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Alla ricerca della felicità: il docu-show di Cattelan per rispondere a "Una semplice domanda"

“Come si fa a essere felici?” È questa la domanda che Nina pone al padre, Alessandro Cattelan, smuovendo in lui l’esigenza di indagare l’esperienza umana per provare a darle una risposta e a interrogarsi circa i sentimenti, le abitudini e le variazioni costruite sul tema della felicità, parola spesso abusata, sovrastimata, che tutto con affanno ricerchiamo, rincorriamo: forse l’aspirazione più comune nella vita è proprio essere felici. "Una semplce domanda", appunto, è il format audiovisivo dell’ex conduttore di XFactor composto da sei puntate, dalla durata media di 20 minuti, girate l’estate del 2021 e uscite il 18 marzo 2022 su Netflix e successivamente distribuite in tantissimi paesi esteri.

Il suo è un viaggio che percorre tanti luoghi e che avrà come compagni di strada anche alcuni personaggi famosi: i calciatori Roberto Baggio e Gianluca Vialli, il regista Paolo Sorrentino, gli attori Francesco Mandelli e Geppi Cucciari, il cantante Elio, l’imprenditore e scrittore egiziano Mo Gawdat, il dirigente aziendale Roberto Giovalli, la storica e grecista Eva Cantarella, le due star del porno Danika e Steve Mori. Lo spettatore, seguendo Cattelan in questo percorso, si imbatte in un’avventura all’insegna del confronto diretto, un confronto senza filtri né peli sulla lingua, profondamente umano, in cui ciascuno degli intervistati getta la maschera della celebrità imbellettata, per affidarsi alle ragioni dell’io e mettere a nudo il nucleo delle proprie esperienze di vita.

Il conduttore, affidandosi alla sua nota verve ironica, si interfaccia, puntata dopo puntata, con storie personali dalle diverse sfumature. Entra in pieno contatto con volti, voci e personaggi che non hanno paura di sbilanciarsi nel rivelare i loro pensieri più reconditi. Tutti, indistintamente, scrutando nell’intimo del proprio universo emozionale, provano a dare risposte, consigli e suggerimenti a chi non smette di chiedersi quale sia il segreto della felicità. Perché rincorrerla è un desiderio naturale, istintuale, impossibile da silenziare. Come si fa a raggiungere qualcosa di apparentemente immateriale? Forse, la soluzione migliore è ricercare negli atti quotidiani dell’esistenza, nei singoli gesti e azioni che determinano il corso della vita. Una vita che, tra successi e insuccessi, a volte pone sul nostro cammino sfide crudeli, apparentemente insormontabili.

Un esempio è la forza di Gianluca Vialli, alle prese con un cancro, la bestia nera che inevitabilmente ha mutato il suo approccio con la quotidianità, soprattutto nel misurare la propria felicità anche in relazione al rapporto con le sue figlie. Cattelan, con premura e accortezza, di fronte all’esposizione di un’anima che guarda in faccia alla propria malattia, si chiede: «C’è dolore nella felicità?». Su un esteso campo da golf – metafora della vita in cui ci sono sempre un giocatore e un avversario – Vialli non ha paura di esporre la sua versione dei fatti. Parla per il suo interlocutore, per le sue bambine a casa e il suo messaggio sorvola ampiamente i limiti dello schermo, giungendo dritto al cuore di noi spettatori, voraci di risposte che tirano in ballo il nostro incerto stare al mondo. Nella prospettiva di chi sa di non aver più tanto tempo da sprecare, la felicità sta nell’avere uno scopo di vita e nel provare, nonostante i colpi bassi e inaspettati, a realizzarlo. Ma è anche accettare di essere creature vulnerabili che sfogano l’amarezza e il dolore con l’unica medicina sensata: il pianto. Bisogna quindi lasciarsi attraversare dalla sofferenza, assorbire tutte le emozioni negative, con la consapevolezza che, in un modo o nell’altro, si dissolveranno come neve al sole.

Tra i tanti modi di inseguire la felicità c’è l’amore, vissuto come un legame duraturo e “ufficializzato” o come un qualcosa di momentaneo e disimpegnato. «Per alcuni l’amore è per sempre, per altri esiste solo negli istanti in cui lo si prova. Eppure, più che un amore sbagliato, a farci paura spesso è la solitudine». Effettivamente, uno degli elementi che più caratterizza i momenti della vita è proprio l’inadeguatezza, il sentirsi soli, un sentimento che si tenta di soppiantare in vari modi: l’utilizzo dei social network è uno di questi. L’amore è per sempre? La società contemporanea vive nella precarietà, non solo economica; vi è una sorta di fragilità collettiva, di paura, una convenienza a vivere l’istante senza porsi il problema del futuro, senza un progetto. Questo ha dei lati positivi perché concede serenità, a volte anche frivolezza, ma cela una grave assenza di responsabilità. Per molti la felicità si raggiunge con il pieno soddisfacimento nella sfera sessuale. Per altri invece la fede, la spiritualità in senso più complesso, può avere un ruolo fondamentale nell’equilibrio interiore dell’anima che ci porta a confrontarci in modo sereno anche con le persone e con l’esterno. La voce della psicologia spesso può venire in aiuto; Cattelan se ne serve, ogni puntata, per tentare di spiegare e decifrare gli argomenti del discorso.

La serie nel complesso scorre gradevolmente. Il gioco che si instaura nei vari contesti alleggerisce il concetto di intervista formale, ma al contempo conferisce alla convivialità un tono serioso, che comunque sottolinea e rispetta le tematiche affrontate, importanti e soprattutto di interesse collettivo.

Forse la sintesi può essere questa: se non si è mai tristi, come si fa a capire veramente quanto è bello essere felici? Non bisogna mai arrestare la corsa. È questo l’unico imperativo categorico per cui vale la pena combattere, per assaporare la sensazione di essere al posto giusto, nel momento giusto. Conta provare a realizzare i propri sogni e aspirazioni, senza sprecare le occasioni che, di volta in volta, ci vengono presentate. È fondamentale guardare al male come a una preziosa opportunità per arrivare al bene. Ecco la risposta a una semplice domanda.

Marika Iannetta, Francesco Saverio Mongelli  09/06/22