ben motivata da esigenze narrative, e l’ipotesi di un futuro ritorno del personaggio di Heidi Bergman non sembra esclusa. Homecoming 2 si presenta come una stagione "di collegamento", trascinante e ideale da guardare in binge watching, che non perde di vista l’obiettivo principale: l’indagine criminale che vede implicato il Dipartimento della Difesa degli USA.

Martina Cancellieri  31/05/2020