Il Roma Fiction Fest è iniziato, dodici i telefilm in concorso provenienti da altrettanti dodici Paesi, coprendo così quasi tutto il globo. Dalla nordica Isanda, all’esotico Brasile, fino alla remota Australia. Ed è proprio dalla terra dei canguri che arriva “Glitch”.
Con una prima stagione di sei episodi da 45 minuti, la serie tv è stata trasmessa dal canale ABC1 Australian quest’estate ed è stata rinnovata per una seconda stagione.
Creata da Tony Ayres, e prodotta dalla Matchbox Pictures per Australian Broadcasting Company, “Glitch” parla di morti che tornano in vita perfettamente sani, allontanandosi così fin da subito dalla zombie-mania di quest’ultimo periodo.
Ambientato nella cittadina fittizia di Yoorana, la puntata pilota si apre con la chiamata notturna al poliziotto James Hayes per dei movimenti sospetti al cimitero.
Ciò a cui ci si trova di fronte, poi, sono sei persone, tre donne e tre uomini, nudi e ricoperti di fango, impauriti che vagano confusi tra le tombe. Una condizione bizzarra che il poliziotto James e la dottoressa Elisha, mantenendo il segreto, inizieranno a studiare: cosa lega queste sei persone? Perché sono tornate in vita?
Molti i colpi di scena che scandiscono la puntata e che aprono così la strada a risvolti interessanti, da sviluppare nei sei episodi successivi.
Ma ciò che più colpisce è la caratterizzazione dei personaggi. Sebbene si ritrovino senza ricordi e senza identità, con flashback scatenati da vari oggetti e situazioni a ricostruire la loro storia, ci si ritrova davanti a sei personaggi da subito molto diversi tra loro.
Curioso poi l’inserimento di un personaggio italiano Carlo (James Monarski), proveniente dalla Sicilia e arrivato in Australia durante la Seconda Guerra Mondiale.
Recitando in italiano, i flashback di Carlo sembrano portare la sua storia in una direzione, finendo poi diametralmente dalla parte opposta.
La storia dell’australiano che recita in italiano però dura poco. Sarà infatti il primo morto-resuscitato a morire, ma come per gli altri colpi di scena anche questo scatenerà molte domande nello spettatore, caratteristica fondamentale per la riuscita di un buon pilot.
Nota a margine, i simpatici siparietti che si vengono a creare mettendo in squadra un adolescente australiano che discende dagli aborigeni e un irlandese morto nell’Ottocento e ritornato in vita.
Caratterizzato da un leggero velo drammatico, “Glitch” presenta tutti i requisiti per poter essere un buon investimento per la televisione italiana.
Angela Parolin 14/11/2015