Questo sito utilizza cookie per migliorare la tua esperienza di navigazione e rispetta la tua privacy in ottemperanza al Regolamento UE 2016/679 (GDPR)

×

Attenzione

JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 617

Print this page

La tv educata. Addio a Luciano Rispoli

Esisteva una volta una televisione che considerava l’educazione e il buon gusto qualcosa che non andava tutelato dalle fasce protette, qualcosa che non sfuggiva agli ombrelli dell’auditel e che era in grado di mettere d’accordo, magari sulle stesse poltrone, l’uditorio più variegato.
Un esempio era la tv del pomeriggio di Luciano Rispoli, volto storico (e rassicurante) della Rai, venuto a mancare la sera del 26 ottobre a Roma, dopo una lunga malattia. Il presentatore, aveva 84 anni, compiuti lo scorso 12 luglio: ad annunciarne la scomparsa, il giornalista e scrittore Mariano Sabatini, che per lungo tempo è stato suo collaboratore.
Nato a Reggio Calabria nel 1932, da giovane si trasferisce a Roma dove entra in RAI nel 1954, in seguito a un concorso per radiocronisti. Inizia così una carriera che lo condurrà a divenire uno dei volti più popolari della televisione italiana, ricoprendo negli anni in Rai anche ruoli dirigenziali: direttore di Rai Educational per dieci anni e assistente del vicedirettore generale Emmanuele Milano.
Nel 1975, quando si respirava già odore di “austerity”, per rendere più piacevoli i lunghi pomeriggi domenicali, Rispoli ideò L’ospite delle due, a cui partecipò, tra gli altri, Ingrid Bergman. Michele Sorice, storico della televisione, lo definì addirittura il primo talk show della TV italiana, antecedente a Bontà loro di Maurizio Costanzo.


Per la radio prende parte alle Radiosquadre: conduce il Buttafuori e partecipa alla creazione della trasmissione cult Bandiera gialla – di cui inventa il titolo –, di Chiamate Roma 3131 ma anche della famosa Corrida di Corrado. In qualità di responsabile del settore varietà, è lui a far esordire Maurizio Costanzo, per i testi di Canzoni e nuvole di Nunzio Filogamo; Raffaella Carrà (“Raffaella col microfono a tracolla”); Paolo Villaggio, a cui affida il suo primo programma dal titolo “Il sabato del Villaggio”; e Paolo Limiti.


Lo “zio Luciano”, come lo chiamava Rita Forte e come lo ricorda oggi il grande pubblico, era stato l’ideatore di due dei più noti programmi della storia della tv: Parola mia, quiz sulla lingua italiana, e Tappeto volante, il salotto televisivo di TMC. Garbato e “cerimonioso”, la sua voce un po’ nasale e l’aria distinta hanno ispirato un’intera generazione di giovani imitatori, da Neri Marcorè a Fabio Fazio, Pierluigi Oddi, Mario Zamma e Max Tortora.
Una conduzione d’altri tempi, fatta per il piacere di ascoltare e di mettere in perfetto equilibrio pubblico e ospiti; diceva di sé: "E' vero che a volte sono un po' cerimonioso. Ho fatto esercizi per parlare in modo più asciutto, meno iperbolico, ma non sono riuscito a cambiare una virgola, sono così. L'urlo, lo scandalo e la volgarità non hanno mai abitato nella mia televisione, per questione di rispetto".


Un’eredità che la televisione oggi forse stenta ad assorbire se non a scapito della qualità e degli ascolti. Resta comunque, quella di Luciano Rispoli, un’importante lezione di “mestiere”, una finestra su un passato recente che non tarderà a riaprirsi per coloro i quali cercano ancora nella televisione – e nel servizio pubblico, in particolare – quella funzione popolare sì, ma non demagogica, quell’attenzione al pubblico (tutto!) prima ancora che agli investitori.

 

Federica Nastasia
27/10/2016