La luce di taglio bianca e sulla scena compare Gertrude Bell, la donna che unificò tre province dell'Impero Ottomano per fondare l'Iraq. Dietro di lei il dettato di un messaggio morse, è il governo inglese: deve restare chiusa nel Palazzo reale. Non importa quanti morti ci siano là fuori, né come l'esercito coloniale stia sedando la rivolta. Il potere, da un certo momento in poi, passa ai militari.
La luce di taglio azzurra e sulla scena c'è “Mamma orsa”, nome in codice della marine americana che ottant'anni dopo è davanti allo stesso Palazzo reale, stavolta fuori e sotto le bombe.
“La regina senza corona”, in scena al teatro Belli fino a domenica, si regge molto sulla recitazione di Francesca Bianco, che si sdoppia nei due personaggi, secondo la regia di Emilio Lerici. In 50 minuti scarsi la storia, scritta da Massimo Vincenzi, racconta l'epopea di due donne, a loro modo “ribelli” rispetto alle convenzioni, con due epiloghi infelici.
Gertrude, che voleva costruire insieme agli arabi uno stato democratico e pacificato, dovrà sottostare al volere del Regno unito, pronto ad agire con la forza.
“Mamma orsa”, che sognava solo di tornare a casa da suo figlio, a un certo punto non risponderà più alla voce straziante del suo commilitone che via radio le ordina di segnalare la sua posizione.
“Cosa abbiamo sbagliato? Tutto questo dolore serve a qualcosa? Potremo mai rimediare?” è l'eco che si fanno le due donne, da due epoche diverse, incontrandosi per un istante prima di dissolversi nella polvere che lasciano tutte le guerre.
(Rosamaria Aquino)