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Tutt'altro che “Heroes” i musicisti del Club 27

EMPOLI - “Qualsiasi pazzo con delle mani veloci può prendere una tigre per le palle, ma ci vuole un eroe per continuare a strizzarle” (Stephen King).
Gli eroi sono quello che non siamo riusciti ad essere noi comuni mortali, sopra le righe, irriverenti al potere, al destino, non si sono piegati, non hanno chinato la testa, non hanno cercato compromessi, non si sono scusati, non hanno fatto un passo indietro. L'eroe è chi ci ha messo la faccia, quello che non ha pensato alle conseguenze, quello che non ha avuto paura di mettere la propria vita a repentaglio per un'idea, per un principio.
Quello che la gente ama più dell’eroe è vederlo cadere(film Spiderman).
Proprio per questo gli “Heroes” che Ippolito Chiarello porta in scena con calore e decisione, qui in forma di primissimo studio e work in progress, con la faccia bianca metà cerone attoriale e metà incarnato da defunto, tradiscono fin dal principio, nella sintassi e nella parola, i personaggi ai quali l'epiteto etichettante positivo è affibbiato. Nessuno dei personaggi ritratti dalla penna di Francesco Niccolini (qui messi in scena otto sui dieci, mancano all'appello Andy Warhol e Mia Zapata) era un eroe, voleva essere un eroe, o era visto come tale.Ippolito1
Per fortuna gli eroi muoiono di morte violenta(Gesualdo Bufalino).
L'eroe è puro, integerrimo, pulito, sopra ogni sospetto, limpido, senza macchia. Robert Leroy Johnson, Brian Jones, Jimi Hendrix, Janis Joplin, Jim Morrison, Jeff Buckley, Kurt Cobain o Amy Winehouse (quasi tutti appartenenti al Club 27, ovvero “suicidatisi” alla soglia dei trent'anni) erano corrosi dal veleno di vivere, mangiati dal verme della depressione, distrutti giorno dopo giorno dalla loro voglia di annientarsi, sparire. Erano miti, per gli altri, per i fan accaniti, ma mai eroi.
Non ci sono mai stati dei grand’uomini vivi. È la posterità che li crea(Gustave Flaubert).
Ippolito Chiarello (in residenza al Giallo Minimal Teatro di Empoli dopo aver partecipato a “Verso Terra” di Mario Perrotta e che si appresta a volare a Vancouver per portare in Canada il suo “Barbonaggio Teatrale”) è un Lucifero (che nel finale si trasforma inspiegabilmente in un Dexter che brandisce una sega elettrica) deejay dietro il suo microfono, che ci ricorda “Jack Folla” o “I cento passi” e “Radio Freccia”, la bocca rossa carnosa ne “I guerrieri della notte” o “Radio days”, ci presenta la carrellata di artisti, musicisti più che maledetti, fragili.
Chi c’è di più solo di un eroe?(Boris Vian).
Proprio per questo non ci è chiaro l'appiglio ai “supereroi”, che hanno poteri oltre il consueto e la natura umana e lo mettono a disposizione del Bene e a favore della comunità, mai li usano in termini egoistici, né l'escamotage registico della sedia sul palco, tirando dentro dalla platea uno spettatore al quale viene chiesta la vita per poter diventare un “semidio”; il fatto che ognuno di noi possa, nella sua piccola esistenza, essere o diventare un eroe è un altro grosso filone da approfondire oppure accantonare visto che porterebbe in tutt'altra direzione il lavoro. Niente di più lontano dai personaggi dilaniati dal mostro interiore dell'incomprensione, dalla tenia dell'infelicità, dal baco strisciante della non accettazione. L'eroe non cerca la morte, tanto meno il supereroe, che per definizione non può morire.
Sventurato quel popolo che ha bisogno di eroi(Bertold Brecht, “Vita di Galileo”).
ippolitoQuesti erano soltanto uomini e donne bisognosi d'affetto, con un talento innegabile, che hanno messo in musica il loro travaglio. Il nostro Caronte ci porta nelle pieghe delle patologie, psichiche più che fisiche, di questi corpi malati che cercavano disperatamente il silenzio e l'oblio, la negazione di sé e che, invece, erano stati catapultati nell'occhio di bue della popolarità, nella luce della responsabilità.
Non v'è eroe vivo che valga un eroe morto(Oriana Fallaci).
Il peso che li schiaccia e li trita è enorme: se prima non si sentivano accettati, non erano stati amati, adesso sentono che l’affetto smisurato che proviene dall'esterno è fuori controllo, è basato soltanto sulla copertina, sulla superficialità, sulla morbosità, sulla curiosità.
Gli eroi son tutti giovani e belli(Francesco Guccini, “La Locomotiva”).
Che poi tutti alla fine si aspettano la canzone-citazione di David Bowie, omonima del titolo della pièce, che invece viene estromessa dalla sentita e lancinante ed emozionante playlist, e viene sostituita, incomprensibilmente, nell'ouverture come nella chiusa, da “Space Oddity”, sempre del Duca Bianco: “Sebbene nulla, nulla ci terrà uniti, possiamo batterli, ancora e per sempre. Oh possiamo essere Eroi, anche solo per un giorno(David Bowie, “Heroes”).
Ancora di più, rimaniamo convinti che i veri eroi siano altri: “Sono un eroe, perché lotto tutte le ore. Sono un eroe perché combatto per la pensione. Sono un eroe perché proteggo i miei cari dalle mani dei sicari dei cravattari. Sono un eroe perché sopravvivo al mestiere(Caparezza, “Eroe”).

Tommaso Chimenti 19/10/2016