Un maiale con le orecchie a diavolo, un pescatore del nulla che con la canna da pesca molleggia un pupazzo di legno legato alla cima e una donna talmente volgare e diretta da sembrar ultra-vera. Non è lo scenario di una barzelletta, ma quello di “Terzo Millennio”, in scena al Teatro Tordinona di Roma dal 12 maggio, per cinque serate.
Quello che molti definirebbero “un ambiente”, ma che è anche un luogo di messe in scena, talvolta rischia di non rendere a pieno la grandezza a cui l'opera ambisce. Qui viene stravolto e ridotto anche per “colpa” dello spettacolo stesso, che con note sommessamente brechtiane annulla la quarta parete e rende i personaggi consapevoli del loro ruolo e della presenza del pubblico, più volte scrutato dal vicino orizzonte del palco.
La scrittura e la regia di Massimo Franceschelli, portata anche in Austria nel 2002, si traduce in una messa in scena in cui l'esercizio vocale è fondante.
In quello che può definirsi un "disfarsi" dello spettacolo, ogni timbro di voce fiorisce la caratterizzazione degli attori e i loro dialoghi, che li faranno sì interagire, ma che li chiuderanno anche progressivamente nell'autoreferenzialità della propria sfera personale, destinandoli all’incomunicabilità più totale.
Rappresentata in scena dai tre cerchi che fanno da sfondo al trio di attori, nessuno ne uscirà, tranne nella piccola parentesi in cui Claudio Di Loreto (il maiale) incoraggia il pescatore (Alessandro Margari), nonché primo personaggio a presentarsi sulla scena, a un uso più enfatico delle parole.
Francesca Guercio, nei panni di una donna emancipata, entrerà nella seconda parte dello spettacolo come elemento scatenante, quasi come il Tartufo del Molière, moltiplicando le gag e istigando a feroci confronti e descrizioni i personaggi.
Il trio che si viene a formare sul palco, attraverso l’ambiguità dell’uomo-maiale, i sogni ingenui e indecisi del pescatore e le provocazioni della donna senza nome non ha mediazioni se non nello sguardo dello spettatore. Si possono leggere in ognuno di loro, e nelle loro prese di posizione dubbi sulla sessualità, ragioni di vita messe in crisi, ma anche l’onnipresenza dell’egocentrismo e della sordità nascosta dietro dichiarazioni di volontà di ascolto: elementi propri dell’uomo nel “Terzo Millennio”.
(Federico Catocci)