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Festival di Sanremo 2020, quarta puntata: la sorpresa è la squalifica di Bugo e Morgan

E’ tempo di cominciare a tirare le somme, oltre che cominciare a rifare i bagagli. Chiariamoci, la quarta serata di questo 70° Festival di Sanremo (seguendo le regole matematiche dello spazio/tempo) coincide sì con il penultimo appuntamento effettivo della kermesse, ma per gli orari ai quali siamo stati abituati quest’anno (anche per ammissione degli stessi organizzatori e presentatori dei vertici Rai in occasione delle varie conferenze stampe) la “fine” è tutt’altro che vicina. E’ il caso, pertanto, di concentrarci nuovamente sulle 24 canzoni in gara e provare a divertirci scommettendo sul vincitore finale, senza farci distrarre troppo dalle lancette dell’orologio.

Abbiamo già avuto modo nelle puntate precedenti di spenderci nei giudizi (badate bene: NO VOTI), più o meno morbidi, riguardo alla fattura dei brani eseguiti nella prima e nella seconda serata, sia per quanto concerne le “Nuove Proposte”, sia per la competizione dei Campioni. E proprio dai giovani riparte il quarto capitolo della manifestazione, dopo un rapido ingresso sul palco di Amadeus, proponendo le semifinali di Marco Sentieri/Tecla e Leo Gassman/Fasma. Una semifinale dal sapore populista, se consideriamo il peso dei temi sociali trattati nelle canzoni dei primi e la qualità artistica dei secondi. A gareggiare per la finale, infatti, sono Tecla e Gassman.

Dopo la “sosta” del giovedì, Fiorello si riappropria nuovamente del palco, festeggiando il record di ascolti (circa 10 milioni di spettatori) con lo stesso siparietto teatrale (tra maschere di coniglio e parrucche alla De Filippi) proposto martedì, insieme al compagno Amedeo. C’è persino il “tempo” di provare a far ridere la platea con una “Montagne Verdi” (M. Bella) in chiave “Generale” (F. De Gregori), prima di decretare il vincitore della categoria “Nuove Proposte” che è Leo Gassman.

A dare il via alla lunga maratona canora dei Big è Paolo Jannacci con la sua piccola dedica paterna (“Voglio parlarti adesso”), subito interrotta dall’incursione di un Tiziano Ferro sempre più ridente (ma la voce proprio non convince). E per mettere a tacere le polemiche, ci scappa anche un “imprevedibile” duetto con Rosario Tindaro sulle note di “Finalmente tu”, con tanto di “bacismo”.
Il momento valletta è tutto per la tipica pomposità di Antonella Clerici, che forte della sua passata esperienza del 2010 regala al nuovo padrone di casa una specie di decalogo per il “Sanremo perfetto” che, comunque, non sembra poter sfuggire alle ore piccole. Un modo come un altro per accogliere sul palcoscenico dell’Ariston la parentesi Dua Lipa, che ad alcuni di noi della “vecchia scuola” aiuta ulteriormente a segnare la distanza rispetto ai tempi in cui le ospitate erano fatte di Kiss, Van Halen o Queen (per citarne solo alcuni).

Finalmente la gara può riprendere, e nel migliore dei modi, grazie al rap di qualità - ma “complicato” per i più - di Rancore (“Eden”), seguito dal tenero omaggio di Giordana Angi (“Come mia madre”), da Francesco Gabbani e il suo nuovo tormentone (“Viceversa”, dichiaratamente il preferito dalla platea), dalla acclamata bravura artistica di Raphael Gualazzi (“Carioca”), quindi dal divertissement dei Pinguini Tattici Nucleari (“Ringo Starr”), l’energia di Anastasio (“Rosso di rabbia”).

Secondo momento valletta con l’ombrellina Francesca Sofia Novello (arricchito da una “inaspettata” pantomima sulla “legge dei passi indietro”), che si appresta a presentare una Elodie (“Andromeda”) in tenuta amazzone. Da qui, seconda incursione fugace di Tiziano Ferro, seguita dal Premio della critica “Mia Martini” per gli Eugenio in Via di Gioia, per poi cedere nuovamente il microfono agli artisti in gara, anche se si tratta solo di Riki (“Lo sappiamo entrambi”), prima che il flusso si interrompa grazie ad un nuovo blitz di Fiorello (è il caso di dire, “giusto il tempo di andare in bagno”), seguito da un Tony Renis (che pare più il Rupert Sciamenna, alias Franco Mari, lanciato da Maccio Capatonda nei suoi famosi video/trailer) abbastanza in spolvero per dirigere (si fa per dire) la celeberrima “Quando, quando, quando”.

Commovente, a suo modo, l’omaggio a Vincenzo Mollica (in virtù di quest’ultimo Sanremo in veste di inviato Rai), corredato dai video-saluti di Stefania Sandrelli, Vasco Rossi e Roberto Benigni. A lui, inoltre, viene passata “la palla” per presentare l’ospite Ghali, che onora il Teatro Ariston con un’entrata/ruzzolata e un’esibizione sicuramente d’effetto. Può riprendere, a questo punto, la gara con Diodato (“Fai rumore”, primo posto in classifica a fine serata), Irene Grandi (“Finalmente io”), un Achille Lauro (“Me ne frego”) simil Renato Zero, più che Luisa Casati, e il ragazzaccio Piero Pelù (“Gigante”), almeno fino all’ennesimo stop segnato, stavolta da Gianna Nannini e Coez.

A Tosca (“Ho amato tutto”) il compito arduo di fronteggiare l’ora tarda delle 01.07, insieme a Michele Zarrillo ("Nell'estasi o nel fango"), Junior Cally ("No grazie"), Le Vibrazioni (in lizza per la vittoria finale con "Dov'è"), Alberto Urso ("Il sole ad est"), Levante ("Tikibombom"), almeno fino al colpo di scena che vede Bugo lasciare da solo Morgan sul palco dopo i primi versi di "Sincero". Una mezza sveglia per il pubblico rimasto interedetto, abbastanza da tornare vigile e riuscire a fronteggiare le ultime esibizioni di Rita Pavone ("Niente - Resilienza 74"), Enrico Nigiotti ("Baciami adesso"), Elettra Lamborghini ("Musica - e il resto scompare") e il buon Marco Masini ("Il confronto"). Chiude la serata Francesca Sofia Novello, con poche note al pianoforte, e il mistero rimasto insoluto (a meno di prossimi aggiornamenti) sull'affaire Bugo/Morgan, rimasti pertanto esclusi dalla competizione.

E' doveroso ammettere, in queste ultime battute, che in qualche modo questa 70° Edizione del Festival della Canzone Italiana è stata un'autentica prova di resistenza sotto molti aspetti. Ma ce l'abbiamo fatta: siamo approdati alla finale!

Jacopo Ventura

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