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Fratelli di Crozza: canale diverso, lo stesso show

Dopo il record di ascolti su La7, dopo il successo delle copertine per Floris, dopo la felice ospitata a Sanremo, Maurizio Crozza si ritrova di colpo rinchiuso nello “sgabuzzino della televisione”. Uno sgabuzzino luccicante d’oro, a quanto pare. Il suo nuovo programma “Fratelli di Crozza” ha esordito, infatti, venerdì sera su Nove, canale emergente di proprietà dell’azienda americana Discovery che avrebbe offerto al comico genovese un contratto a dir poco irrinunciabile (si parla di 3,5 milioni di euro).
Il rischio di passare a una rete con un target tanto diverso dal suo e una media share di poco superiore all’1% non spaventa Crozza, consapevole di avere dalla sua parte un pubblico di affezionatissimi. Quegli stessi “Fratelli di Crozza” che vengono citati nel titolo, un po' per essere ingraziati e un po' per restituire un senso di continuità con i programmi precedenti. Come a dire: cari spettatori, non vi preoccupate, avrete esattamente quello che volete.FratellidiCrozza001
Poco importa, infatti, se prima di lui ci sia il tg di Mentana o le “Cucine da incubo” di Cannavacciuolo, Crozza sa di essere un punto di riferimento per la comicità nostrana. E, in effetti, i numeri lo hanno premiato con un ottimo 5,4% di share, inferiore al 7% a cui si era abituati su La7 ma di quattro volte superiore alla media del canale Nove.
L’inizio del programma è molto promettente, con Crozza che ironizza sulla sua stessa condizione. Non nasconde, infatti, di ritenersi un “parassita” all’interno di un palinsesto formato da programmi di dubbio gusto: unico show live a tema politico in una rete che non possiede neanche un proprio telegiornale. Insomma, nel divertito stupore generale, rivela di trovarsi lì per soldi. Salvo poi ribaltare il concetto, mostrando la foto di Marinella Soldi, l'a.d. di Discovery che ha rifiutato le Direzione Rai nel 2015, direttamente dalle mani dell’ex premier Matteo Renzi, e che lo ha convinto ad abbracciare il progetto precisandogli: “Maurizio, l'informazione la fai tu!”.
Davanti alle evidenti criticità, Crozza preferisce scoprire le carte e ridere della mano perdente prima che lo facciano gli altri. Addirittura, quando dopo mezz’ora incorre nel primo problema tecnico, con una grafica che non parte, il comico non perde la calma e ribalta la situazione in suo favore, smascherando quelle defaillance che rendono belle le dirette.
Il programma procede con il solito copione: alternando monologhi di satira politica a sketch di varia natura. Momenti pre-registrati, come le “Giunte da incubo” in cui un severo Cannavacciuolo prende a schiaffi la sindaca Raggi, e le solite parodie ben studiate di personaggi del mondo politico e dello spettacolo. Ma, mentre prendersela con Maurizio Belpietro è come sparare sulla Croce Rossa (lo ammette lo stesso Crozza), ben più difficile è parodiare personaggi di sinistra che “non sanno nemmeno cosa vogliono” come Maurizio Manno(io)ni e Michele Emiliano.
Di sottofondo, si percepisce un certo senso di emancipazione, con un Crozza che appare più libero di scagliarsi anche contro le ipocrisie del giornalismo italiano (significative le frecciatine ad Andrea Scanzi), moralmente al riparo da una proprietà americana lontana dalle logiche di sistema della tv italiana. Una comicità, dunque, che travalica il mondo politico e che pare possa agire – lo appureremo nelle prossime puntate – in un contesto assolutamente privo di vincoli.
L'effetto finale è quello di una montagna russa che oscilla tra alti e bassi, tra momenti di satira fine e brillante e altri decisamente meno ispirati. Il cambiamento (di canale) c’è senz’altro stato, peccato che ci sarebbe voluta anche un po’ di innovazione.

Carlo D'Acquisto 06/03/17

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