di Antonio Sinisi e Gabriele Linari
in scena Gabriele Linari
musiche originali Cristiano Urbani
vignette e locandine Martoz
messa in scena Antonio Sinisi
produzione Natacha von Braun | Teatro LABIT
"Stanno giocando a un gioco. Stanno giocando a non giocare a un un gioco. Se mostro loro che li vedo giocare, infrangerò le regole e mi puniranno. Devo giocare al loro gioco, di non vedere che vedo il gioco". Gabriele Linari è rannicchiato su se stesso, dà le spalle al pubblico, è a petto nudo e cita questa celebre frase da "Nodi" di Ronald Laing. Comincia così "Tetro", in scena al Fringe Festival 2015 nella sezione delle Eccellenze romane.
"Io e me non ci siamo mai incontrati". Il monologo non monologo ideato da Antonio Sinisi e interpretato da Linari si regge tutto sul tema del doppio e dello sdoppiamento. Con una strabiliante modulazione della voce, l'attore si destreggia tra gli sproloqui folli e sinistri di Joker, le solenni risposte di Batman e le grida del commissario Jim Gordon. "Tetro", infatti, è una riscrittura del celebre fumetto "Batman: The Killing Joke" di Alan Moore e Briand Bolland, il cui tono cupo ha ispirato la memorabile interpretazione di Heath Ledger nel ruolo di Joker, al quale a sua volta Linari sembra essersi rifatto per la sua convincente performance.
Qui l'insano pagliaccio fugge dal manicomio di Arkham e si accanisce sulla figlia di Gordon, Barbara – ex Batgirl – a cui scatta foto inquietanti nel tentativo di spingere il padre alla follia. Joker ha una tesi da dimostrare: l'uomo più assennato della terra e il pazzo differiscono in una sola cosa, una giornata storta. Esattamente quella che ha trasformato un comico fallito – lo racconta il fumetto in un lungo flashback – in un clown dalla psiche alterata e bipolare.
Un bipolarismo reso più umanizzato dall'assenza di trucco e sostenuto da un impianto sonoro stridente, che ben si accosta alle farneticazioni in rima e ai frenetici spostamenti di Linari. Spostamenti verbali e fisici, filosofici e testuali, che a tratti finiscono per confondere lo spettatore che non ha presente la struttura del testo di partenza.
Il cromatismo cupo delle tavole di Bolland viene reso qui ancor più oscuro ed è il giusto antro in cui prendono vita le allucinazioni di Joker, rappresentato da una camicia dai colori acidi e dalla risata forzata e snervante. Batman è invece raffigurato solo di spalle, con una voce più cavernosa e con due mani alzate sulla testa a simboleggiarne la forma della maschera. I due antipodi sono i due lati della stessa medaglia. Uno è il rovescio dell'altro, è questo che cerca di dimostrare Joker.
A questi elementi, Sinisi e Linari aggiungono un sostrato filosofico composto dalle riflessioni antipsichiatriche di Lang e dai Pensieri di Giacomo Leopardi, in particolar modo il valore positivo della morte e quello negativo della vita in quanto mera messa in scena: "Però sarebbe impresa degna del nostro secolo quella di rendere la vita finalmente un'azione non simulata ma vera, e di conciliare per la prima volta al mondo la famosa discorsa tra i detti e i fatti".
Gisella Rotiroti 05/07/2015