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Van Gogh all'Eliseo di Roma: preziose corrispondenze artistiche

Saint-Paul-de-Manson, estate 1889. Il sipario si alza. Vincent Van Gogh (Alessandro Preziosi) vestito con la divisa bianca del manicomio, accovacciato a terra, rotola in direzione del pubblico. La scena si delinea come un luogo mentale in cui lo spettatore è la meta ultima di un violento viaggio interiore i cui nocchieri sono il compassionevole fratello Theo (Massimo Nicolini), gli infermieri aguzzini (Alessio Genchi, Vincenzo Zampa), il dottore cinico sull'orlo dell'isteria (Roberto Manzi), il socratico direttore della casa di cura (Francesco Biscione).
Sogno allucinato, delirio furioso, ipnosi disperata: queste le forme indirette di dialogo e confessione scelte per sciogliere il nodo Van Gogh che, come in una seduta psicanalitica, volente o nolente, si racconta. Eliseo Van Gogh foto1 PreziosiIn scena è l'uomo che, nell'isolamento forzato dal mondo, lotta con i suoi demoni e, nell'allontanamento terapeutico dagli strumenti del mestiere, comprende la sua natura: dipingere o perire. In scena è "Van Gogh. L'odore assordante del bianco" di Stefano Massini. Della sfera dell'irrazionale e dell'onirico, di quel delicato confine tra realtà e finzione, l'autore Stefano Massini è curioso conoscitore, come testimonia "L'interpretatore dei sogni" (Mondadori 2017), in scena al Piccolo di Milano per la regia di Federico Tiezzi. L'apparente e spartana semplicità della forma, linguistica e scenica, fa appello alle capacità intellettive, sensitive ed emotive del pubblico promettendo un coinvolgimento globale. Il testo, vincitore del Premio Tondelli Riccione Teatro 2005, messo in scena (regia di Alessandro Maggi) per la prima volta al Napoli Teatro Festival nel giugno 2017, a seguire al Festival di Spoleto dello stesso anno, è attualmente in tournée nei principali centri italiani: dopo una sosta al Teatro della Pergola di Firenze e prima della tappa bolognese al Teatro Duse, dal 13 febbraio al 4 marzo è al Teatro Eliseo di Roma.
Eliseo Van Gogh foto4 tela Campi di grano con corvi"Il colore deve fare tutto", scriveva Vincent all'amato fratello Theo. Dopo la prima fase olandese in brunaille, l'esperienza parigina e il trasferimento nel Midi segnano un netto schiarirsi della tavolozza. Insieme ai labirinti cromatici e spiraliformi impressi indistintamente a volti umani, cieli stellati, campi di grano, l'accostamento ardito e stridente di cromie complementari come lilla chiaro e giallo cromo, fino ad allora altrimenti impensabile osservava Federico Zeri, diventa marchio di fabbrica distintivo ed inequivocabile. Accostare Van Gogh al bianco risulta, dunque, se non eresia, operazione estremamente azzardata. A Saint-Paul "il colore è una bestemmia", grida con rabbia Vincent. "Proibito dipingere, proibito vivere", confessa al fratello Theo. La camera obliqua, dilatata, con un piano più incrinato che inclinato, è la stanza del Palazzo della Memoria e dell'Inconscio di Vincent. Bianca come una tabula rasa, ostinatamente bianca come l'arredamento di Saint-Paul. L'accentuazione delle linee diagonali della scatola scenica ricorda la costruzione prospettica distorta della "Stanza di Van Gogh ad Arles", dipinta in quello stesso anno 1889, oggi al Museo d'Orsay. Nella scenografia a cura di Marta Crisolini Malatesta, però, è un'altra la tela presa a ispirazione esplicita: "Campo di grano con volo di corvi" (1890), oggi ad Amsterdam, qui restituita in una gigantografia versione bassorilievo - rigorosamente bianca ça va sans dire - dove ogni pennellata appare scolpita. Quel campo di grano che ha, secondo la visionaria descrizione di Antonin Artaud nel "Suicidé de la société", la "terra come panno sporco di sangue" e il "cielo violaceo come i margini di una folgore", è l'ultima creazione del "pennello ubriaco" di Van Gogh. Sarebbe morto qualche settimana più tardi. Eliseo Van Gogh foto3 Preziosi Nicolini
La sinestesia, dichiarata nel titolo, assurge a metodo compositivo e risponde alla poetica dell'opera d'arte totale. Coerentemente, l'aspetto sonoro (Giacomo Vezzani) assume lo statuto di personaggio: silenzio quando Vincent dialoga con il fratello o con il personale medico; pulsazioni, ritmi, boati in crescendo e accelerando corrispondono ad un'estensione della psiche e delle membra tese e irrequiete del pittore; il preludio del "Lohengrin" di Wagner è sinonimo dell'apparente risoluzione di turbamenti e incertezze.
Il vero perno della legittimità scenica e della solidità drammaturgica va ricercato nella recitazione vigorosa di Alessandro Preziosi, capace di impersonare e restituire uno stato mentale alterato, ora dal manifestarsi della malattia ora dal guizzo di genialità. La cura per il dettaglio nella riproposizione di tic nervosi e movimenti bruschi soddisfa i requisiti dell'identikit del perfetto alienato, per un risultato non dissimile dal David Tennant nei panni di Barty Crouch Jr. nel quarto capitolo di "Harry Potter". La poderosa e roboante presenza di Preziosi, poi, lo avvicina al pantheon epico, novello Laocoonte del palcoscenico dalla visibile e palpabile tensione energetica. L'attore nel corso della sua carriera ha offerto innumerevoli prove delle sue potenzialità, tali da renderlo baricentro dell'azione scenica, più adatto ad una performance live che all'angusta telecamera. Una voce disciplinata dall'esercizio della scena, profonda, graffiante, musicale, calda, lo ha portato fino all'altare della canzone italiana, cimentandosi in un recitativo melodico in duo con Ornella Vanoni nel 68esimo Festival di Sanremo. Nel cinema, a cominciare dal Conte Fabrizio in "Elisa di Rivombrosa", la bestia di scena che è in lui appare sacrificata, mentre esplode in un tripudio di studiatissimi e intensi movimenti, parole, gesti, sguardi a teatro. Soprattutto se il ruolo rasenta l'iperbole espressiva e il virtuosismo tecnico, come era stato per il Don Giovanni interpretato al Quirino (2015-16) e per il Mercuzio all'Eliseo (2016-17): vette umane e artistiche confermate in questa produzione, dove al monopolio materiale del bianco si sovrappone il caleidoscopio dei colori dell'anima indagati, sofferti, rivissuti, agognati.

Alessandra Pratesi 15/02/2018

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