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“Pianoforte vendesi” al Teatro Cometa Off

Una coltre di nebbia invade il palco assopito in penombra e si disperde oltre la scena, luogo misterioso e magico abitato da pochi elementi essenziali che, trascinati dal connubio prodigioso di luce e musica, si trasformano incredibilmente in varchi fiabeschi di un’atmosfera incantata.
Partito dalle pagine del romanzo di Andrea Vitali che trae ispirazione dal suo paese nativo, “Pianoforte vendesi” prosegue su un palco crocevia di strade e binari che, come l’alternarsi di bene, male, sogno, realtà, bianco e nero tra i tasti del modellino di un pianoforte, si adagiano sulle sponde lecchesi del lago di Como e sbandierano un vecchio cartello con il nome di una città: Bellano è sprofondata in una notte inquieta e stregata, innaffiata dalla pioggia e dall’alcol di chi scappa dalle 000pianostrade desolate, alla vigilia dell’Epifania, dove approda fatalmente un ladruncolo di provincia. Chiamato “il pianista” per le sue dita lunghe e affusolate, il protagonista di questo strano racconto è giunto in paese la notte dei Re Magi, con l’intenzione di derubare per l’occasione qualche povero malcapitato. Sedotto da un portone su cui aleggia l’annuncio "Pianoforte vendesi", il malvivente si troverà ad ascoltare le antiche storie di una misteriosa vecchina, decisa a vendergli il suo amato pianoforte, insegnandogli il prodigio di quel dolce suono.
Accordato dalla regia visionaria di Raffaele Latagliata, il potere evocativo del testo si affida a una polifonia di voci e personaggi affabulanti (oltre al narratore, al “pianista” e all’anziana signora, troviamo il maresciallo meridionale, il brigadiere balbettante, l’oste arcigno, il calzolaio ubriaco, la moglie bigotta) riuniti insieme nella composizione schizofrenica di Adriano Evangelisti, talento istrionico e versatile che possiede (ed è posseduto da) tutti i personaggi (archetipi) di un racconto onirico, umoristico e delicato, che sa bisbigliare con discrezione al nostro lato più puerile e candido.
La colonna sonora, a cura di Patrizio Maria D’Artista, percuote le corde più intense di una pièce che regala atmosfere fragili e trasognate, pervase da alterazioni “in bemolle” e slanci infeltriti in sordina, per una composizione proporzionata e armonica che muove suggestioni antiche, suonate da un vivace e contemporaneo immaginario narrativo.

Giulia Sanzone 09/11/2016