Ci sono tanti modi per raccontare il mar: c'è chi lo fa scattando una foto, chi scrivendo una canzone e chi decide invece di immergersi nella sperimentazione drammaturgica, come fanno Chiara Guidi e Fabrizio Ottaviucci al Teatro Vascello a Roma.
In scena il 16 e il 17 aprile, "Tifone" è una rielaborazione del celebre racconto di Joseph Conrad, probabilmente uno dei suoi scritti più riusciti. La vicenda del capitano MacWhirr e del suo equipaggio del piroscafo Nan-Shan, alle prese con un uragano nel bel mezzo dell'oceano, viene narrata dal duo legato alla Societas Raffaello Sanzio. La scenografia è quasi del tutto assente, davanti agli occhi degli spettatori ci sono solo un pianoforte, dei microfoni, una bilancia tra queste due cose e la più che totale oscurità. L'illuminazione è spesso ridotta al minimo, e nella parte finale finisce per essere quasi del tutto assente. L'oscurità sul palcoscenico, la narrazione di Chiara Guidi e le musiche inquietanti di Fabrizio Ottaviucci ci trasmettono un clima di perenne angoscia e tensione: lei non si limita a leggere le parole del capitano e dei suoi marinai, ma riproduce anche i rumori della nave in balia della tempesta.
L'oceano è dipinto come una creatura turbolenta, una dimensione che ricorda l'incredibile fragilità dell'uomo al cospetto della maestosità della natura. Ancora una volta, la Raffaello Sanzio ci regala un'ora di incredibile sperimentazione, che rivolta i canoni del teatro classico così come le onde stravolgono il piroscafo (ed il suo equipaggio).
(Daniele Zennaro)