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Una curiosa rilettura dell''Edipo Re al Teatro Vascello di Roma

A distanza di quattro anni tornano sui palchi romani i Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa, compagnia teatrale torinese attiva dal 1984, con una rilettura dell'Edipo Re di Sofocle (è stata in scena al Teatro Vascello dal 5 al 10 maggio) presentata per la prima volta a Torino, nel 2012, e candidata, nello stesso anno, al Premio Ubu per la migliore scenografia.
Il regista e attore (qui veste i panni del protagonista) Marco Isidori porta in scena una rivisitazione interessante, ben riuscita sotto diversi aspetti e ampiamente ben recitata: spogliando il testo da ogni riferimento mitologico, Isidori dà ampio spazio alla dimensione corale, ponendo l’accento sul suono delle parole e sul loro valore poetico.
Ed è sulla capacità drammatica e interpretativa dell’attore che si struttura la potenza dell'impianto narrativo, soprassedendo a delle scelte che possono lasciare perplessi, come, ad esempio, quella dei costumi. Edipo compare sempre in scena con una giacca alla quale sono attaccate almeno un centinaio di mollette. Una trovata curiosa che a tratti rischia di distrarre lo spettatore dallo svoglimento della vicenda. Ma Marco Isidori è così bravo che riesce a trasformare il potenziale straniamento in sfumature di colore. Lo stesso discorso vale per il resto dei personaggi (tranne Giocasta), tutti agghindati con lunghe parrucche di capelli grigi, in giacca e cravatta e con vestiti ricoperti di macchie (che dovrebbero rievocare i bubboni della peste): i loro costumi possono apparire bizzarri e particolari, ma la loro bravura è innegabile. L'intera vicenda si svolge sopra una specie di piramide, con botole e passaggi segreti: una scenografia molto elaborata, che consente alla vicenda uno svolgimento dinamico e vivace. Lo stesso ritmo che Isidori tenta di imprimere con la sua rilettura del testo, riuscendone con uno spettacolo complesso ma godibile, soprattutto per quella parte di pubblico che ama la sperimentazione a teatro e che si aspetta compagnie come queste, sorprendenti e pronte a “sporcarsi le mani” a ogni nuovo lavoro.


(Daniele Zennaro)

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