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"That's Life": Maria Cassi, Firenze, la Vita e inevitabilmente Fabio Picchi

FIRENZE – E' la vita, già. Anche la sua conclusione, anche l'amarezza della perdita, anche lo strazio della scomparsa fanno parte del viaggio, del percorso. “That's Life” canta The Voice in apertura e in chiusura. Ed è proprio così, è il passaggio delle stagioni, è la notte che segue al giorno, è la Natura che non possiamo fermare e di fronte alla quale non possiamo fare niente se non accettare e accogliere, sentirci fortunati per ogni giorno su questo Pianeta, grati per i sorrisi, per le persone vicine, per la felicità che possiamo ritagliarci. E' l'ultimo spettacolo di Maria Cassi nel suo Teatro del Sale che riapre dopo due anni di pandemia e soprattutto dopo la dipartita dello chef e mentore Fabio Picchi che lo aveva concepito, ideato, creato e regalato alla compagna. Palco e cucina un binomio eccezionale che qui ha trovato il suo habitat ed è esploso tra sapori e arte. A prendere il posto del padre, ecco Giulio, che ha seguito le orme in cucina del genitore, solita prestanza fisica e presenza, stesso vocione caldo, colorato, familiare. Tra Giulio e Maria c'è grande sintonia e complicità, empatia, armonia, vicinanza. Infatti si riprende con le vecchie abitudini, con l'applauso a chi ha cucinato Maria-Cassi-e1635164339352.jpgper noi, con un discorso caloroso ed entusiasta, quasi motivazionale, emozionante, per poi lasciare il palcoscenico alla Cassi che, da sola (anche se dialoga spesso con la colonna centrale), spazia sui suoi cavalli di battaglia dei quali non ci annoieremo mai. L'ora e mezza scorre veloce ed è un ringraziamento alla vita, al godimento, al piacere dello stare insieme. E non nomina mai il cuoco Picchi ma nelle sue parole c'è grazia e sentimento, eleganza e leggerezza nel riportarlo tra noi senza lacrime: soltanto sorrisi per celebrare la vita, quella che ci stupisce e sorprende e quella che a volte ci tira dei brutti scherzi. “La vita senza tenerezza e senza amore non è che un macchinario non oliato, pieno di cigolii e di strappi”, sentenziava Victor Hugo. E' questo il lascito di chi non c'è più, è questa la lezione che Maria diffonde dal suo palcoscenico: “La vita deve essere vissuta come un gioco”, argomentava Platone. Picchi era il suo e nostro “Garibaldi”.

La Cassi, con le sue smorfie e gramelot, con le sue facce e boccacce, nella sua mimica istrionica e contagiosa ci porta dentro il suo mondo (un mondo antico di fiorentinità che forse non esiste più) e ci racconta la sua Firenze e le caratteristiche dei fiorentini, ai quali piace “ragionare”, ovvero discorrere e parlare sugli argomenti più disparati senza in effetti dire niente ma soltanto per il gusto appunto di chiacchierare, che scuotono la testa ad ogni piè sospinto in segno di protesta o per evidenziare che qualcosa, se non tutto, non gli vada per il verso giusto, che dicono sempre “Oioi” per lamentarsi di qualsiasi cosa. “Che vita, ah, puoi dirlo, sento sempre image (1) (1).jpgil peso di un ricordo appeso al collo” (Samuele Bersani, “Che vita!”). Ecco il confronto impietoso con l'altra sua città del cuore, Parigi, dove ha casa, città e abitanti pieni di charme e fascino, di classe e incanto contro l'artigianalità della lingua toscana, quell'essere sboccato, ma non volgare, del fiorentino doc.

Fanno capolino anche i suoi vecchi personaggi, i suoi topos, le sue macchiette esilaranti, quelli che l'hanno accompagnata da sempre sul palco e che, anche stavolta, vogliono farsi nuovamente vedere, accennano ad uscire, vogliono anche loro godersi la serata di questo nuovo debutto, di questa riapertura: c'è l'Omino che aspetta l'Autobus e come intercalare usa “Vaia Vaia”, altra locuzione gergale per esprimere dissenso e malcontento, le due Pettegole, la vedova e la zitella, che si becchettano continuamente e dalla finestra giudicano il mondo là sotto la loro strada e se ne stanno a “bracare”, ovvero a spiare e ficcare il naso negli affari altrui, il Tossico che dice sempre “bischero”, la Matta del Quartiere, tragicamente bella che offende con epiteti pesanti le ragazze al loro passaggio, l'Omino con il Cane che si assomigliano. Maria Cassi è un fiume in piena, non scenderebbe più da lì sopra e il pubblico le tributa grande affetto, un amore sconfinato, ovviamente da dividere tra lei e il Picchi, che se n'è andato ma non se n'è andato per davvero.

Vita io ti credo dopo che ho guardato a lungo, adesso io mi siedo, non ci son rivincite, né dubbi né incertezze ora il fondo è limpido, ora ascolto immobile le tue carezze” (Dalla, Morandi “Vita”).

Tommaso Chimenti 19/10/2022

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