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"Ti amo Maria!" - Al Teatro Stanze Segrete una storia d'amore e malinconia

ROMA - “Solo i ricordi più veri ci trovano, come lettere indirizzate a chi siamo stati”. Con questa frase, inconsapevolmente, lo scrittore Simon Van Booy sembra avere acceso una lampadina nelle suggestioni del romanziere e drammaturgo romano Giuseppe Manfridi, o almeno fornito un prezioso spunto su cui costruire una delle sue commedie di maggior successo: Ti amo Maria!, del 1990. Dopo alcuni riadattamenti nel corso degli anni e una trasposizione cinematografica datata 1997, gli attori e doppiatori Fabrizio Pucci e Marina Guadagno riportano in vita i personaggi di Sandro e Maria, nei particolarissimi e intimi spazi del Teatro Stanze Segrete a Trastevere, dove lo spettacolo rimarrà in scena fino all’8 aprile. Ti amo Maria 2 Far indossare a Ti amo Maria! semplicemente i leggerissimi e sfavillanti abiti della commedia, però, potrebbe risultare fuorviante; ricollegandoci al tema portante dello spettacolo, cioè i ricordi di una relazione passata e il proprio ruolo nel presente di tutti noi, sarà naturale percepire la presenza sotterranea di toni oscuri e dolenti. Ti amo Maria!, dopotutto, è una storia di solitudine e di ferite mai rimarginate, causate dal rimorso e dal tempo, sempre ladro di cose mai dette. In un condominio di una non specificata città, poco prima di rientrare nel suo appartamento, Maria scopre di esser stata seguita dal vecchio compagno Sandro, che l’attende nascosto sul pianerottolo: è proprio in questo spazio, una sorta di zona grigia, di limbo fra interno ed esterno, fra realtà e sogno, che la coppia di un tempo lontano avrà modo, accompagnata dalla sensualità malinconica del jazz, di confrontarsi, più e più volte, tra rabbia e paura, ma non senza il piacere, maldestramente nascosto da Maria con un atteggiamento freddo e annoiato, di ritornare a esser vicini. Sandro si dimostra il personaggio più interessante, o almeno quello psicologicamente più d’impatto: un uomo che rinuncia all’orgoglio ma non alla dignità, cui basta rivedere il suo fantasma dal vivo, anche in questo modo, di sfuggita, sul pianerottolo di un condominio. Proprio per questo, l’interpretazione di Pucci dovrebbe forse lasciare l’impeccabile veste di doppiatore alcuni passi indietro, e farsi graffiare maggiormente dalla sottile drammaticità nevrotica di alcune scene, slacciando qualche bottone in più. In ogni caso, per entrambi gli attori si tratta di una prova notevole e interessante, che convince lo spettatore lasciandolo andar via mentre, a sua volta, torna dai fantasmi del proprio passato.

Alfonso Romeo - 6/04/2018 

(Foto di scena: Sebastiano Vianello)