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Crescenza Guarnieri è Anne Sexton in “Tutti i miei cari” sul palco del Teatro Argot Studio fino al 28 gennaio

Fino al 28 gennaio il Teatro Argot Studio a Trastevere fa da cornice a “Tutti i miei cari”, monologo scritto da Francesca Zanni con protagonista una straordinaria Crescenza Guarnieri nei panni della poetessa premio Pulitzer Anne Sexton.

“Certe donne sposano case: è un altro tipo di pelle ha un cuore, una bocca, un fegato e movimenti intestinali”. Queste sono le parole con cui Anne Sexton, una delle voci più importanti della poesia confessionale americana insieme a Sylvia Plath, descrive l’angoscia causata dal non riuscire a calarsi nel ruolo di perfetta casalinga che le era naturalmente imposto dalle convenzioni sociali dei sobborghi americani degli anni ’50; lì dove le famiglie borghesi vivono in villette dagli steccati bianchi e donne con il sorriso di plastica preparano drink decorati con una fetta di ananas ed una ciliegia al maraschino da servire ai loro mariti di ritorno dal lavoro.
Il testo seducente e di graffiante ironia scritto da Francesca Zanni trasporta lo spettatore in un mondo apparentemente lontano, che ricorda quello descritto in Desperate Housewives, ma al tempo stesso lo coinvolge in una riflessione catartica che lo colpirà da vicino. Soprattutto per il pubblico femminile sarà difficile non ritrovare nella poetessa americana un riflesso di sé: ogni giorno infatti anche inconsapevolmente ogni donna intraprende una battaglia contro l’ansia provocata da quei cliché ancora profondamente radicati nella società che ci vogliono sempre perfette, in grado di essere figlie e mogli devote ma amanti passionali, madri premurose e professioniste in carriera.
Dietro l’aspetto di un monologo sulla liberazione dalle convenzioni ed un’esortazione a trovare il posto nel mondo che più combacia con il proprio spirito in Tutti i miei cari si nasconde un meraviglioso discorso sul teatro che permette a chi ne è protagonista di dimenticare ogni angoscia legata al mondo reale, di astrarsi totalmente e di vivere ogni volta una vita diversa: emerge quindi la funzione palliativa del teatro vissuto come luogo di ristoro per l’anima e come rifugio dell’artista.
I costumi disegnati da Grazia E. Materia e le scenografie in cui dominano il rosso ed il bianco, festosa rappresentazione di una tavola imbandita o di un lugubre cimitero, disegnate da Francesco Zecca che è anche regista dello spettacolo, contribuiscono a catapultare lo spettatore nel mondo evocato da Crescenza Guarnieri, che per poco più di un’ora vive e fa rivivere Anne Sexton dando prova di una brillante capacità attoriale.

Mirta Barisi

25/01/2018

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